CGIL Area Vasta Centro CZ KR VV: il Natale dei lunghi coltelli

Care compagne e cari compagni, la pandemia ci ha fatto male a tutti. Dovevamo uscirne migliorati, mi sa che ce la stiamo mettendo tutta, per uscirne peggiorati. Nei prossimi giorni si riuniranno l’assemblea generale dell’Area Vasta Centro il 14 dicembre e successivamente il 16 il Direttivo Confederale. Di solito i direttivi o le assemblee convocate prima delle feste natalizie, servivano più per darci gli Auguri e scambiarci il buon anno. Quest’anno non sarà così. Oppure  lo sarà, ma con qualche riserva. Questo Natale doveva essere per noi, ma un po’ per tutti, il Natale della sobrietà della solidarietà e del rispetto. Chi diceva che la pandemia ci avrebbe cambiati in meglio, oggi in alcuni casi, l’evidenza plastica del risultato umano prodotto è l’amplificazione di quello che si è sempre stati, anche prima della pandemia. Chi da sempre è stato buono, anche prima della pandemia, in questi mesi ha avuto la possibilità di essere estremamente buono. Chi onesto, altrettanto ha avuto la possibilità di rendere la sua onestà fraterna. Chi era solidale prima della pandemia, oggi dentro tutti i risvolti sociali emersi scopre quanto sia necessario lottare per la giustizia sociale. Allo stesso modo chi è stato avido, cattivo, disonesto e ladro prima della pandemia, oggi ha amplificato i suoi propositi.

Si, forse il Covid19 ci ha cambiati veramente. Non siamo diventati altre persone, ma siamo quelli che da sempre siamo stati. La crisi sociale sanitaria ed economica che stiamo vivendo ha soltanto fatto emergere e amplificato quali sono i nostri valori e se a questi valori siamo legati o ne possiamo farne a meno. Anche la nostra organizzazione è stata investita da questa necessità di amplificare quello che da sempre è stata: un sindacato, una istanza territoriale di giustizia e solidarietà a servizio dei lavoratori. Questo doveva emergere più di tutto oggi. Invece ci troviamo ancora una volta a gestire le convocazioni dell’assemblea generale e del direttivo, come istanze burocratiche non per programmare il lavoro politico, ma continuare burocraticamente a gestire la democrazia a fini più personalistici che collettivi.

Se le premesse sono queste, sia l’assemblea generale del 14 che il direttivo del 16 dicembre saranno riunioni dei lunghi coltelli. A confermare quanto i coltelli saranno affilati, c’hanno pensato alcuni compagni che hanno sottoscritto una sorta di petizione-sostegno per il Segretario protempore. Naturalmente non entro nel merito della lettera, perché sembra scritta più da un algoritmo burocratico che dalla tastiera di un sindacalista. C’è tra le righe della lettera qualcosa che sa di una narrativa ormai novecentesca. Tante volte dalle lettere si capisce più quello che non c’è scritto che quello che viene narrato come vero. Nel nostro caso, quello che non c’è scritto, è più esaustivo di quello che si tenta di argomentare. Proverò a farlo emergere.

Senza ombra di dubbio, tutta questa necessità di sostenere il neosegretario, eletto da poco più di 4 mesi, fa emergere quello che nella lettera non c’è scritto e cioè la debolezza politica di gestire la normale dialettica dentro le istanze a cui deve rispondere lo stesso segretario. La necessità di sottoscrivere petizioni-sostegno di un neoeletto segretario non solo certifica la sua debolezza ma rischia di indebolire l’intera organizzazione. L’unità politica e programmatica che è stata registrata con le elezioni del primo segretario dell’Area Vasta Centro, con il secondo si è sfaldata, polverizzandosi. Nella lettera-petizione, l’esponenzialità dei meriti politici e organizzativi sia per il lavoro da reggente prima, che da neosegretario dopo, fanno da contraltare, anch’esse in modo esponenziale alla frantumazione che oggi si registra nella CGIL Area Vasta Centro. Quello che c’era prima, di visione politica e sindacale oggi non c’è più. Lascio a voi, livellare i meriti e i demeriti e lascio a voi tirarne una conclusione.

In questo ultimo anno, le energie programmatiche e politiche, si sono concentrati più sulle cariche da assegnare che sul lavoro politico da fare nei territori delle diverse provincie. Ci siamo più occupati di noi stessi che di come occuparci degli altri. Il richiamo di Landini sul bene ai lavoratori, al di qua del Pollino è stato per la maggior parte riversato verso noi stessi. Ma non verso tutti.

Non si parla più di contrattazione di sito, né di anticipo. La contrattazione sociale è diventata solo un rituale per incontrare sindaci.  Non si parla più di clausole sociali negli appalti e gli spazzini di Montauro e di Girifalco e i lavoratori del call centre di Abramo ne pagano le conseguenze. Se per la Sanità, dopo tutto quello che è successo e quello che cuccederà in Calabria, alcuni compangni componendi del direttivo confederale, hanno avuto la necessità di chiedere una convocazione straordinaria, è evidente che la Camera del Lavoro Area Vasta Centro non si è distinta per autorevolezza politica ne organizzativa ne di lotta sindacale. 

Nei  mesi di chiusura, forse ci sono state delle iniziative straordinarie per come erano  straordinarie i temi che abbiamo vissuto? Il mutualismo tanto decantato nei documenti di indirizzo è un valore in più oppure è burocrazia pura? Come lo abbiamo esplicitato e come lo vorremmo esplicitare in futuro? A queste domanda per la conoscenza che io ho oggi dell’organizzazione, dobbiamo rispondere che non si sa. Come non possiamo rispondere affermativamente se parliamo di percorsi intercategoriali, per la realizzazione di una contrattazione  di sito dove è possibile. Non mi risulta che sono state fatte assemblee congiunte all’Aeroporto di Lamezia Terme, né al policlinico Universitario a Catanzaro, ne alla cittadella regionale. Ma forse mi sbaglio. Di una cosa però sono certo, che le categorie da soli mai potrebbero iniziare un percorso se non c’è la confederazione che delinea una strategia di intervento politico. Non basta enunciarlo negli interventi, non basta dirlo, perché fino adesso non si è sviluppato nessun lavoro politico significativo.

Se nelle provincie di Catanzaro Crotone e Vibo Valentia i lavoratori iscritti alla CGIL si fossero accorti del lavoro politico, sarebbero stati loro stessi in prima persona a sostenere il segretario dagli eventuali attacchi, ma oggi nell’assemblea Generale CGIL Area Vasta Centro, più che di lavoratori provenienti dalla produzione per come prescrivono le norme statutarie, è composta per la maggioranza da funzionari e responsabile dei servizi. Bisogna evidenziare che uno dei punti all’ordine del giorno dell’assemblea generale, prima di costituire la platea necessaria per le elezioni della segreteria è: cooptazioni. Mi chiedo se codeste cooptazioni, assolveranno i richiami statutari e se la platea dell’assemblea sarà effettivamente composta per come è prescritto dalle regole, oppure serviranno di numero per arrivare al 50 % + 1 dei 2/3 degli aventi diritto necessari per l’elezione della segreteria confederale. Persino la petizione, partorita dentro l’organizzazione, più nel dettaglio dentro i corridoi della Camera del Lavoro di Lamezia Terme, è sostenuta da compagni e compagne delle strutture sindacali provinciali per la quasi totalità, componenti dell’assemblea generale o responsabili dei servizi.

Se le istanze legittime dei componenti del direttivo o dell’assemblea, vengono scambiate per “missive”, e si risponde come se fosse in pericolo il segretario generale, dentro le parole non scritte si può palesemente far emergere la debolezza politica e l’uso personalistico delle regole. Una richiesta straordinaria di un direttivo diventa uno sparti acqua per delineare chi è a favore del segretario e chi è contro. Anche le consultazioni e i percorsi attivati per scegliere il segretario stesso, hanno avuto lo stesso obbiettivo e anche in quell’occasione alcuni compagni legittimamente hanno fatto emergere le irregolarità. Non contro il candidato prescelto da una sorta di volontà politica di tutti mai esplicitata pubblicamente, ma un normale e fisiologico richiamo alle regole per dare alle eventuali scelte una rispondenza non solo facciale, ma prima di tutto politica.

Io resto allibito per come vengono gestite le convocazioni delle Assemblee e dei Direttivi confederali. Alla richiesta legittima, per come normato dalle regole statutarie per la convocazione del direttivo, ponendo all’ordine del giorno importanti questioni di natura politica e organizzativa e richiami a delibere statutarie; a fronte di tutto questo il segretario generale fa convocare, il giorno dopo aver ricevuto la richiesta di convocazione straordinaria del direttivo confederale un Assemblea Generale, inserendo negli ordini del giorno la procedura d’elezioni della segreteria confederale dell’Area Vasta Centro. Le richieste dei compagni, vengono inglobati dentro la logica burocratica del segretario generale e con la complicità burocratica del presidente dell’assemblea generale, convocano il direttivo straordinario dopo aver indetto l’assemblea. Non solo è scorretto, perché delegittima la discussione su i punti all’ordine del giorno richiesti nel direttivo straordinario, ma nostro malgrado, computa il principio espresso all’inizio, inerente quello che la pandemia ha fatto emergere in ognuno di noi. Niente di nuovo. Per come è stata forzata l’elezione del segretario generale, si continua a forzare l’elezione della segreteria confederale. Infischiandosene completamente della richiesta di convocazione straordinaria del direttivo, visto che la stessa richiesta verteva sulle nuove aggregazioni programmatiche. È del tutto evidente, che per comporre una segreteria confederale, non si può prescindere da eventuali composizioni di aggregazioni programmatiche all’interno della Camera del Lavoro dell’Area Vasta Centro. A mio parere la convocazione cosi fatta è politicamente inopportuna, per non dire una furbata.

Ad oggi, nell’Assemblea Generale CGIL AVC con la sottoscrizione della lettera petizione, si è tracciata una linea che prima non c’era, evidenziando due fazioni. Esiste oggi una opposizione e una maggioranza. Se mi permettete in questo frangente io preferisco restare della CGIL. E spero, anche se ormai la mia speranza dentro l’organizzazione è diventata retorica, che il segretario generale prenda compiutamente autonomia, e dal prossimo anno scriva un percorso netto e chiaro di cambiamento e di lotta. Che si allontani dalle vecchie logiche e in maniera trasparente ne percorra delle nuove. Che abbia dei nomi per la nuova segreteria che non aderiscono a logiche di sistema fino adesso attuate. Un perseverare sarebbe catastrofico e le conseguenze le pagherebbe l’intera organizzazione.