Io voglio vivere quello che mi rimane da vivere, sentendomi dentro una comunità d’uomini e di donne dove la passione per la politica, l’onestà, la solidarietà e il rispetto, siano valori imprescindibili che abitano nel quotidiano, non solo sfoggiati alle elezioni, ormai resi un rituale clientelare. Potrei dire anche mafioso. Non voglio sprecare nemmeno una briciola del mio tempo, perché tanto ne ho sprecato, visto i risultati. Forse sarà l’età che accresce, ma non sopporto più le bambinate. Ormai l’esperienza mi ha insegnato: ca nu nescia tundu, non po morira quadratu. Ci sono buone possibilità però, di morire mafioso.
Io voglio vivere in un paese, dove il lavoro e i lavoratori non siano merce di scambio. Dove vale lottare più per i diritti delle persone che lamentarsi di un disservizio estivo. Non voglio vivere in un paese dove la fede, sia solo un passatempo domenicale. Ho le prove della degenerazione che stiamo vivendo. E ho le prove che questa ormai latente degenerazione è diventata la regola nascosta per fottersi a vicenda. Ho le prove che i primi saranno sempre primi, e gli ultimi sempre ultimi. La storia politica del mio paese è stata manomessa per anni, e le nuove generazioni ormai, veicolano una storia che non mi appartiene ne appartiene al paese. Cenadi, il paese dei funerali dei matrimoni dei degenerati dei provetti sindaci e consiglieri.