Gli imprenditori forse sono un dono di Dio come scrive Francesco nella sua enciclica. Ma di sicuro non sono un dono di Dio i padroni che speculano sui salari per continuare ad impoverire il lavoro. Non si sta chiedendo la luna, ma solo il giusto aumento salariale. Come si può considerare giusto un salario di circa 1200 euro? Perché stiamo parlando di questi soldi, mica dello stipendio di Casalino.
In altre occasioni lo stesso Francesco, ha ricordato:” Guai a voi che sfruttate la gente, che sfruttate il lavoro, che pagate in nero, che non pagate il contributo per la pensione, che non date le vacanze. Guai a voi! Fare “sconti”, fare truffe su quello che si deve pagare, sullo stipendio, è peccato, è peccato.“ Io mi chiedo quanti dei tanti imprenditori, hanno Francesco come guida o “mammona”.
Bisogna intervenire sui livelli contrattuali, perché, anche se in alcune realtà non rispecchiano l’effettiva mansione, il primo e il secondo per come oggi si svolge il lavoro nelle aziende, non hanno ragione d’esistere. Bisogna lavorare sul welter contrattuale anche in relazione alle condizioni socio sanitare dei territori. Al di qua del Pollino, in alcuni casi il welfare contrattuale è aria fritta. A mio modesto parere, almeno nella realtà in cui vivo per come è concepito organizzato ed erogato il welfare contrattuale, si rischia molte volte che ai lavoratori non arrivi mai niente. Legato a troppi meccanismi burocratici che in alcuni casi senza che il lavoratore abbia nessuna responsabilità, le inadempienze dell’azienda rischiano di impedire allo stesso lavoratore di adoperarlo concretamente. Il welfare contrattuale, se in alcuni casi è uno strumento utile per i lavoratori, in altri, rimane ancorato alla solita “cuchiunetta” burocratica.
Su gli aumenti che confindustria non vuole concedere, inutile parlarne, perché li trovo non solo necessari, ma legittimi e giusti. Il meccanismo della l’inflazione programmatica la cosiddetta IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione) non dovrebbe essere legata ai consumi ma alla media dei salari che gli altri paesi europei erogano. Il problema in verità non è l’aumento che non vogliono concedere i padroni, ma gli stipendi da fame che vorrebbero mantenere in eterno.
Per non parlare di quanti lavoratori, sono stati costretti a lavorare durante la chiusura per la pandemia. I lavoratori metalmeccanici allo stesso modo, come hanno fatto le altre categorie di lavoratori, hanno contribuito a mantenere viva la produzione la distribuzione dei beni e servizi necessari per la sopravvivenza di tutti. Se si diceva che non sarebbe stato più come prima, oggi confindustria con le sue richieste assurde, vuole demolire e cancellare il contratto nazionale. Ci vorrebbe portare non a prima del covid, ma alla metà del secolo scorso. Io penso che il loro obbiettivo resta quello di individualizzare il più possibile il rapporto di lavoro, per non riconoscere a tutti gli stessi diritti. Nel rinnovo del CCNL tante cose dovrebbero migliorare. Una per tutte è il rafforzamento delle clausole sociali nel cambio d’appalto. La riduzione d’orario di lavoro dovrebbe essere anch’esso una richiesta per la quale lottare nei prossimi mesi. Per finire alla sicurezza del lavoro. Di quest’ultimo aspetto non ve ne parlo, perché la rabbia mi porterebbe a scrivere cose per le quali anche noi come sindacato abbiamo le nostre colpe e le nostre responsabilità.