Cenadi: la teologia spazzatura dell’assessore Bibominkia

Vi dico la verità: se devo scegliere tra le mamme arrabbiate per aver pubblicato i loro messaggi sulla chat dello scuolabus di Cenadi e l’assessore Bibominkia, io preferisco centomila volte le mamme. Sono più vicino alla loro rabbia, anche se, a mio parere, la rivolgono contro la persona sbagliata. Però la rabbia è passione; a volte, l’impeto di una mamma è più saggio della teologia spazzatura dell’assessore Bibominkia. Mi piacciono le mamme arrabbiate, mi piacciono le mamme nella loro complessità di donne.

L’assessore mi sa più di un’analfabeta di ritorno. Un po’ mi fa tenerezza. Se la sua serenità si basa sul prendere in giro i miei compaesani, allora io voglio distruggerla, questa sua serenità. Se la sua serenità a Cenadi se l’è costruita presentandosi in una lista civetta e facendo l’assessore, allora io la sua serenità gliela voglio polverizzare. Se la sua rispettabilità – da assessore, s’intende – si fonda sulla menzogna e sul raggirare la democrazia, servendosi di un giocattolo come la lista civetta e restando componente di un consiglio comunale delegittimato dai numeri e dalle regole democratiche, allora della sua rispettabilità i cenadesi, miei compaesani, non se ne fanno niente.

Del resto, se cita le Scritture, in special modo il Vangelo di Luca, a sproposito, senza capire veramente cosa c’è scritto, la rispettabilità l’ha già persa. E poi, proprio per i versetti che cita, su di me non hanno alcun riscontro fattuale. Io non sono né assessore né consigliere comunale. Nel mio occhio non c’è trave, altrimenti non potrei vedere o leggere le stupidate che compie.

E poi è da ignoranti, anzi da vittima stupidina, da fariseo, da pubblicano ipocrita, ribaltare la frittata riproponendo le mie accuse politiche e le denunce sulle sue inefficienze amministrative nel suo ruolo di assessore sul lato personale. Ma capisco perché lo fa: non potendosi discolpare per le sue inefficienze politico-amministrative, la butta sul personale. Così ai suoi amichetti o parenti potrà dire: “U fìghiu e Cicciu m’offendiu”.

Comunque, se avesse un sussulto di vera coscienza politica, se avesse un briciolo di onestà intellettuale, si sarebbe dimesso. Ma gli manca, e le sue parole lo certificano. A noi cenadesi tocca sopportarlo come assessore inetto.

P.S. Qualcuno lo istruisca sulla mia storia politica a Cenadi, altrimenti la prossima volta lo lavo cu’ acqua e cu’ lessìa.