Mi ero costruito nella testa
la mia serenità mentale.
Un perimetro dentro il quale
si restava attaccati all’essenziale
in una preghiera di lotta permanente.
Nell’abbondanza era stata una stanza
che nessuno voleva.
Un giorno ci ho pensato
la riempio di me stesso,
la faccio celletta per la mia sostanza
del mio stato di grazia o di deficienza.
Un fatto strano o una concomitanza
nello stesso periodo la comunanza;
dodici mesi di cilicio sono assai,
per qualunque carne figuriamoci la mia.
Dovrebbe riappacificare l’anima,
ma dentro di me raffina la rabbia.
Perché nient’altro puoi covare
se la verità la fanno agnello
e la sgozzano per mangiala a Natale.