Il Banchiere di Landini.

Il 16 dicembre Sciopero Generale Nazionale. A mio avviso non bastava un manifesto solo per indicare tutti i motivi per il quale si è deciso di proclamare lo sciopero generale. Certo, forse è vero non averlo indetto prima, per come ha dichiarato al “Fatto Quotidiano”, la compagna Eliana Como componente del comitato direttivo nazionale della CGIL, è l’unica critica che si possa avanzare. Nessuna altra aggressione mediatica e padronale sullo strumento dello sciopero si può alzare dalla politica e quanto meno dai partiti, oggi rappresentati in parlamento.

Landini nella conferenza stampa ha dichiarato che persino Draghi è stato messo in minoranza nel governo dai partiti. Pensavo che Draghi fosse il male assoluto, ma dalle dichiarazioni di Landini, dobbiamo un po abbassare il tiro. O forse meglio alzarlo. Se i partiti oggi sono contro le posizioni dei sindacati, e al fianco di quest’ultimi troviamo Mario Draghi, forse, quando nelle discussioni interne all’organizzazione qualcuno dice che c’è bisogno di avere un partito di riferimento in parlamento altrimenti le proposte del sindacato non vengono mai prese in considerazione e mai potranno avere una effettiva realizzazione, oggi è smentito dai fatti. Oggi i partiti che rappresentano il popolo in parlamento, non hanno una propria identità, ma rappresentano facce e consorterie di potere elettorale. Non rappresentano le istanze sociali del popolo, ma usano le istanze sociali per generare facce nuove, buone per ogni periodo. Il personalismo ha trasformato i partiti, in facce solo elettorali. Se prima cerano gli ideali come faro, oggi ci sono le segreterie dei partiti, che al posto degli ideali, appiccicano le facce come si faceva con l’album delle figurine panini. Forse sarà una forzatura, ma io penso che se per Drive In dei tempi di Berlusconi quando aveva i suoi capelli, ha rappresentato in televisione la cosiddetta tv spazzatura, i 5stelle, hanno avuto in politica lo stesso effetto. Anche apprezzando alcuni aspetti dei 5stelle, ed essendo stato da giovane fruitore di Drive In , penso che non sia tanto spagliato il paragone per segnare il degrado della politica e dei partiti.

Per dare senso anche alla nostra conferenza d’organizzazione è meglio allargare le incompatibilità, e allontanare quanto è più possibile l’interesse partitico dall’interesse sindacale. Persino l’unità sindacale che viene osannata come rimedio, comincia a diventare uno sterile confronto tra segretari generali nazionali. Io credo che bisogna ricercare sempre l’unità, ma vorrei che questa unità non scartasse posizioni scomode. Forse io sono un sognatore, ma penso che il metodo per ricercare effettivamente una unità sindacale con tutti i sindacati, dovrebbe invertire il percorso. Dal basso e dalle differenze di tutti, verso l’alto, verso il comune interesse di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici, esse siano sindacalizzate o no.

Si sciopera per richiamare l’attenzione sulla sicurezza sul lavoro. Mentre tanti, anzi pochi, si divertono a decidere se il vaccino contro il covid sia una pozione inventata dal diavolo, ogni giorno muoiono 3 persone sul lavoro. Che essi siano vaccinati o non vaccinati. Precari o stabilizzati, sfruttati o in nero, i morti sul lavoro, non sono etichettabili perché tutti fanno parte della stessa comunità; quella del lavoro. Una comunità di uomini e di donne che si sono stancati ad essere sempre quelli che della torta si dividono i resti. Lo sciopero serve a richiamare la politica e proprio dentro la pandemia dove in alcuni settori le produzioni esplodono, il rischio, se gli standard di sicurezza non vengono riviste e attuate tutte le necessarie accortezze, oltre i morti di Covid, aggiungeremmo inesorabilmente altri morti sul lavoro.

C’è la smania di spendere i soldi del PNRR, ma non si considera che la sola spesa, svincolata dalla giustizia sociale e senza le giuste valutazioni del loro impatto sul nostro territorio regionale genera un sistema per il quale i manager più aggreditati per farlo fruttare sono gli affigliati alla ndrangheta. La storia dei tanti e diversi finanziamenti europei in calabria, ne sono un esempio. La gestione manageriale di tale risorse europee, spinge piu verso una gestione speculativa che sociale o di salvaguara dei diritti dei lavoratori e della territorio. Persino, l’uso delle ZES, le zone economiche speciali senza ulteriori strumenti di tutela in aggiunta a quelle già stabilite del CCNL, saranno perimetri dove il disaggio dello stesso territorio interessato alla zona economica speciale, sarà certo speciale, ma non lo sarà speciale per i lavoratori ma solo per gli appetiti dei aziende. Creare ricchezza o come si dice di solito accrescere il Pil – che in verità non si è mai capito cos’è veramente – senza abbinare la giustizia sociale, è come ricercare l’immunità di gregge, senza vaccino. Non vorrei che la Zes in calabria vosse ispirata dal racconto che fa Saviano sul suo libro “Gridalo”, dell’esperienza di Xu Lishi giovane lavoratore, che dalla provincia si sposta dentro una ZES, affascinato dalla modernità e dalle promesse per poi accorgersi d’essere solo un prodotto per la speculazione e gli appetiti delle multinazionali.

Si sciopera, perché ormai tutte le nuove assunzioni che si stanno facendo, sono precarie e a tempo. Se il posto fisso era un sogno, ormai specie in Calabria è diventato una necessità. Il sogno ormai è stato declassato al quotidiano vivere di tanti precari che nella publica amministrazione Calabrese nei diversi comuni e enti, suppliscono alla mancanza di personale. Per non parlare dello stato della sanità. Per queste ultime problematiche, attendiamo i tavoli di confronto che il nuovo Presidente della Regione Calabria Occhiuto, ha concertato con i sindacati. Sarebbe stato meglio, se alla fine di questi preparatori tavoli di confronto, avrebbe accolto come segno di una vera apertura, la richiesta avanzata dalle categorie sindacali e dal suo segretario regionale della FILCAMS, inerente la chiusura nei giorni di festa dei centri commerciali. Ma le cronache dicono che non l’ha fatto, ne ai tavoli preparatori ne successivamente. Non c’è ormai giorno, che alla cittadella Regionale di Catanzaro i lavoratori precari lottano per il loro diritto, non per un sogno. Si sciopera per tutti quei lavoratori che salgono sui tetti, per rivendicare i salari. Si sciopera, per la giustizia sociale e per un fisco equo e progressivo non un riordino delle aliquote che penalizza le fasce più povere. I salari sono i più bassi d’Europa, l’imposizione fiscale nazionale, regionale e comunale, erodono ancora di più, i tristi salari italiani dei lavoratori e delle lavoratrici. Un giochino di detrazioni e riordino d’aliquote che per renderlo più equo bastava un foglio Excel. Dato il gettito, riorganizzare le aliquote in senso progressivo, salvaguardando le fasce più basse, non doveva essere tanto difficile. Ma invece di usare il computer per riorganizzare le aliquote, hanno preso come calcolo le cordate di interessi di quella che un tempo la si chiamava Borghesia.

Si sciopera e come sempre è stato, lo stesso sciopero lo pagano direttamente in busta paga i lavoratori. E per la mia esperienza è altrettanto certo, che nella busta paga del mese successivo allo sciopero, la prima voce che salta agli occhi dei lavoratori che hanno aderito allo sciopero è la ritenuta attuata dall’azienda. Difficile, anzi impossibile che se la dimentichino. Magari si dimenticano altre indennità, ma di sicuro la prima cosa che fanno è contabilizzare l’assenza dal lavoro dei lavoratori che hanno aderito allo sciopero. Lo stesso Landini ha ricordato nella conferenza Stampa che la responsabilità sociale, non verrà meno, e considerato che siamo ancora dentro la pandemia, i settori più esposti saranno esenti. Bisogna ricordare che la responsabilità dei sindacati, ogni qual volta si dichiara uno sciopero è stata sempre assunta e sempre lo sarà. La stessa normativa e gli stessi CCNL prevedono percorsi dentro i quali, tutte le responsabilità sono rappresentate. I servizi minimi essenziali, sia dentro la pandemia, sia prima, quando non c’era l’emergenza covid, sono stati sempre garantiti dai lavoratori. Lo sciopero non potrebbe mai essere in conflitto con i diritti dei cittadini, perché non può essere dichiarato se non si escludono i servizi essenziali. Anche in questo caso, sempre per la mia esperienza, sono sempre i sindacati ha informare l’utenza, specie negli appalti publici. Emblematica è stata la querela che ha avuto l’ex Segretario Generale della Funzione Publica CGIL di Catanzaro prima oggi Area Vasta Centro, il quale, per il solo fatto di aver affisso un volantino che informava i cittadini del disaggio che la giornata di sciopero avrebbe causato sulla raccolta dei rifiuti, la sindaca del comune, invece di richiamare l’azienda che gestiva l’appalto della raccolta, ha deciso di querelare il segretario del sindacato che lo aveva indetto. Naturalmente la querela è stata la solita fuffa. I lavoratori pagano gli scioperi che sono costretti a fare, subito e direttamente in busta paga. Nella mio esperienza nel difendere e rivendicare uno sciopero, a volte lo pagano anche i sindacalisti.

Lo sciopero del 16 Dicembre non è uno sciopero contro qualcuno, ma è per tutti. Se le interlocuzioni fino all’ultimo non daranno risultati accettabili, lo sciopero diventa un primo appuntamento per una lotta che dovrà essere più incisiva. Il prossimo Natale non nascerà solo Gesù bambino, ma la speranza di tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici, che il prossimo anno sia ispirato dalla giustizia sociale, più che dalle facce di chi sarà il presidente della repubblica o dalle tabelline per le aliquote.