Il Vangelo per un sindacalista.

Matteo (12,1-8)

La mia riflessione sul Vangelo di oggi la dedico alla segretaria regionale della Flai Calabria e al segretario generale della Flai area vasta centro. (Catanzaro Crotone Vibo Valentia). Ma in verità non serve solo a loro due, ma a tutti i sindacalisti che in questi giorni debbono affrontare l’inumana tragedia dei lavoratori che muoiono sotto il caldo. Naturalmente al netto del segretario generale della cgil area vasta centro, perché ieri come oggi lui riveste i panni dei farisei. 

Il Vangelo di oggi mette sostanzialmente in contrapposizione due aspetti della legge. La prima, una totale e sterile applicazione e la seconda la sua necessaria trasgressione. Entrambe hanno un fine comune, la giustizia. Nel primo caso la legge è al di sopra dell’uomo. Non interessa il suo bene la sua salute la sicurezza di una vita dignitosa. Non interessa se l’uomo ha fame, e trasgredisce la legge solo perché non può fare almeno per assicurarsi la sua esistenza e la sua vita. La seconda invece ha come centro di tutto l’uomo. La sua vita il suo sostentamento il suo vivere. Trasgredirla è l’unico modo per assicurarsi tutto questo.  

Nello stesso Vangelo, notiamo che coloro i quali solo ligi alla legge, sono coloro i quali dovrebbero rispettarla sempre, prima di accusare qualcuno di non farlo. Eppure sono quelli che la usano sempre contro gli altri, per rimproverarli, accusarli punirli. Loro stessi invece nella loro vita sono i primi a non osservarla, senza avere in seguito nessuna colpa. 

Il Vangelo di oggi riportandolo ai nostri giorni, ci fa vedere la sostanziale differenza tra: legalitarismo, tecnicismi normativi amorfi e ipocriti e la giustizia. Ci dice che nessuna legge può essere rispettata se invece di assicurare la vita, la dignità, il lavoro: assicura la morte. 

I protocolli, le leggi, i regolamenti, se non hanno una proiezione per la vita, anche quando sono rispettati fino all’ultima parola, non sono proiettati per assicurare la giustizia, ma solo un burocratico diritto, che alcune volte è mortifero. 

Allora la conclusione di questo mio ragionamento resta una: trasgredire la legge per assicurare la vita. Allargare estendere, nei protocolli, nei regolamenti, l’umana legge del cuore. Non serve più farla solo rispettare, bisogna superarla con tutto quello che è necessario per assicurare la vita delle persone, non la loro morte. Sopraggiunta senza nessuna colpa, magari riconosciuta come la solita disgrazia, il fato, il destino. 

In tutti gli ambiti, deve prevalere la vita dell’uomo, non la legge i regolamenti o i solo protocolli. E io conosco solo un modo per farlo: sindacato di prossimità. O come lo chiama Landini: brigate della legalità.