Sono interessato a Dio e la curiosità mi costringe a sentire tutto quello che lo riguarda. Non mi devo convertire al cattolicesimo, forse lo farò, oppure rimarrò un cristiano alpinista d’esplorazione per tutta la vita. In verità riesco a vedere la punta della mia montagna, ma la distanza rimane sempre incalcolabile. I campi base che riesco a istallare ogni volta che supero un versante una parete di ghiaccio, non hanno numerazioni come quelli di un normale alpinista. Posso pianificare soltanto come salire. La montagna è maestosa, e le vie che percorro si intrecciano con le altre vie percorse da altri. A volte ti aiutano, altre volte ti deviano e sei costretto a prendere passi più lunghi. I punti dove posso attaccarmi con le mie corde le trovo nelle riflessioni pure e genuine degli uomini. Nei libri, ma molto di più sono gli esempi che mi danno la forza per avvitare dentro il duro ghiaccio le tenute di sicurezza. I miei appigli per scalare la mia montagna sacra, senza cadere.
Fortunatamente, durante le mie scalate non sento la radio. In testa ho solo il tragitto per arrivare e istallare l’ennesimo campo base. Nemmeno quando mi riposo in tenda, la radio mi fa compagnia. Nella tenda si aspetta una finestra di cielo per salire, ci si riposa dalla fatica e si riflette sul tragitto fatto. La bolla che si crea quando la chiudi completamente da tutte le lampo, cancella il tempo e separa il corpo fisico da quello sacro. Dalla trasparenza della finestra di cellofan la cima della montagna non appare poi tanto distante. Ripassi punti sicuri trovati, i passaggi fortunati. Provi a disegnare le future arrampicate per la scalata successiva. I punti dove poter mettere altri chiodi. La fune che mi serve il tempo e le pause da fare. Tutto appuntato in un taccuino. Poi dormo.
La mattina, fai le cose che devi fare. Prendi la macchina e mentre provi a sintonizzare la radio e trovare un canale senza interferenze, arriva lui: il figlio illegittimo di Sant’Agostino. Padre Livio che trasmette dal campo base di radio Maria. La sua meta non è la cima, ma percorrere in orizzontale il pianeta per veicolare in tondo un immagine di Dio, cattivo e in questi giorni pure untore. Attraverso la sua teologia radiofonica veicola coronavirus santificati. Colpe che l’uomo deve pagare. Nel suo immaginario, vede un Dio con la bava alla bocca. Seduto sul suo trono a giocare a scacchi con la vita delle persone. La scienza è il vaccino di Dio per fronteggiare i virus, non Padre Livio dal campo base di radio maria. Riesce a monopolizzare l’etere fino alla casa del sindaco di Petrizzi. Fai le due curve a scendere e poi puoi passare canale. Di solito trovo, il ruggito del coniglio e ci rimango fino a destinazione.