Erano gli uni da una parte
gli altri dall’altra in posizione
distanziamento per protezione
dell’inchiostro nelle carte.
Le pistole nelle fodere
la mano come una tagliola
pronta a sfilare da dietro l’aiuola
il listato della politica del tacere.
Consuetudine antica
del primo che legittima il secondo
in una sincronia di un comando.
Le mosse imprevedibili e repentine
si scrutano a distanza sulle cartine.
Il cavallo si muove strano,
meglio avvicinarsi piano piano.
L’uno aspetta l’altrui mossa,
nella strada il rito della processione
con l’incenso bruciano insieme alle ossa
la Pasqua elettorale e la devozione
come un miracolo a cui non si possa
sperare nelle idee e nella transustanziazione.
Le varie sono pronte e pure i portantini
quando arrivano al punto giusto
s’inchina la statua per il gusto
d’assaporare la solennità del disgusto
in una santità e una morale solo parentale.
Tutto e tradizionale, pure il capolista
chiuso in una busta con il suo nome
si sapranno alla fine dopo le cerimonie
i risultati del copione scritto per la recitazione.
Si avvicina il primo in competizione
gli tengono il velo sulla faccia come a Maria
dal lutto si corre all’euforia
dentro un giochino astuto di commozione.
L’incontro è avvenuto sul portone del fortino
a mezzogiorno, finita la recita finito giochino.