I ceffoni dello zio sub-sindacalista della CGIL Area Vasta Centro.

Se fosse nascosta, come le tante violenze che le donne al di qua del Pollino subiscono, a quest’ora non se ne parlerebbe. Ammenoché alla fine nell’indifferenza e nel silenzio comunitario dei nostri paesi e delle nostre città e delle istituzioni, non ci scappa il ricovero in ospedale o la morte di quella che per tutti prima era una sconosciuta. Nella gran parte delle volte questo è il calvario che una donna deve attraversare. Le casistiche di violenza sulle donne ormai sono tantissime, e sappiamo che il più delle volte le famiglie o i perimetri parentali e amicali, sono gli ambiti dove la violenza sulle donne viene consumata più frequentemente. La casa è il luogo prediletto dell’uomo violento. Una trappola dentro la quale, i sentimenti vengono meglio manipolati dagli orchi travestiti d’affetto che innestano violenza e abusi nel vissuto famigliare delle vittime. Questo non lo dobbiamo mai dimenticare.

Quando la violenza si consuma dentro a storie d’amore, il contesto violento è descritto come: amore malato, amore criminale, raptus amoroso. Il contesto che si mette il luce non è il potere dell’uomo sulla donna, ne la violenza, persino l’arma del potenziale delitto assume una prova a discapito; nella trama dell’amore aggettivato. Nella trama di questi amori, si può aggiungere anche, quelle volte dove la violenza non è stata consumata, perché la donna aveva i jeans aderenti. In questo caso l’amore dovrebbe essere aggettivato come: “amore tessuto non tessuto”. Tutto viene impastato dentro un linguaggio addirittura giustificatorio.

Io non credo che chi beve super alcolici, diventa alcolizzato, ma credo che dal linguaggio e dalle parole che si utilizzano contro le donne, ma non solo, si può capire molte volte se dalle parole si arriva ai fatti. E se i fatti sono violenti, l’amore non è la parole da abbinare per descriverli.

Allo stesso modo non possiamo considerare didattica amorosa, quella che il professore del liceo di Cosenza, sta insegnando ai suoi allievi. Un professore che con le parole e non solo, molestia i suoi allievi. Usa il suo ruolo per intimidire e ricattare gli alunni coperto dalla disarmante omertà dei colleghi. Non avrebbe potuto essere un solo episodio, come non lo è. Forse non sarebbe arrivato alla violenza carnale, ma allo stesso modo la violenza subita dalle parole e dai comportamenti che il professore ha utilizzato, non lascerà segni sulla carne, ma dentro il vissuto della malcapitata rimarrà indelebile per sempre. Se la sfortunata preda, presa di mira dal professore fosse una ragazza fragile e magari con un vissuto difficile, la sua adolescenza ne sarebbe per sempre segnata. Se le percentuali delle varie statistiche della violenza sulle donne, registrano un livello ormai insopportabile, potremmo in percentuale registrare, quanto di quei ragazzi del liceo, vivono un vissuto familiare violento o difficile. Quanti sono vulnerabili, e a quale punto si sarebbe spinto il professore se non fosse stato denunciato. (*)

E sconcertante quello che sta succedendo. Ancora sconcertante sono le ultime dichiarazioni rilasciate dai professori. Il una loro missiva, pur capendo la lotta e l’occupazione dell’istituto, chiedono agli scolari di rientrare perché non saranno presi provvedimenti nei loro confronti. Ne frangente, gli ispettori ministeriali non arrivano, la preside rimane sempre al suo posto, e i carabinieri della procura entrano ed escono dall’istituto. In questo momento l’istituto rimane occupato, e gli studenti d’altri istituti solidarizzano. Gli stessi studenti, denunciano anche ritorsioni che la preside sta facendo nei loro confronti. Come una scolara matura e indisciplinata, gli spende i riscaldamenti, prima di andarsene a casa.

Io non sono padre, sono solo zio, di quattro nipoti. Non saprei come si sentirebbe un padre, se sapesse che la figlia ha subito molestie a scuola da un suo professore. Non so dirlo, lo posso immaginare, ma non sarebbe mai uguale alle sensazioni che può provare un padre o addirittura una madre. Sono uno zio e della mia sensazione posso parlarvi. Se fossi padre, spererei solo di avere una moglie con più sangue freddo, altrimenti considererei legittime ed educative, una serie di ceffoni e calci sui coglioni per tutte le parole che le orecchie della mia potenziale figlia ha dovuto subire.

Una cosa che mi rammarica da zio e da sub-sindacalista appartenente alla CGIL Area Vasta Centro, l’assenza di posizione della Confederazione. Tutti hanno scritto in merito e tutti hanno preso posizione. La Cgil di Cosenza, insieme la categoria FLC. Persino l’Area programmatica Democrazia e Lavoro- sinistra CGIL di Cosenza, ha rilasciato un comunicato. La Boldrini, passando per le Iene, per finire a Polimeni. Tutti hanno avuto il bisogno di esprimere parole sull’argomento, tutti tranne la confederazione della CGIL Area Vasta Centro Catanzaro Crotone e Vibo Valentia. Forse, ma non è sicuro, se ne parlerà l’otto marzo prossimo.

Universalità della non-violenza.

La non-violenza, per essere un credo, deve essere onnicomprensiva. Non si può essere non violenti in una attività e violenti in un’altra. – Gandhi-