Cgil Area Vasta Centro – la contro testimonianza di Enzo Scalese.

Il sindacalista dei mi piace, dei buon lavoro e dei comunicati stampa per le condoglianze. Sembra che abbia chiuso in un cassetto il prossimo comunicato stampa per le indignazioni retoriche, in attesa del prossimo lavoratore che morirà sul lavoro. Perché ci sarà un prossimo, e un altro ancora.

Non è il primo lavoratore che muore nel perimetro di quella che non si dovrebbe chiamare zona industriale, ma cimitero industriale. Se ogni volta, come accade per gli incidenti mortali sulle strade, si costruisse un’edicola funebre, in tutto il perimetro di quella cosiddetta zona industriale di Lamezia Terme, dove è morto un lavoratore, si dovrebbe cambiare nome, perché ci sarebbero più edicole funebri che aziende.

Il comunicato scritto da Scalese, o mandato alla stampa a suo nome, è intriso di retorica funebre, di un’indignazione ormai rituale che non serve a niente. Durante la sua permanenza burocratica nel ruolo di segretario generale della CGIL Area Vasta Centro, si è limitato soltanto a esprimere condoglianze e indignazione. Non ha mai costruito alcun percorso di lotta e di denuncia tale da sfociare in una dichiarazione di sciopero generale contro gli omicidi sul lavoro,  né di sito – nella zona industriale –, né esteso alla provincia, né a tutto il perimetro politico-territoriale di sua competenza.

Il suo fallimento politico è impresso nella foto che il giornale ha scelto di abbinare al comunicato stampa: un sindacalista privo di scrupoli, che non ha mai avuto alcuna sensibilità per la sicurezza, né una vera formazione politica e di lotta. Persino le figure di nomina sindacale, come i vari RLST, non vengono utilizzate per potenziare la sicurezza in tutte quelle piccole aziende sprovviste di RLS – figure importanti e necessarie –, ma diventano ruoli di scambio politico e di cordata, utili solo a garantirgli una gestione politica amicale dell’organizzazione. E tutto questo senza che nessuno, né a livello locale, né regionale, né nazionale all’interno della CGIL, si indignasse. La mia personale esperienza è un esempio plastico del suo appetito esclusivamente carrieristico.
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Un’iniziativa permanente di controllo e denuncia avrebbe dovuto portare la CGIL a essere un sindacato di prossimità, invece di trasformare la Confederazione Generale del Lavoro, da quando lui è segretario generale, in un’agenzia stampa per l’indignazione, il cordoglio e le condoglianze.

Ha ragione Papa Francesco, quando dice:  “La testimonianza pertanto, non può prescindere dalla coerenza tra ciò che si crede e ciò che si annunzia e ciò che si vive. Essere credibili non si viene soltanto dicendo una dottrina un’ideologia, no, una persona è credibile se ha armonia fra quello che crede e quello che vive, il come credere il come vivere. Tanti dicono di credere, ma vivono un’altra cosa, questo è ipocrisia, contrario della testimonianza e l’ipocrisia: la contro testimonianza.”