Dentro questa pandemia, ormai diventata più burocratica che sanitaria, quando c’era l’assessore Totino sono state distribuite a tutto il paese mascherine per tutti gli anziani. I miei ne hanno ricevuto due. Ci hanno dato pure la colomba nel periodo della chiusura.
Da quando ci sono i nuovi: sulu pitittu.
Eppure i contagi…non cughiunighianu.
Per fornire a tutti gli over 50, una mascherina ffp2, basterebbero metà soldi dell’indennità mensile dei membri della giunta, di quella che già hanno preso. Son convinto che l’altro Totino, gli può fare un buon prezzo se eventualmente li vogliono comprare. Se andranno al negozio e gli mostreranno il buono sconto, riceveranno un ulteriore prezzo di favore. Se lo ha potuto fare Arcuri, Pivetti, Fontana, lo facciamo pure noi.
Dentro la pandemia che ancora morde, tante cose dovevano essere fatte. E visto le procedure dell’ultimo decreto, a mio avviso legati ad una iper burocratizzazione degli strumenti adottati per fronteggiare il contagio, in molti casi discrimina. Non tra i vaccinati e i non vaccinati, ma tra chi ha una rete di protezione e di sostegno e chi è costretto da solo, ad affrontare un possibile contagio. Con tutte le variabili che ne deriva. Sia dal lato sanitario che sociale nonché lavorativo.
Tante cose si possono fare. Persino solo di studio. Una volta una sindaca, l’unica che abbiamo avuto, aveva un progetto in testa. In verità io all’epoca l’ho osteggiato, ma per pura ignoranza. A pensarlo adesso con gli strumenti della tecnologia di oggi, lo devo rivalutare. Non sarebbe male avere uno strumento di controllo delle fragilità e delle vulnerabilità sociali dei nostri compaesani. In special modo dentro una pandemia. All’epoca si trattava di fornire un dispositivo per gli anziani. Un semplice pulsante di emergenza che attivasse un circuito telefonico di protezione, fatto da una prima rete parentale e in assenza, l’intervento diretto delle istituzioni. Se lo immaginassi oggi, con la tecnologia di oggi, lo penserei come un fascicolo sociale elettronico. Esiste il fascicolo del fabbricato composto da tutti i documenti dell’edificio. Io vorrei che il mio comune conoscesse le fragilità dei compaesani, prima che queste fragilità da dentro le case, si trasformino in dolori. Vorrei un servizio sociale. Anzi un servizio per la giustizia sociale, che difenda i diritti di tutti, senza che passino prima dal lavacro dei favori.
Non ci si improvvisa né sindaci ne vice sindaci ne assessori. Nemmeno se lo vuole papà.
Ma fin quando non si pesteranno i piedi tra di loro, rimarranno a galla dentro il nonnulla di una candidatura oggettivamente viziata dagli interessi solo parentali. Non sono ancora riusciti a recuperare dalla ordinaria revisione il defibrillatore, figuriamoci se possono fare altro. Per non parlare dei soldi del PNRR. Non sono tanto fiducioso, perché l’unico modo per intercettare seriamente i soldi, sarebbe quello di avere un progetto, insieme agli altri paesi vicini, che non si limitasse a vaolorizzare il perimetro istituzionale di ciascuno, ma avesse l’ambizione di allargarlo, senza per questo ridurre le identità territoriali di nessuno. Per come ricorda Papa Francesco quando spiega la sua visione di mondo, il modello è già stato scritto e penso che sia abbastanza sovrapponibile per ridisegnare totalmente il nostro territorio e i nostri comuni.
“Il Poliedro riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso conservano l’originalità. Nulla si dissolve, nulla si distrugge, nulla si domina, tutto si integra, tutto si integra.” dal testo “Terra Casa Lavoro”.
Comunque, tornatini a l’assessore Totino….