Cenadi: l’insostenibile leggerezza del NON essere…

di Desda Sderedesda

Riflessione breve di un pensatore cinico su cosa NON siamo, NON siamo più o NON siamo mai stati nei nostri ruoli di elettori ed eletti nella tragicommedia della politica comunale (e NON…):

  • Prima di tutto NON siamo “ideologicamente politici”. Forse un tempo lo eravamo, ora non più. Ora siamo solo nomi in una lista o un voto; la scintilla politica che in passato pervadeva i dibattiti, le nostre azioni e le nostre intenzioni, che scaturisse a destra, al centro o a sinistra, ora non c’è più, e non essendoci una coscienza politica che ci guidi in una direzione coerente, da eletti o elettori ci muoviamo seguendo il vento della convenienza, curando prima di tutto i nostri interessi, senza vergogna e senza pudore…
  • e NON siamo “eletti”, per quanto lo siamo stati in realtà, per essere “rappresentanti del popolo” ma siamo solo rappresentanti di noi stessi e forse di quel qualcuno di cui siamo certi di avere avuto il voto. Ma sempre con la giusta dose di leggerezza e di superficialità, senza una preoccupazione vera, perché comunque nulla ci interessa davvero, i bisogni reali dei compaesani, i bisogni dei più fragili, l’attenzione ai particolari, l’interesse che tutto venga fatto nel migliore dei modi. Se volessimo citare degli esempi senza andare troppo lontano nel tempo, potremmo fare un rake up di quanto successo con la crisi sanitaria che ci ha coinvolto, e che tuttora è in corso. A livello amministrativo comunale non si è visto attivarsi un servizio per la consegna di dispositivi di sanificazione e di protezione in tempi brevi, non si è visto attivarsi un servizio di volontariato per gli anziani o per chiunque ne facesse richiesta, non si è visto attivarsi nemmeno un banalissimo canale istituzionale di informazioni chiare e precise alla cittadinanza, non si è vista l’attenzione dovuta e doverosa per “le misure urgenti” stanziate dal governo, e così, quei famosi “buoni spesa” da qualcuno tanto sospirati, sono infine arrivati con settimane di ritardo, per incuria e irresponsabilità di chi avrebbe dovuto occuparsene, preoccuparsene, lasciando così che le famiglie aspettassero rassegnate nel bisogno; non si è vista, insomma, una “presenza” né tantomeno una “presenza coerente” con il ruolo istituzionale che un “eletto” è chiamato a coprire, che sia sindaco, vicesindaco o assessore…
  • e NON siamo “realmente” mafia o ‘ndrangheta, perché non ce la sentiamo di farne parte apertamente, siamo solo compiacenti, accondiscendenti, servizievoli, un capo chino nell’ombra, né buoni né cattivi… ci siamo senza esserci…
    ⁃ e NON siamo rappresentanti né della maggioranza né della minoranza, perché, in fondo, sappiamo bene che siamo stati eletti solo perché abbiamo avuto qualche amico in più o una famiglia più numerosa che ci ha permesso di “vincere” su qualcun altro, e il giusto valore a quel voto che ci ha eletto non glielo diamo e, quindi, risulta molto facile scrollarci di dosso tutte le responsabilità nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di restare per rappresentare la dignità proprio di quel voto che ci aveva fatti arrivare li e le dimissioni, in fondo, rimangono la conclusione logica di una amministrazione di maggioranza inconsistente e assente e di una minoranza inconsapevole e senza spessore, che di opposizione non ne ha mai fatta.
  • e NON siamo espressione delle nostre perplessità e di giuste critiche, non apertamente almeno; qualche parola detta al sicuro delle quattro mura di casa nostra, ma niente di più, senza prendere posizione, senza discussioni in pubblico, restando assertivi, resilienti nella nostra migliore tradizione di calabresi e facciamo finta di niente, perché è così che abbiamo sempre fatto…
  • e NON siamo consapevoli, lasciamo che tutto ci scivoli addosso, che il tempo passi. In fondo sappiamo bene come finirà: tra qualche mese si parlerà di altro e faremo finta di aver dimenticato, perché siamo sempre stati bravi a fare finta di niente. E alle prossime elezioni, davanti ad un sicuro e inevitabile rimpasto di nomi di “pretendenti rappresentanti” da eleggere, continueremo a fare quello che abbiamo fatto fino ad ora, voteremo il parente, o l’amico, o il compare o quello a cui proprio non possiamo dire di no, perché all’occasione un favore glielo potremo chiedere o magari glielo abbiamo già chiesto, e continuerà a restare un ruolo senza impegno il nostro, che sia da elettore o da eletto, perché tanto va bene così, dopotutto è troppo comoda e conveniente questa insostenibile leggerezza del NON essere…
Decalcomania, di R. Magritte, 1966.