Il II congresso della CGIL Area Vasta Centro: “Si Aboubakar Soumahoro si sta mparandu a lapa, ncunu nesciu già mparatu.

Ormai siamo alle fasi finali, almeno per quanto riguarda il congresso di federazione della Cgil Area Vasta Centro, Catanzaro Crotone e Vibo Valentia. Il 20 dicembre prossimo, si terrà il II congresso dall’unificazione territoriale delle tre province. Per il congresso nazionale e per rieleggere di nuovo Landini, ancora ce ne vuole. Ricordiamo solo per la cronaca, il primo segretario generale della Cgil Area Vasta Centro è stato Raffaele Mammoliti, oggi consigliere regionale. L’attuale segretario è il compagno Enzo Scalese, eletto suo malgrado, con non pochi conflitti interni. Il compagno Scalese, oltre ad essere il secondo segretario generale della Cgil Area Vasta Centro è stato il primo che ha inaugurato quello che prima, con il primo segretario non c’era stato. La costituzione di una non ben definita area programmatica d’opposizione. Per definirla meglio, possiamo dire che è nata in contrapposizione al secondo segretario generale. La stessa cosiddetta aria non si richiama alle aree programmatiche già costituite in CGIL, ma dentro un recinto non ben definito, ha provato ad opporsi alla nuova gestione politica e organizzativa avviata dal nuovo segretario generale. Forse c’erano tutte le buone intenzioni, ma con il passare del tempo anche la stessa aggregazione è stata resa ininfluente. Non me ne vogliano i compagni dell’aggregazione ma puoi rompere cordate di potere dentro una democrazia, solo se dello stesso potere ne sei affascinato. 

Forse analizzando bene alcuni accadimenti della maggioranza, non c’era nemmeno bisogno che ci fosse una opposizione organizzata per far deflagrare l’impianto politico costruito dal segretario Scalese dopo la sua elezione. Hanno fatto tutto da soli. Era evidente dall’inizio che la Cgil Area Vasta Centro, con la guida del compagno Scalese, avrebbe fatto rifiorire appetiti territoriali, che lo stesso non avrebbe saputo domare. Se la funzione della Cgil Area Vasta Centro era quella di unificare, dentro un perimetro comunitario e solidale le tre province al centro della regione Calabria, con il compagno Scalese è diventata un fortino per generare rendite di posizione e politica dello scarto. 

La CGIL come confederazione, dell’Area Vasta Centro, è una categoria sindacale che si assomma a quelle che già ci sono. La funzione di portare a sintesi il lavoro delle categorie sindacali non esiste, e nel territorio, tutto viene generato come una ritualità devozionale. Per altri aspetti, alcune categorie sindacali, sono stati cannibalizzati dalla confederazione e scartati dal perimetro di rappresentanza dell’area vasta Centro. La solidarietà che prima era un pilastro fondamentale con il segretario generale Enzo Scalese è stata anch’essa scartata dall’agire politico. La confederazione dell’Area Vasta Centro non è nient’altro che una categoria in più. Sarebbe anacronistico dire che se viene meno il lavoro di coordinamento e di riequilibro solidale dell’intera struttura CGIL nelle sue diverse diramazioni, verrebbe meno la confederazione e il portato che essa sorregge. Trasformarla in una pseudo categoria sindacale, per la sola generazione di cariche e incarichi, non credo che sia funzionale al territorio e ai lavoratori.

Molte cose in questi ultimi anni sono successe, al limite, e in alcuni casi camminandoci sopra la regolarità statutaria e regolamentare. Una di queste ad esempio era ricomporre con la giusta percentuale di lavoratori l’Assemblea Generale e il direttivo. Sarebbe stato giusto, come avrebbe voluto Landini, che i lavoratori, eleggessero il proprio segretario generale non farsi eleggere con il supporto determinante dei soli funzionari delle strutture e dei servizi della CGIL per come è successo per il compagno Scalese. Forse è il primo caso, che dentro alla mastodontica struttura democratica della CGIL, è riuscito a farsi votare in segreto e non avendo avuto una grande maggioranza, imporsi per alzata di mano devozionale con la sottoscrizione di un documento forzatamente a sostegno. Mi chiedo, se il compagno Scalese farà parte della Commissione elettorale del II congresso dell’Area Vasta Centro? Se si, non credo che le cose cambieranno. Per forza di cose gli equilibri interni risponderanno alla stessa politica e alla stessa “mitologia” democratica” degli ultimi anni. Proprio in ragione della democrazia e della partecipazione, bisogna registrare che nel regolamento del XIX congresso, non tutti gli iscritti possono presentare i documenti congressuali, ma soltanto quelli che sono membri delle istanze territoriali della CGIL. Persino un RSU, se non e membro del direttivo o dell’assemblea non può presentare nessun documento alle assemblee congressuali. A fronte di tutto questo e ravvisata la composizione dell’assemblea e del direttivo dell’Area Vasta Centro, mi chiedo che tipo di democrazia verra rappresentata nella futura assemblee generale della CGIL Area Vasta Centro. Anche in riferimento al nuovo assetto proposto dal documento d’organizzazione. Sarà reale oppure come per consuetudine sarà devozionale. Mi viene in mente una frase di Don Luigi Bettazzi: “Sono lo stesso perché cambio”. Lui dice che la tradizione è rinnovarsi continuamente. E sostiene che vive ancora, perché è da 99 anni che vive cambiando. La stessa cosa dice Papa Francesco quando parla dell’indietrismo. Quello stato di cose che porta a pensare secondo la logica: “si è fatto sempre così”. 

Tante cose sono successe in questi ultimi anni, e dopo la prima deflagrazione della segreteria confederale con le dimissioni di un suo componente, la seconda è avvenuta in concomitanza delle scosse di terremoto con epicentro nella Città di Catanzaro. Fortunatamente le scosse di terremoto non hanno causato danni né a persone né a cose, ma tanta paura. In altro modo, i danni si sono registrati dentro la segreteria confederale, e proprio al ridosso del congresso quello che restava di segreteria si è sbriciolata con le dimissioni di altri componenti. Non sappiamo con esattezza quali sono stati gli effettivi motivi delle deflagrazioni. Nel primo caso, leggendo tra le righe, affiora un gazebo galeotto da istallare per una iniziativa. Forse c’è stato un vaffa di troppo che ha generato la rottura, che indirettamente ha poi causato ricorsi al comitato di garanzia Sud, da parte del segretario generale Scalese. Comunque tutto alla fine è stato condito con le scuse rituali e burocratiche, successivamente formulate dal compagno accusato di eccesso di sproloquio. Per la seconda e ormai definitiva deflagrazione della segreteria confederale, non si capisce bene perché, ma forse una possibile ricollocazione di qualcuno o di qualcuna, non è andata a buon fine. In questi ultimi anni di pandemia di guerra e dell’attuale governo Meloni, la definitiva deflagrazione della segreteria confederale della Cgil Area Vasta Centro è stata l’ultima sciagura che i lavoratori hanno subito. 

Il congresso della CGIL più in generale è una cosa seria, importante per tutti i lavoratori. Al di la delle cariche che verranno assegnate, è un momento di riflessione politica e contemporaneamente di azione politico sindacale. Per questa ragione dobbiamo distinguere i congressi fatti sulla carta e quelli invece fatti su i posti di lavoro. Conosco bene i meccanismi, perché a differenza di tanti, io sono entrato nel sindacato, proprio partecipando attivamente ad un congresso. Avevo ancora qualche capello in più, e negli anni avvenire ho assunto anche ruoli nelle commissione di garanzia. 

Se per la Cgil Area Vasta Centro è il II congresso che si svolgerà, per la CGIL nel suo complesso è il XIX. I documenti presentati uno alternativo all’altro, saranno discusse nelle assemblee di base e si confronteranno le posizioni. Il primo documento registra nel suo incipit il momento straordinario complesso e inedito che stiamo vivendo. Dalla pandemia alla crisi economica, passando per la guerra. Invece il secondo documento, inizia registrando il rammarico per l’entusiasmo perso, che aveva generato il XVIII congresso della CGIL. Io stesso sono stato investito dallo stesso entusiasmo, ma sono stato successivamente fagocitato dal medesimo entusiasmo che ho posto nella candidatura di Landini. 

Penso inoltre che la disamina degli arretramenti che il sindacato ha avuto in questi ultimi 15 anni, sono espressi bene nel secondo documento, Le radici del sindacato. Per citarne alcune, come esempio esaustivo, la cancellazione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, il jobs act e la Fornero, la Buona Scuola, sono la verità storica di quello che i lavoratori hanno subito e continuano a subire. La continua precarietà, l’impoverimento dei salari, il non lavoro lo sfruttamento dentro una crisi che per come è stata declinata nell’ultima finanziaria, la pagheranno sempre gli stessi: i lavoratori. Se la CGIL e Uil hanno dichiarato e fatto lo sciopero generale al governo Draghi per gli interventi fiscali, con la manovra annunciata della Meloni, si dovrebbe fare la stessa cosa. La stessa manovra ricalca tutti gli appunti che lo stesso Draghi gli ha lasciato. 

Sarebbe stato più incisivo, offrire ai lavoratori un congresso con un unico documento congressuale, al limite emendabile, che potesse contenere la radicalità della verità storica del secondo documento e l’organica visione organizzativa del primo documento, “il lavoro crea il futuro”. Pensavo che con la vittoria della destra e dopo il governo Meloni, il congresso della CGIL sarebbe diventato un lavoratorio allargato e partecipato, con un unico obbiettivo: quello di far rifiorire nel cuore e nella mente dei lavoratori un senso comunitario d’appartenenza. E se gli ultimi risultati elettorali hanno registrato che gli operai e tanti lavoratori hanno per la stragrande maggioranza non votato, oppure hanno votato la meloni o i 5 stelle, se pur fossero iscritti alla CGIL, dimostra che il senso comunitario solidale e di lotta del sindacato non incide nelle dinamiche elettorali e sociali del paese.

Sbarrare le porte all’individualismo che invade il mondo del lavoro, in special modo al di qua del Pollino, dove lo stesso lavoro, per quel poco che c’è, in molti casi è il terreno dove i diritti dei lavoratori devono essere compressi, dove i contratti collettivi nazionali non arrivano a tutti i lavoratori con il loro carico di diritti. Per non parlare delle clientele, anch’esse come agenzie interinali clandestine tessono dentro la speculazione il loro agire criminogeno. Infine i dati dell’INAIL che fanno emergere, proprio nel perimetro della CGIL Area Vasta Centro una forte incidenza di infortuni e morti sul lavoro. Gli stessi dati fanno da promemoria a tutto il resto.

Io ormai ho perso l’entusiasmo, per come mi era venuto nel XVIII congresso. Mi rimane la speranza, e forse anche un po’ di santa provvidenza che il XIX congresso possa dare una risposta a tutti quelli che in questi anni drammatici hanno pagato di più le conseguenze della pandemia della crisi economica che sta mordendo. C’è chi si è arricchito e chi sta solo sopravvivendo. All’indignazione di tanti per il reddito di cittadinanza, si assomma l’indignazione di pochi per la disparita salariare dei lavoratori e delle lavoratrici. Nella classifica europea i nostri salari sono ultimi ormai ferma da sempre. Serve il salario minimo, ma serve ancora di più rafforzare i contratti collettivi nazionali di lavoro. Approvare una legge della rappresentanza che elimini sui posti di lavoro, rappresentanze fittizie.

Al congresso nazionale molto sicuramente sarà riconfermato Landini, il mio augurio è quello di riaccendere l’entusiasmo ormai spento, e non solo il mio. Per il II congresso della CGIL Area Vasta Centro, non mi è rimasto né l’entusiasmo né la speranza, mi dovrò accontentare di Scalese.