Cenadi: galeotto il gonfalone e chi non lo portò.

Il 2020 per Cenadi, non passerà come un anno qualsiasi. Siamo stati costretti a dare la residenza sia al Covid19, che per come scrivono i giornali agli ndranghetisti del posto. Anche se ancora per il Covid19 non c’è vaccino, fortunatamente per i malavitosi, il vaccino esista già da tempo e si chiama Nicola Gratteri. L’inchiesta della Procura di Catanzaro denominata “Imposizione”, ha visto coinvolti tre nostri compaesani direttamente impegnati nell’amministrazione comunale con i rispettivi ruoli: Sindaco, tecnico comunale e consigliere.

Prima di entrare nel ragionamento che voglio condividere, è meglio chiarire una cosa importante. Il processo contro i nostri compaesani se ci sarà, verrà celebrato in tribunale. Non al bar ne sulle reti sociali. Io spero che non si arrivi al rinvio a giudizio e spero che i compaesani interessati alle indagini abbiano già prima di ulteriori procedimenti al loro carico, chiarito la loro posizione.

Immediatamente dopo la notizia, sia il sindaco che i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione si sono dimessi. Dai giornali abbiamo appreso le motivazioni, sia per il sindaco che ha dichiarato: “rispetto delle istituzioni e per preparare al meglio la mia difesa. Manifesto sin da subito la mia estraneità ai fatti, sicuro che presto sarà accertata dall’autorità giudiziaria “. Sia la dichiarazione dell’opposizione: “Pur rispettando il principio della “presunzione di innocenza”, riteniamo che sia la decisione più opportuna da adottare per il nostro gruppo consiliare”.

In questo momento, più che ai risvolti giudiziari dei compaesani coinvolti nell’inchiesta mi interessano quelli umani. E in questo momento penso più a come si potrebbero sentire i nostri compaesani, investiti e inglobati dentro un’inchiesta imponente contro la Ndrangheta. La mia solidarietà per gli uomini e la mia vicinanza, fin quando non si dimostra la loro estraneità ai fatti contestati. Ma la mia totale e dichiarata lontananza dall’amministratore. Dal Sindaco e dall’amministrazione tutta.

Noi non possiamo in nessun modo, anticipare l’esito delle indagini. Non possiamo permetterci il lusso di fare processi sommari. Non possiamo sostituirci ai giudici né a Gratteri. La verità giudiziaria è una cosa quella politica e storica è un’altra ancora. E di quest’ultime proverò a scrivere partendo proprio dalle dichiarazioni del sindaco e dalle intercettazioni che sono stati veicolati sui media e reti sociali. Non per trovare elementi utili ai fini del processo, ma per dimostrare che dentro una comunità, quando si abbassa il livello di giustizia sociale, quando la politica è usata per ammaestrare procedimenti dentro una “comunopoli” istituzionalizzata, in questo contesto la criminalità organizzata è quasi invitata ad entrarci con le sue lusinghe e clientele prima, e i suoi avvertimenti e minacce dopo.

Nessuno dei consiglieri dimessi, ha espresso una condanna alla Ndrangheta. Dimostreranno la loro estraneità, ma senza condannare il sistema ndraghetista, che hanno magari indirettamente e inconsapevolmente agevolato. Avrei voluto sentire parole che oltre a difendere sé stessi, avrebbero difeso anche il lavoro della procura della repubblica, guidata da Gratteri. Avrei voluto che nelle dichiarazioni ci fosse stata la frase: “La Ndrangheta è una montagna di merda”. Avrei voluto che in qualità di sindaco del mio comune, li avesse pronunciate ponendosi non in mezzo; tra Gratteri e il Boss, ma proprio in questo frangente, parteggiare. A volte il “medio stat virtus”, non è il posto ideale, per dimostrare la propria estraneità. Meglio parteggiare per difendersi che difendersi senza parteggiare.

Per quanto riguarda invece le dichiarazioni dell’opposizione, non possiamo articolare nessun ragionamento, perché di fatto, le loro dimissioni sono rappresentative di quel brodo culturale in cui è facile non stare ne dalla parte di Gratteri ne dalla parte dei boss mafiosi. Come il capitano Schettino, quando la nave affonda loro scappano. Eppure, se ci fosse stata un’opposizione degna di questo nome, sono convinto che la facilità di penetrazione mafiosa nel nostro comune non sarebbe ai livelli di cui si registra nell’inchiesta.

È evidente e salta agli occhi. Meglio alle orecchie. Nelle intercettazioni ambientali o telefonici pubblicati sui media e su internet, il linguaggio usato, anche se non porta a nessuna prova, mette in evidenza quanto gli interlocutori siano a loro agio. Le parole e l’atteggiamento che traspare. Le risposte e le domande che sono esse stesse domande e risposte che appartengono ad un linguaggio non proprio di un amministratore. Quello che non è stato detto, e le parole che non sono state utilizzate.

Il non detto quello che più viene a galla dalle intercettazioni. Cose che si leggono dentro le parole, grippitate da linguaggio dialettale che nascondono avvertimenti. Cos’è più mafioso del silenzio? Cos’è più mafioso del linguaggio?

Capisco, o meglio accerto oggi il motivo per il quale ieri, il mio comune non ha partecipato alla manifestazione in sostegno del lavoro di Gratteri lo scorso 18 gennaio 2020 a Catanzaro. Se non ci fosse stata nessuna inchiesta, l’assenza del gonfalone, poteva passare come sono passate le tante altre manifestazioni. Oggi, quell’assenza di ieri, scrive la grammatica politica e il linguaggio con i quali i nostri amministratori hanno scritto la storia di questo paese per quasi 15 anni.