È arrivata come fa da sempre, la solita indignazione sui morti sul lavoro. Questa volta però a Firenze non si è trattato di negligenza, quando al posto di muratori assumi dei metalmeccanici. Non possiamo parlare di negligenza quando parliamo di sub appalti a cascata, che inseguendo il ribasso speculano sulla sicurezza.
Un’altra cosa che salta agli occhi, nella tragedia di Firenze, è la scarsa sindacalizzazione dei lavoratori. In molti ambiti nel lavoro privato, la dimensione dell’azienda e la scarsa sindacalizzazione dei lavoratori, sono un elemento di fragilità del sistema di tutela e sicurezza. Come si può formare un muratore applicando il contratto sbagliato? Quali sono gli enti bilaterali che sono tenuti a garantire la formazione sulla sicurezza del lavoro, a quale ccnl fanno riferimento? Il possibile RLS, o RLST quale DVR delle aziende che si sono aggiudicati l’appalto deve conoscere: della prima azienda oppure la trentesima? Il RSPP, il medico competente, l’addetto alle emergenze, l’addetto al primo soccorso, il preposto, devono essere quelli della prima azienda che a vinto l’appalto o dell’ultima. E se sono diversi, nella catena dei sub appalti, quante persone conoscevano la condizione dei cantieri, e quanta complicità c’è stata?
Tutti gli strumenti sulla sicurezza declinate nelle leggi in materia, saltano, diventano inutili se un lavoro sotto gli occhi di tutti di una nota catena di supermercati in una importante città, dal giorno alla notte diventa un campo di battaglia. Nel nostro paese le bombe li lancia l’indifferenza. Li lancia lo stato, quando riduce gli appalti in un sistema predatorio. Li lanciano le aziende quando sono complici dello sfruttamento della manodopera utilizzata. Molte volte ho sentito dire che il costo della sicurezza non rientra nel ribasso dell’appalto. Sulla carta dovrebbe essere così, poi però la verità la scopri e si capisce, quanto di quel ribasso è finito sulle spalle del lavoratore e quanto è il peso che lo ha schiacciato. Il dolore di una morte sul lavoro, non si può circoscriverlo al solo cantiere, ma colpisce tante altre persone che hanno costituito il vissuto del lavoratore. Gli occhi si riempiono di lacrime e il dolore diventa sociale, collettivo, di tutti. Il dolore e le lacrime non sono soggetti al ribasso, quando arrivano te li prendi tutti.
Dai giornali si evince che l’accelerazione dei lavori, la precaria condizione dei lavoratori, era una evidente criticità , che doveva essere fatta emergere e poteva essere fatta emergere prima del crollo. Il complesso di leggi che regolano la sicurezza, sono ininfluenti in un contesto di totale e acclarato, sfruttamento della manodopera impiegata. Un operaio diventa lavoratore in nero solo da morto, quando era vivo e lavorava era un lavoratore invisibile. Senza documenti, diventava un immigrato con due strati di invisibilità: sociale e umanitaria.
Il sindacato stesso dovrebbe dotarsi di altri strumenti di lotta, aggiungendo al sindacalismo dei servizi e dei pensionati, il sindacalismo d’inchiesta. Dal sindacalismo della delega al sindacalismo dei diritti di tutti. Dovrebbe diminuire la tanta teoria e aumentare la pratica. Bisogna sporcarsi le mani. Bisogna certamente approvare una legge che istituisca il reato di omicidio e lesioni gravi, ma bisogna prima di tutto decidere se veramente si vogliono evitare. E per farlo oltre alle parole bisogna mettere nelle condizioni tutto il sistema sulla sicurezza, di prevenire eventuali tragedie non solo di subirle. Nessuna normativa sulla sicurezza sul lavoro può salvare i lavoratori, se alla base c’è un sistema di regole che è facile superare. I controlli auspicati sui cantieri, anche di quelli più grandi, devono fare i conti con la frammentazione del lavoro in uno spezzatino di aziende che nello stesso cantiere si contengono porzioni di lavoro. Se in alcune aziende assegnatarie di appalti publici è consentito usare per lo stesso lavoro due diversi contratti collettivi nazionali, figuriamoci cosa può succedere in un cantiere privato, dove la competizione predatoria delle aziende, si abbatte sul lavoratore e in alcuni casi come quello di Firenze, i cantieri diventano vere e proprie sacche di sfruttamento dentro le città dove nessuna formazione ne normative sulla sicurezza può entrare. Nessun DVR o nessuna valutazione del rischio, potrà creare un perimetro di sicurezza per i lavoratori, e in assenza di controlli dentro i cantieri e negli appalti, l’indifferenza di tutti bonificherà i luoghi.
Tre lavoratori al giorno muoiono sul lavoro, se sommassimo tutto per un anno, e facessimo per tutti i rispettivi minuti di silenzio, saremmo stati in silenzio per circa un giorno. Se lo moltiplicassimo per tre il tempo del silenzio, riusciremmo ad ottenere più di due giorni ininterrotti. Forse avrebbe il suo effetto, se si potesse fare uno sciopero del silenzio per circa 3000 minuti. Forse farebbe più rumore di tanti minuti di silenzio frammentati nell’anno. Sarebbe più formativo dei tanti convegni sulla sicurezza che si perdono nel nulla.