Cenadi: l’imbroglio premeditato.

Come per le elezioni regionali, anche per il nostro comune se ne parlerà a settembre o a ottobre. Pensare che fino alla data dell’elezioni dobbiamo tenerci Spirli’ alla regione, a me: “mi si ngrizzulannu i carni”.

A Cenadi invece, tutto fino ad oggi è rimasto fermo, almeno nell’apparenza. La prima scadenza utile per la presentazione delle liste, dopo lo scioglimento del consiglio comunale è andata deserta. In verità, alcuni volevano presentarla ma alla fine hanno desistito. L’uno aspettava l’altro, ma allo scadere del tempo utile, tutte e due le liste a loro modo si sono escluse a vicenda dalla competizione elettorale. Nei mesi successivi tutto si è narcotizzato. Persino i cosiddetti giovani che avevano deciso di partecipare alle elezioni, già dal primo momento si erano dati un periodo di discernimento fino a Gennaio. Per poi riprendere e valutare la possibilità di presentare una lista alle elezioni che si sarebbero tenute ad aprile. In verità, se avessero avuto la disponibilità del solo sindaco, forse avrebbero avuto i numeri per partecipare già da settembre 2020. Ma il nome espresso se pur condiviso da tutti, aveva delle difficolta personali, che si sarebbero sciolti a Gennaio 2021. Tutti immaginavano, tranne io, che le promesse e gli impegni presi tra giovinotti non valevano niente, che alla fine altre impedimenti, oppure altre scuse o altro impasto di parole, sarebbero venuti fuori e tutto avrebbe dovuto ricominciare da capo. Personalmente, io ci avevo provato e ho ripreso il percorso iniziato con i giovinastri, ma come si diceva e forse si dice tutt’ora, “cu i guagliuni cacatu e pisciatu rimani”.

In un primo tempo mi sono pure un po entusiasmato, perché credevo che ci fossero tutti gli elementi per iniziare un percorso totalmente diverso: partecipato e comunitario. Ci credevo, perché pensavo che oggi con i figli dei padri di ieri, l’isolamento mentale e culturale sarebbe stato abbattuto. Non è stato cosi, anzi pur vivendo oggi in un mondo iper connesso e più scolarizzato, la matrice non cambia e il sistema parentale con il quale si basava la democrazia dei padri, oggi si basa la democrazia dei figli. Ci ho creduto, e non solo io. Ma ci siamo scontrati ancora una volta, non solo con la democrazia dei padri, ma anche nei metodi preistorici che si volevano intraprendere.

Come vi dicevo da gennaio io stesso con altri compaesani, avevamo intrapreso un percorso che si basava prima di tutto sulla partecipazione. Non più riunioni segrete, ne veti ne pregiudizi. Il cardine di tutto doveva basarsi su 5 pilastri fondamentali dentro un contenitore: la partecipazione popolare, la giustizia sociale, la cooperazione territoriale e l’antifascismo, tutto dentro una cultura dell’antimafia.

Partendo da questi punti fondamentali, incominciare ad interloquire con chiunque. Sia con quei compaesani che per come si diceva a gennaio si stavano organizzando per presentare una lista, sia con chi già nella prima scadenza aveva dichiarato di avere una lista elettorale già pronta. Non era detto che alla fine avremmo convinto tutti, ma dal percorso che avevamo intenzione di mettere in campo, ogni passo che avremmo fatto insieme agli altri, rafforzava l’idea di un cammino unitario. Nostro malgrado ci siamo imbattuti, meglio scontrati con un altro limite anche questo ancestrale che viene dal nostro passato: prima gli interessi della famiglia, poi tutto il resto. Se dentro una famiglia, si è scelto di spendere un proprio figlio o un proprio parente nella competizione elettorale, a tutti gli altri gli viene erosa la possibilità di scegliere diversamente. Tra tutti i limiti che abbiamo trovato, proprio quest’ultimo, pensavamo di superarlo facilmente con la ragione delle idee messe in campo, pensavamo di poter convincere tutti. Non ci siamo riusciti, perché alcuni cordoni ombelicali, anche se tagliati da piccini, rimangono immateriali e riescono a influenzare persino i colore dei pedalini da indossare alla festa del paese.

Non me lo tolgo dalla testa che dentro tutti questi limiti, muri e impedimenti, non ci sia stata la premeditazione per impedire qualsivoglia altra iniziativa di disturbo, ad altre iniziative parentali che nel silenzio stavano emergendo.

Quando la mia testa possedeva un miliardo dei miei capelli, il limite a Cenadi era culturale, oggi, né la cultura, né la preparazione, né l’onesta intellettuale, né la formazione politico sociale, sono componenti necessari per fare politica. Una sorta di tifo ha preso il posto alla militanza ideale. Il solito brodo relazionale fatto dai soli interessi personali. Dentro questa pandemia che stiamo subendo con la stessa narrativa di come è cominciata, niente doveva essere come prima, né meglio né peggio, ma totalmente diverso. La necessaria cooperazione di tutti, la solidarietà l’essere “Fratelli tutti” dentro una comunità ritrovata, poteva essere il vero ideale politico che oggi nel nostro tessuto sociale e relazionale manca. La Pandemia non ci ha cambiati, a Cenadi ha solo peggiorato e amplificato quello che c’era prima. L’individualismo, l’interesse personale e famigliare, la cultura dello scarto. Il nemico gli amichetti. Tutto si è amplificato.

Avevamo tutto il tempo per coinvolgere tutti, su un argomento non astratto come può essere l’individuazione del nome e del cognome da candidare a sindaco. Non dovevamo individuare altri nomi e altri cognomi per i consiglieri, ma dentro un progetto comunitario far emergere chi ha veramente la volontà e le capacita e i mezzi intellettuali per poter mettere in pratica un vero programma politico. Fatto dalle cose o dalle non cose che ogni giorno viviamo quotidianamente.

La gestione del servizio della spazzatura. La mancanza di un servizio d’assistenza domiciliare, rivolto agli anziani o ai soggetti fragili. L’assenza di iniziative volte alla cooperazione tra comuni per la gestione di servizi. La valorizzazione della Montagna. Perché è certo che partendo dall’esperienza positiva dell’iniziativa imprenditoriale del Bosco Sospeso, la nostra montagna può essere una risorsa per il paese nella vita quotidiana di tutti. Non serve solo a fare cassa con il taglio della legna o saziare appetiti mafiosi. Promuovere percorsi imprenditoriali che invece di vendere il legno grezzo, possano commercializzare semi lavorati o addirittura prodotti finiti. Invece di usarla per possibili impianti eolici, meglio usarla per farla vivere a tutti. Percorsi naturalistici o addirittura come c’era un tempo la possibilità di poter organizzare un attività commerciale florovivaistica, oppure facilitando la costituzione di cooperative che abbiano nella salvaguardia e nella valorizzazione della nostra montagna il loro obbiettivo sociale. Perché non è vero che l’amministrazione non può creare lavoro. Importate e da non trascurare è l’impatto che potrebbero avere sul nostro tessuto urbano, la gestione del Superbonus 110% e tutti gli altri interventi correlati alla ristrutturazione delle abitazioni e al loro efficientamento energetico, nonché gli interventi attinente la stabilita sismica degli edifici. L’amministrazione che intendevamo noi, doveva mettere nelle sue prerogativa di favorirlo e dove è possibile crearlo. Se poi questo lavoro fosse anche regolarmente retribuito, tutto il resto veniva di conseguenza. Non è cosi ad esempio per l’appalto relativo la raccolta della spazzatura. Tante cose mi fanno pensare che il CCNL non è quello corretto. Per non parlare della mancanza dei relativi dispositivi di sicurezza o dell’uso di mezzi non sicuri.

Dalla fiscalizzazione locale per come oggi è gestita dalla sola burocrazia amministrativa, passare ad una più efficace riscossione. Abbattere l’evasione, e facilitare il controllo e la relativa riscossione dentro meccanismi di giustizia sociale. I regolamenti delle varie imposte e tasse, debbono armonizzare l’imposizione e non lasciarla riscuotere solo per il fatto burocratico legato alla sua prescrizione. Oggi con tutti gli strumenti informatici, i dati da elaborare possono essere facilmente gestiti per adeguare l’intera imposizione di qualunque natura. Non dobbiamo avere intelligenze artificiali per farlo. Non stiamo parlando di big data, di file troppo pesanti da elaborare. Per avere un quadro almeno grezzo dei dati di tutta l’imposizione fiscale locale per tutto il comune di Cenadi basta un foglio Excel. Basta con gli addebiti di pagamento delle tasse o imposte locali arretrate, spediti prima della fine dell’anno. Tante alte cose dovrebbero essere affrontate con più incisività politica e morale. E mi riferisco all’accoglienza. Vogliamo essere un paese solidale nei fatti; allora anche l’amministrazione deve servire a questo scopo. Su questo l’esempio non ci manca, e si chiama modello Riace.

Arriveranno nei prossimi anni, una montagna di soldi. Il ruolo della prossima amministrazione, dei consiglieri e del sindaco, non può ridursi alla solita competizione familiare. Sia il personale del comune sia l’intero consiglio comunale e naturalmente il sindaco, hanno il compito di pianificare potenziare la struttura amministrativa e attrarre tutte le risorse disponili. Abbiamo perso fino ad oggi buona parte dei vari finanziamenti messi a disposizione dall’Europa. Se non rigeneriamo l’intera struttura amministrativa, non credo che saremo in grado di attrarre i soldi messi a disposizioni per fronteggiare il disastro economico sociale e umano che la pandemia sta causando. Se i comuni potranno avere un ruolo dentro questo percorso di finanziamento europeo, non potremmo mai pensare che con il modello amministrativo, democratico parentale attuato fino ad oggi, saremo in grado di affrontarlo.

Papa Francesco dice che sono meglio gli atei che i cristiani ipocriti. A Cenadi in questo frangente elettorale per come sono le cose oggi rappresentate, possiamo dire parafrasando Francesco che: “meglio una comunità cristiana, atei e miscredente, che i soliti apparati familiari nelle liste elettorali”