Cenadi: in direzione ostinata e contraria.

Care compaesane e cari compaesani è arrivato il momento di decidere tutti insieme se far rinascere il paese dalle macerie della cattiva politica di questi ultimi anni, oppure bisogna come sempre, ripetere la stessa sbobba elettorale che genera nel solo interesse familiare, il suo fine ultimo. Non abbiamo né partiti né associazioni né qualsivoglia aggregazione sociale, culturale o politica che possa innescare una partecipazione attiva delle persone. Ognuno rappresenta se stesso e la sua famiglia. Al massimo il bacino di voti parentali o amicali. Tutti sanno che il sistema è questo. Tutti lo deplorano, ma alla fine tutti o una buona parte l’ho reputano l’unico strumento per poter addivenire alla composizione della lista. Si parte dai nomi che possono avere un loro seguito, per contrapporli ad altri nomi che avranno altri seguiti sempre familiari. Magari in questa tornata elettorale, invece del marito si mette in lista la moglie, o invece del fratello l’altro fratello o il parente stretto o il cugino. Il vero problema non è, per cosa ci si mette insieme, ma come quell’insieme possa essere contrapposto ad un altro insieme composto da altre mogli, figli e parenti o solo propri dipendenti.

Prima di tutto dobbiamo smascherare definitivamente alcuni meccanismi, alcune prassi che nascostamente vengono adoperate ancora oggi. L’obbiettivo in questi frangenti non è costruire una lista di consiglieri, un sindaco e un programma elettorale. Quello che si tenta di fare è mischiare facce di componenti famigliari, magari ieri nemici oggi fraternamente soci.

– “Coloro che sono capaci solamente di essere soci creano mondi chiusi. Che senso può avere in questo schema la persona che non appartiene alla cerchia dei soci e arriva sognando una vita migliore per sé e per la sua famiglia?” Papa Francesco – Fratelli tutti. –

Ieri difficilmente li potevi trovare insieme oggi fraternamente dividono lo stesso pane. Naturalmente sarebbe coerente se il percorso di riavvicinamento delle persone, fosse prima umano ideale e poi elettorale. Al contraro nel nostro paese, l’elezioni sono una prassi consolidata dove le inimicizie si fanno amicizie interessate, non per l’interesse del paese, ma per mettere famiglie una contro l’altra. Famiglie numericamente importanti che si alternano, una dopo l’altra. Capi famiglia che adoperano figli e figlie mariti o mogli o parenti in una sorta di macelleria elettorale. Persino una buona scolarizzazione può essere asservita per vestire consiglieri o sindaci o assessori e candidarli con il solito mantra ormai reso mercenario: “lo faccio per il bene del paese”.

Quest’ultimo anno è stato per tutti devastante, sia per la pandemia che per i fatti giudiziari che hanno interessato l’amministrazione e successivamente il commissariamento del comune. La prima, esile e insignificante possibilità di offrire un effettivo cambiamento di rotta, era venuto dalla nuova generazione. Il percorso di cambiamento che in quell’occasione era riversata su una persona, non poteva essere messo in pratica, perché gli interessi suoi personali superavano quelli della comunità. L’ho sempre considerata assurda come motivazione, ma trovandomi in un contesto dove le assurdità potevano essere fatte passare a maggioranza, ho mantenuto lo stesso livello di considerazione degli altri. Io ho provato a rivestire un nome di contenuti e di bellezza, loro alla fine volevano solo il nome ma senza contenuti i quali possano imbarazzare altri: magari parenti, magari amici, o potenziali sostenitori. Pensavo che il nome poteva essere spendibile per un progetto serio di totale rinnovamento. Pensavo che lo stesso nome avesse incarnato l’idea di cambiamento, ma oggi abbiamo la certezza, che il suo nome vale come tutti gli altri. Un nome da scegliere, tra tanti altri nomi. Un nome che non sceglie la parte dove stare, ma si fa scegliere da quella ritenuta conveniente, per declinare quello che a modo suo di fare è un parteggiare senza farsi male per non imbarazzare, parenti amici o solo amichetti. Un ideale politico innovativo come una “lastica e mutanti”. Proiettato in cielo dentro ideali che si estendono da Gesù Cristo a Guevara, ma rigenerati nel perimetro della sua quotidianità tendono più al collaborazionismo politico famigliare e d’interesse personale. Aveva ragione Peppino Impastato, bisognava insegnare a difendere la bellezza, più che laureati iper scolarizzati da 110 a lode.

Non avendo a mio modo nel intendere la politica, né amici né parenti ne amichetti, vorrei provare a declinare quello che a mio avviso è l’unico e vero rinnovamento possibile, in un paese di poco più di 500 anime.

Non abbiamo bisogno di liste che si contrappongono tra di loro. Ne di quelle civette usate per garantire il risultato. Abbiamo bisogno di adoperare tutte le energie e tutte le potenzialità che il nostro territorio offre. Tutto deve rigenerarsi dentro una ormai necessaria cooperazione territoriale con i comuni limitrofi, per una più incisiva valorizzazione del nostro comune e dell’intero territorio. Istituzionalizzazione di percorsi partecipativi nelle diverse fasi decisionali dell’attività amministrativa. Trasformare il consiglio comunale non in un serbatoio di voti come lo è adesso, ma in un contenitore di esperienze e di professionalità rivolti verso il bene di tutti. Non c’è bisogno di una minoranza e una maggioranza. Non abbiamo bisogno di presentare due liste in contrapposizione perché altro non sarebbero che liste di famiglie in contrapposizione tra loro. Ma ne basta una nella quale viene descritto e delineato già dall’inizio il ruolo che ogni consigliere comunale eletto deve svolgere. Un sindaco una giunta un consiglio comunale con un programma da mettere in pratica, dentro una comunità solidale di compaesani che hanno un solo obbiettivo: continuare a far vivere un paese e la sua storia. Magari arricchendolo della multiculturalità solidale. Riace è un esempio, noi non dobbiamo fare altro che importare quelle buone pratiche nel nostro comune. Riscoprire una solidarietà dentro una comunità di uomini di donne, non usandola per fini prettamente circoscritti ai propri interessi egoistici. Abbiamo due strumenti che a mio modo di vedere sono assolutamente necessari per parlare di politica oggi a Cenadi. Non bisogna richiamare nessun personaggio della storia ormai trapassato. Basta prendere le parole vive delle due encicliche di Papa Francesco: Laudato si’ e Fratelli tutti. Basta quelli per poter scrivere un vero programma per una lista che rappresenta una comunità, unita fraterna e solidale. Che non si limita a vivere dentro il perimetro comunale, ma diventi un paese proiettato verso il mondo. Io spero anche verso Proxima Centauri.