Il cinismo con lo sterzo di alcuni sindacalisti. 

Al di qua del pollino per alcuni il cinismo ha lo sterzo. Persino le lacrime hanno la salinità alterata in base alle ingiustizie e al grado di abominio che si trovano d’avanti agli occhi. A volte più i fatti sono lontani dal quotidiano più lo sdegno è alto. Al contrario quando  lo stesso cinismo viene usato per manomettere la vita delle persone, scaricandole nella precarietà e nell’incertezza, tutto ha un altro significato e potremmo circoscriverlo dentro una sola parola: ipocrisia. 

Si muore di lavoro, si muore per l’indifferenza animale, ma si muore anche di non lavoro. Non c’è bisogno che uno crepi per spegnere la sua esistenza, basta scartarlo, umiliarlo ricoprirlo di tutto lo scibile umano e nella colpevole indifferenza starsene zitti e aspettare che tutto si consumi lontano dai propri occhi. 

Chi si indigna nel piccolo si indigna nel grande, contrariamente a chi è ipocrita  nel piccolo è spaventosamente cinico nel grande.  Se i fatti servissero a modificare gli atteggiamenti di ognuno di noi, sia quando essi sono mortiferi come l’operaio agricolo lasciato morire in mezzo alla strada, sia quando essi siano meno abominevoli, ma con lo stesso grado di cinismo, allora niente sarebbe perduto o dimenticato nelle spire del tempo, ma tutto avrebbe una potente reazione di coscienza. 

In alcuni casi siamo bravi a manifestare il nostro sdegno, in altri ci limitiamo dentro un silenzio assordante a farci i fatti nostri. L’ambiente e il contesto in cui tutto accade sono i prodromi dei comportamenti, e a volte, anzi molto spesso, fanno diventare i comportamenti delle persone, anche quando non si registrano morti, molto più gravi. Perché non ti aspetteresti mai che dentro un ambiente che dovrebbe garantire la dignità degli uomini e il lavoro tutto viene calpestato corrotto e scartato. Non si può sperare che un caporale non sfrutti i lavoratori, e nemmeno che li aiuti se stanno per morire. Non puoi pensare che un mafioso che è devoto alla Madonna di Polsi, possa capire cos’è la carità e la giustizia. Al contrario lo pensi per un sindacalista, per un prete, un magistrato, un medico, un politico, quest’ultimo con la dovute differenze, proprio perché il contesto è l’ambiente in cui operano, dovrebbe essere privo di possibili compromissioni. Perché se anche in questi ambienti l’ipocrisia la disonestà gli interessi personali cancellano il senso etico e morale della loro missione sociale, tutto esplode in un cannibalismo. Dove tutto è alterato dalla legge del più forte del più furbo e del più animale. 

Alla fine di tutta la nostra esistenza terrena una cosa è certa: nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, o coerenti con le nostre azioni, ma quanto siamo stati credibili, e quante le nostre parole abbiano cucito sulla nostra pelle la nostra credibilità.