Vi è mai capitato di aprire una delibera di giunta o del consiglio comunale nel nostro comune? Oppure qualche determina o ordinanza?
In tutti gli atti che una pubblica amministrazione produce, le prime pagine vengono usate per richiamare le molteplici norme a cui fa riferimento l’atto in questione. Siamo ormai pratici tutti, perché con i DPCM abbiamo scoperto, quanto è prolissa la nostra normativa.
Se prendiamo ad esempio una determina di pagamento del nostro comune, prima di autorizzare la liquidazione di una fattura, la nota richiama per legittimare il pagamento tutte le norme e tutti i pareri contabili e legislativi necessari. Molta della tanta burocrazia che si produce nel nostro ordinamento, è investita da una moltitudine di visto, considerato, premesso, ritenuto, acquisito. Paradossalmente dopo due tre quattro pagine, arriva in poco più di tre quattro righe il disposto.
Facciamo un esempio pratico. Se un amministrazione comunale deve dare soldi ad un’associazione di volontariato, nella determina dovremmo trovare citata sia la Legge Regionale Calabria n. 33 del 2012, “Norme per la promozione e la disciplina del volontariato”, sia tutte le altre leggi nazionali che la stessa legge regionale richiama. Ma anche se non fossero citate, il dispositivo finale, deve per forza rientrare in una specifica normativa di riferimento, nonché la sua sostenibilità finanziaria e contabile.
La legge non ammette ignoranze, non nel senso che si può disconoscerla, ma nel senso che non si può ignorare se ne esiste una.
La legge regionale dichiara all’articolo 5 che tutte le associazioni presenti nel territorio calabrese, debbono essere iscritte ad un elenco delle associazioni di volontariato. Sempre la stessa legge dice che le associazioni possono ricevere contributi o stipulare convenzioni solo se iscritte nel registro.
Per capire meglio se tutta questa burocrazia è stata rispettata ho controllato la liquidazione di pagamento in diversi comuni. Uno nello specifico è quello di San Vito sullo Jonio. Ho controllato un’associazione che ha svolto attività di volontariato per soggetti fragili, e poi o ricercato il nome sul registro regionale della associazioni. C’era. Poi ho provato con un’altra associazione nel comune di Soverato. Anche l’associazione finanziata dal comune di Soverato era iscritta nel registro. Potrei continuare all’infinito, ma pur non citando la legge regionale, le determine di liquidazione o le delibere delle associazioni che ricevevano contributi dagli enti, erano inserite nel registro regionale delle associazioni di volontariato.
A questo punto mi sono detto, confrontiamo questi dati con il comune di Cenadi. Mi sono andato a scaricare la determina di liquidazione di alcune somme pagate dal comune. C’erano i soldi, c’era pure il nome dell’associazione, c’era pure lo scopo, ma mancava sia il richiamo alla legge regionale che l’iscrizione al registro regionale della stessa associazione a cui il comune ha dato i soldi per le varie iniziative negli anni passati.
Naturalmente tutte le associazioni iscritte nel registro, debbono rispettare determinate regole e comportamenti. Iscritte sia nella legge regionale che nella legge quadro sul volontariato. Tramite la legislazione corrente, possiamo avere un riscontro almeno burocratico dei requisiti che le diverse associazioni debbono rispettare. Statuti, atti costitutivi, convenzioni stipulate con gli enti. Le varie forme di finanziamento i contributi pubblici e naturalmente i bilanci. Nonché la formazione del personale o dei volontari adoperati per i diversi servizi di assistenza. Saremmo sicuri, almeno dal punto di vista burocratico che le associazioni che ricevono soldi pubblici, non hanno pendenze nel casellario giudiziario. Allo stesso modo, saremmo certi che le associazioni, non hanno nessun conflitto d’interessi per le attività svolte. Naturalmente i comuni possono in proprio regolamentare il rapporto con le diverse associazioni tramite un loro regolamento o protocollo. Tenendo conto della gerarchia delle fonti prodotte, potrebbero ampliare le garanzie e le tutele, imponendo a tutte le associazioni un codice etico.
Solo dentro un percorso amministrativo lecito, si possono escludere usi fittizi. Le relative responsabilità debbono rientrare nelle norme, altrimenti tra le tante targhe istallate nel comune, dovremmo aggiungerne un’altra all’entrata con la scritta: “Si genera solo burocrazia e accomodamenti.”
A Cenadi ho scoperto che nella selva oscura della burocrazia, è meglio nascondere tutto. Meno si conosce e meglio il nascondimento e le procedure burocratiche possono servire a narrare una etica e un comportamento privo di sostanza morale.
Visto, considerato, accertato e decretato che l’elezioni amministrative si svolgeranno dopo l’estate, speriamo che il Commissario Prefettizio riporti le norme, almeno dentro un percorso di trasparenza e di legalità.