In un contesto socio-economico nazionale caratterizzato dal carovita, dal rincaro delle bollette, dalla precarietà del lavoro, da salari fermi da decenni e da pensioni utilizzate come bancomat dai governi per recuperare risorse per le varie manovre economiche di bilancio, dobbiamo aggiungere l’inerzia amministrativa dei nostri amministratori locali, più impegnati a garantire i loro interessi personali, parentali o di casta che a rispondere alle difficoltà economiche e sociali dei compaesani.
Non è bastato indebitare il Comune – Maggioranza e opposizione: i Casalinuovo dell’apocalisse.. Non è bastato speculare sui loculi – Cenadi: I becchini dell’Apocalisse. Non è bastato prendere in giro le mamme e usare i loro figli come merce elettorale – I Cenadi: il mago della revisione – aggiornato–. Non basta precarizzare il lavoro e mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori. Cenadi: i bimbominkia colpiscono ancora. Non basta dirottare fondi destinati alla messa in sicurezza del nostro territorio per realizzare parcheggi inutili e assurdi. Ma di quest’ultimo aspetto parlerò nei prossimi giorni.
A tutto questo dobbiamo aggiungere anche l’inerzia sconsiderata riguardo ai bonus sociali, che dovrebbero rappresentare un piccolo aiuto per le famiglie in condizioni di disagio economico. Per molti bonus, tra cui i bonus sociali idrici e quelli destinati ai soggetti in gravi condizioni di salute che utilizzano apparecchiature elettromedicali per la loro sopravvivenza, è necessario presentare richiesta presso i Comuni o i CAF abilitati.
Per quanto riguarda il bonus sociale idrico, è compito del Comune informare gli utenti e erogare il corrispettivo stabilito. Tuttavia, il Comune di Cenadi non solo non ha adempiuto a questo obbligo, omettendo di inserire le necessarie comunicazioni e modalità di richiesta direttamente nelle bollette che negli ultimi mesi sono state inviate ai compaesani, ma ha anche alimentato una cattiva disinformazione. In alcuni casi, addirittura, è stato detto ai compaesani che, pur avendo ricevuto una comunicazione direttamente dall’INPS che li informava del loro diritto al bonus (visto che il loro ISEE rientrava nelle soglie previste), il Comune non aderiva e quindi non potevano richiederlo.
Anche se tale affermazione è assurda, potremmo quasi prenderla per buona, considerando che sulle bollette inviate agli utenti non è presente alcuna informativa in merito. Inoltre, l’amministrazione non ha diffuso alcun avviso pubblico attraverso i consueti canali, come le bacheche comunali sparse per il paese.
A questo punto, viene da chiedersi: visto che tale bonus può essere richiesto entro cinque anni dalla comunicazione inviata dall’INPS, cosa stanno aspettando i nostri amministratori? Che, terminato il loro mandato e non rieletti (come tutti ci auguriamo), lascino l’onere di adempiere a questi obblighi alla prossima amministrazione?
Da consigliere comunale, mi sono interessato molte volte sia della tariffazione dell’acqua che della sua potabilità, visto e considerato che ancora oggi molti compaesani pagano l’acqua erogata nelle loro abitazioni, ma non possono berla. Inoltre, voglio informare tutti i compaesani, in special modo quelli che abitano nelle case popolari, che dopo le numerose denunce e dopo essermi accertato dell’effettiva non potabilità dell’acqua tramite le certificazioni dell’ARPACAL, è stata disposta un’ordinanza di non potabilità proprio riguardante le case popolari. Sarebbe interessante capire se quell’ordinanza è stata revocata; altrimenti, anche se sono passati parecchi anni, è ancora legittima, e far pagare l’acqua sarebbe da considerare sconsiderato, se non addirittura un imbroglio. – Materiale amministrativo – Tariffe – Utroppitu anno 2005
Se è vero, come lo è, che durante la pandemia, nel periodo di lockdown, alcuni compaesani sono stati fermati dai carabinieri mentre si recavano in montagna per rifornirsi di acqua da bere, questa è una prova concreta del fatto che ancora oggi non è stato fatto nulla per superare tale disservizio. Sarei curioso di sapere se queste famiglie pagano l’acqua che arriva nelle loro case come se fosse potabile e adatta al consumo umano.
Per quanto riguarda la tariffazione, anche se nessuno me lo riconoscerà (ma fortunatamente ci sono i documenti e il materiale amministrativo che ho prodotto), ho sempre avuto una posizione che salvaguardasse il consumo necessario, proponendo una tariffazione che garantiva a tutti una soglia di consumo minimo essenziale e penalizzava un uso eccessivo dell’acqua potabile. Oggi la stessa legge riconosce una tariffazione sociale, garantendo a tutti: Il quantitativo minimo di acqua vitale necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali è fissato in 50 litri/abitante/giorno. Sono stato lungimirante, ma visto lo stato di degrado politico e sociale in cui versa il paese, la mia intuizione sociale non è servita a molto.
