I referendum della CGIL : Il mio intervento che non potrò mai fare all’assemblea delle assemblee della CGIL Area Vasta Centro.  

Schede Referendum

È partita con l’Assemblea delle Assemblee, tenutasi a Bologna, la campagna referendaria della CGIL per sostenere i cinque referendum. Nei prossimi giorni, anche a Catanzaro, la CGIL Area Vasta Centro, dopo l’assemblea della CGIL regionale, avvierà la sua campagna referendaria.

Se consideriamo i numeri della partecipazione in Calabria (riassunti alla fine) e analizziamo le frasi di Landini, il quale considera “votare un esercizio di democrazia”, oppure “il voto ai referendum è l’espressione massima della democrazia” o ancora “il voto è la nostra rivolta”, possiamo, senza ombra di smentita, affermare che queste sono frasi fatte, prive di una reale corrispondenza nella vita dei calabresi. Se poi ricordassimo al segretario Landini, ma anche al segretario generale della CGIL Area Vasta Centro, Enzo Scalese, riprendendo le sue affermazioni rilasciate alla stampa per comunicare l’indizione delle assemblee, che nella storia, in molti casi, è stato proprio grazie al voto popolare e a un sistema democratico che in Europa sono nate le più atroci dittature… Per non parlare delle democrazie odierne, che, negli Stati Uniti d’America, hanno espresso un presidente come Trump.

Certo, concettualmente la democrazia è l’unico sistema efficace, forse l’unico possibile, ma soltanto quando essa è intesa come una democrazia che ha dentro di sé uno Stato di diritto, una partecipazione consapevole, una vera libertà di stampa, pluralismo nell’informazione, tutela delle minoranze e, soprattutto, si regge su un sistema economico basato sulla giustizia sociale. Se ci riferiamo ai classici del pensiero, possiamo citare Platone, che considerava la democrazia un sistema instabile, suscettibile di degenerare in demagogia e tirannia. Se ci avviciniamo ai nostri giorni, possiamo citare Tocqueville, che, nel suo testo La democrazia in America, metteva in risalto sia le virtù sia i rischi, tra cui il conformismo della maggioranza. Quest’ultimo aspetto si adatta molto alla democrazia interna della CGIL Area Vasta Centro, guidata dal segretario Enzo Scalese. Infine, per non fare un elenco incompleto dei pensatori, non possiamo dimenticare Rousseau, la cui visione è più affine al mio modo di pensare: nel Contratto sociale teorizzava la sovranità popolare e la democrazia diretta.

Le relazioni della stessa Meloni con Trump e Orbán, così come la vicinanza al partito neofascista AfD in Germania, pongono interrogativi importanti. Dunque, come sindacato, dovremmo arginare questa deriva contrapponendo non solo i referendum abrogativi, ma una vera rivolta sociale. Una rivolta che non deve esprimersi nei salotti o nelle trasmissioni televisive, ma tra i lavoratori e nelle università. Mettere insieme operai, lavoratori e studenti dovrebbe essere il compito principale del sindacato per frenare qualsivoglia barbarie, anche quando essa è espressione della cosiddetta democrazia.

Quali limiti devono essere oltrepassati prima di renderci conto che c’è bisogno di più sindacato, più politica partecipata, meno autoreferenzialità e più lotta? Non ci bastano le iniziative fasciste, i militanti schierati nelle strade delle città che inneggiano con il braccio teso, non ci bastano le offese fatte ai morti della strage di Bologna. Non ci bastano i Vannacci, i Salvini, i Meloni e l’apparato familistico che esprimono? La riforma della giustizia sulla separazione delle carriere, voluta dalla P2 e oggi inserita in un programma elettorale. Non ci basta il DDL sicurezza, né le intercettazioni dei cellulari di preti e volontari che si occupano di solidarietà e soccorso in mare ai migranti che scappano dai lager libici? Non ci basta aver rilasciato e riportato in patria un assassino stupratore di donne e bambini? Quale limite ancora deve essere superato prima che ci accorgiamo che tutto questo non è solo propaganda, ma una vera e propria visione di società autoritaria e repressiva?

Mentre sto scrivendo queste mie riflessioni, mi vengono in mente le parole di Papa Francesco che, con le encicliche Fratelli tutti e Laudato si’, critica aspramente il capitalismo cannibale dei giorni nostri e lo sfruttamento feroce del creato per generare disuguaglianze e morte: “Perché un individuo può aiutare una persona bisognosa, ma quando si unisce ad altri per generare processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel ‘campo della più vasta carità, la carità politica. Si tratta di avanzare verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale.”

Quanto è lontana la politica da questo concetto, in special modo in Calabria? Ogni anno, 14mila persone lasciano la Calabria, e non credo che tanti di questi vadano via solo perché in Calabria non hanno futuro, ma anche perché sono certi che, di questo passo, di futuro ne vedono ben poco. Lo spopolamento delle aree interne, l’abbandono dei nostri paesi, che diventano ormai comunità geriatriche, la migrazione sanitaria, sono i segni ormai del prodotto della politica al di qua del Pollino.

I referendum proposti sono importanti, ma non possono sostituire la lotta e il conflitto, la partecipazione attiva degli uomini e delle donne alla vita sociale. Anzi, se consideriamo le preoccupazioni sulla partecipazione, un eventuale fallimento potrebbe trasformarsi in un’ulteriore mazzata contro i lavoratori. Perché darebbe alito a chi specula sulla debolezza del sindacato. 

Non vorremmo ripetere l’esperienza già fatta della proposta di legge : CARTA DEI DIRITTI UNIVERSALI DEL LAVORO Nuovo statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori PATRIMONIO DI LIBERTÀ, proposta dall’ex segretaria generale della CGIL Susanna Camusso, che doveva cambiare il modo di concepire il lavoro, ma è diventata solo uno spot elettorale, che ha impegnato l’organizzazione per mesi, per poi finire riposta dentro qualche cassetto. 

Se l’astensionismo in Italia ha raggiunto i livelli attuali, forse dovremmo porci qualche domanda: sono le persone a non credere più nella democrazia e nel voto, o sono piuttosto i politici, la classe dirigente dei partiti e gli stessi partiti a non assolvere il ruolo che la Costituzione assegna loro?

Come può un lavoratore calabrese decidere di seguire l’indicazione di Scalese, quando è costretto a lavorare in nero? Cosa gli cambia votare “Sì” ai referendum, quando nemmeno le regole che oggi dovrebbero impedire lo sfruttamento sul lavoro vengono garantite? Un esempio plastico è quello dei lavoratori dei supermercati Sinopoli, i quali, per mantenere il proprio impiego, erano sottoposti a un vero e proprio schiavismo disumano. Non erano lavoratori nascosti in qualche stanza chiusa, oppure lontani dagli occhi della gente. Erano uomini e donne madri e padri che ogni giorno incrociavano gli occhi di tanti altri uomini e donne che facevano la spesa. Come si può chiedere loro di votare un referendum sulla riduzione della precarietà,  o sull’abrogazione dei contratti cosiddetti a tutela crescente, quando nemmeno le regole attuali garantiscono loro una tutela?  Come possiamo convincere i lavoratori del Policlinico Universitario di Catanzaro a votare i referendum, se anch’essi, invece di essere garantiti da un contratto collettivo nazionale, sono in balia di interpretazioni assurde? Cosa cambia per loro? Cosa cambia per i tanti operatori ecologici che, negli appalti per la raccolta dei rifiuti in diversi comuni, non vedono applicato il giusto contratto collettivo nazionale?  Come possiamo convincere i lavoratori a votare il referendum sulla responsabilità sugli appalti in caso di incidenti o morti sul lavoro, quando in Calabria, sia a livello regionale che provinciale, il sindacato non ha mai indetto uno sciopero, limitandosi a organizzare sit-in di protesta davanti alle prefetture, con la sola partecipazione dei funzionari sindacali? E proprio su questo argomento, quale è la pressione del sindacato verso la politica della Regione Calabria per legiferare anche da un punto di vista regionale una normativa che vincoli le responsabilità sugli appalti o il rafforzamento delle clausole sociali?

Se poi entriamo nel merito dei referendum proposti, dobbiamo anche far emergere un’altra carenza del sindacato e della sua attività sindacale in Calabria. L’effetto del Jobs Act è stato smontato da molte sentenze, che lo hanno disattivato, ma anche da molti accordi sindacali che, in diverse regioni, sono stati sottoscritti per depotenziare e renderlo inefficace. E in quest’ultimo caso, non sono state le libere scelte delle aziende a renderlo inefficace, bensì la lotta dei lavoratori e dei sindacati che, al di là del Pollino, hanno inteso il conflitto e la rivolta sociale per ciò che dovrebbero essere. Proprio come ha detto Barberio nell’iniziativa di Bologna. O come ha scritto Papa Francesco: dal conflitto non violento possono nascere le prerogative di una vera giustizia sociale.

Per non dilungarmi troppo, invito tutti a riascoltare l’intervento della compagna Eliana Como fatto all’assemblea di Bologna. Condivido ogni sua riflessione e credo, come crede lei, che dal basso si possano instaurare quei rapporti di tutela, lotta e conflitto necessari per auspicare una vera e propria rivolta sociale. Il voto ai referendum, pur essendo importante, non può essere esaustivo; altrimenti, se fosse così, il sindacato stesso, invece di svolgere il compito per cui è nato, si ridurrebbe a un’agenzia referendaria, senza impattare veramente sulle condizioni reali dei lavoratori. Le buone pratiche sindacali di lotta e di conflitto, in tante realtà, non devono essere solo enunciate dai dirigenti nazionali che presenziano le assemblee territoriali al di qua del Pollino.

L’ultima mia riflessione la voglio porre su un altro aspetto: quello della formazione dei funzionari e dei dirigenti sindacali per incentivare la partecipazione dei lavoratori e dei cittadini al voto referendario. Certo, la formazione è uno strumento importante, ma formare i funzionari sindacali e i vari dirigenti, a me, pare una contraddizione in termini. Riprendendo il messaggio di Papa Francesco per la 55ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, intitolato “Vieni e vedi. Comunicare incontrando le persone dove e come sono”, egli afferma che anche Paolo di Tarso, se si fosse trovato ai nostri tempi, avrebbe usato la posta elettronica e i messaggi sui social. Tuttavia, furono la sua fede, la sua speranza e la sua carità a impressionare i contemporanei che lo sentivano predicare ed ebbero la fortuna di passare del tempo con lui, di vederlo durante un’assemblea o in colloqui individuali. E laddove non poteva incontrare le persone, il suo modo di vivere era testimonianza del suo parlare. Riprendendo Sant’Agostino, egli affermava: “Nelle nostre mani ci sono i libri, nei nostri occhi i fatti.”

Se la comunicazione e la formazione dentro il sindacato non hanno la giusta empatia e si lascia spazio a chi “non va e non vede” le condizioni reali dei lavoratori, a chi non si abbassa alle loro esigenze ma diventa un sindacalista da salotto, allora costui non potrebbe in nessun modo convincere nessuno. E la scarsa partecipazione al referendum in Calabria continuerà a essere quella che è stata fino ad oggi.

Io andrò a votare i referendum con mia nipote, che voterà per la prima volta. Ma le dirò che il cambiamento non si esaurisce nel seggio elettorale: sarà il suo impegno quotidiano a fare la differenza. E lo stesso vale per tutte e tutti i sindacalisti impegnati nella campagna referendaria.

Dati partecipazione referendum abrogativi Calabria e sindacalizzazione in Calabria

Se andiamo a ritroso e partiamo dal 1974, sono stati svolti molti referendum, ma non tutti hanno raggiunto il quorum. Nel primo decennio, i referendum su divorzio, aborto e preferenza multipla hanno raggiunto il quorum previsto, ma con una tendenza in calo: si è passati dall’83% di affluenza per il divorzio al 62% per il referendum del 1991 sulla preferenza multipla. Dal 2000 in poi, ad eccezione del referendum sull’acqua pubblica, che ha registrato un’affluenza del 54%, tutti gli altri non hanno raggiunto il quorum, con una partecipazione che si è attestata intorno al 20%. In totale, su 67 referendum abrogativi promossi dal 1974 al 2022, solo 30 hanno raggiunto il quorum. Negli ultimi 20 anni, solo uno, quello del 2011, ha superato la soglia minima di partecipazione.

Storicamente, la regione con la maggiore affluenza ai referendum è l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Toscana e Piemonte. La regione che ha partecipato meno ai referendum abrogativi è la Calabria. Dal 1981 al 2022, in Calabria l’affluenza alle urne per i referendum abrogativi si è attestata su una forbice che va dal 18% al 25%. Se alla scarsa partecipazione dei calabresi ai referendum aggiungiamo la bassa affluenza alle ultime elezioni politiche, regionali ed europee, è presumibile che nemmeno questa volta i calabresi risponderanno in massa e si recheranno a votare. 

A questo punto, se il quorum verrà raggiunto – come io spero e auspico – i calabresi dovranno ringraziare le altre regioni, dove la partecipazione, pur in calo negli ultimi anni, avrà un ruolo determinante. Gli elettori in Calabria sono circa 1 milione e 700 mila, ma a questa cifra si aggiungono anche i calabresi aventi diritto al voto che risiedono fuori sede e quelli residenti all’estero. Se si escludono i residenti all’estero e quelli fuori sede che conservano il diritto al voto, il numero effettivo degli elettori presenti nella regione si aggira intorno a 1 milione e 100 mila. Ne consegue che il quorum varia a seconda che si considerino solo gli elettori effettivamente presenti in Calabria oppure tutti gli aventi diritto. Nel secondo caso, il raggiungimento del quorum diventa matematicamente impossibile.

Alcuni fattori che potrebbero agevolare la partecipazione al voto:  il primo è l’accorpamento del voto referendario con le elezioni amministrative previste nel 2025, il che potrebbe incentivare gli elettori a recarsi alle urne anche per i referendum. Il secondo è la possibilità di far votare i residenti fuori sede senza la necessità di rientrare in Calabria.

Se consideriamo la platea dei lavoratori  su i quali impattano i referendum sul lavoro a livello nazionale e la ridimensioniamo alla sola Calabria, i numeri si riducono a poche migliaia di unità. La scarsa sindacalizzazione dei lavoratori è un altro fattore che non favorisce la partecipazione.  Gli iscritti alla CGIL in Calabria, nel 2023, ammontavano a circa 130 mila, di cui circa 73 mila lavoratori attivi e 58 mila pensionati. Se consideriamo inoltre che, tra i sindacati confederali, la CISL – che in Calabria ha un numero di iscritti simile alla CGIL – non è promotrice dei referendum né li sostiene, diventa evidente che raggiungere il quorum del 50%+1 degli elettori sarà un’impresa molto difficile, se non impossibile.  Se aggiungiamo infine che non tutti i partiti sostengono apertamente i referendum, e in particolare il Pd, visto che la segretaria ha dichiarato di lasciar libere i suoi iscritti a votare o non votare i referendum, a questo punto, soltanto l’appello di Papa Francesco potrebbe provocare un miracolo. Allora non ci resta che pregare per la sua guarigione, per ormai la sinistra in Italia la rappresenta più lui che chi si limita soltanto a centellinare parole per non dispiacere questa o quell’altra cordata di potere partitico. 

  • I dati sull’affluenza  ai referendum – ministero dell’interno – piattaforma Eligendo

Il dopo festival dello spazzino 

Io non sarò tossico, mai lo sarò.
Il mio credere è puro, vero, sincero.
Chi mi odia per ciò che sono, lo scorderò.
Canterò al cielo il mio cantare stonato
e con una ramazza di felci spazzerò;
la cenere che resta nelle pieghe del mio stato.
Voglio essere medicina che guarisce,
curvare lo spazio, sfidare i buchi neri del pensiero.
Incurvare la superficie per avvicinare il futuro.
Una striscia di luce, un sentiero sicuro,
senza rischiare mai un possibile rinculo.
Non passerò da un cuore ad un altro
perché non c’è forza nello scarto.
Se potessi mostrare il cuore che ho,
non servirebbero parole, io lo so.
Non voglio tribunali, non voglio catene legali,
solo il rumore del mio petto, scioglierà le pene.
Voglio essere medicina, per ogni diritto negato,
lottare senza limiti e restare infinito.
Luce che piega lo spazio e incurva il tempo,
sognarmi spazzino per ripulire il mio cammino.