La FIOM al di qua del Pollino ha perso la sua anima

Mentre i metalmeccanici di tutta Italia stanno lottando per vedersi riconosciuto il rinnovo del contratto, ormai scaduto da anni, e mentre i dirigenti sindacali nazionali provano a ristabilire il tavolo di contrattazione dopo la rottura da parte della rappresentanza datoriale, i lavoratori manutentori del Policlinico del campus universitario di Catanzaro sono costretti a sopportare non solo la precarietà contrattuale e la lesione dei loro diritti, ma anche una sorta di macelleria della rappresentanza.

Negli ultimi mesi, quasi tutti i lavoratori iscritti alla FIOM, per poter rivendicare i diritti negati in materia di sicurezza, applicazione del giusto contratto, orario di lavoro, giusti livelli contrattuali per le mansioni svolte, buoni pasto, elezioni legittime degli RSU e degli RLS, sono stati costretti a cancellarsi in massa dalla FIOM-CGIL e iscriversi alla FIM-CISL.

Per comprendere meglio il contesto in cui operano questi lavoratori, dobbiamo partire da molto lontano, da quando la FIOM-CGIL, grazie al lavoro di tutela, alle lotte e agli scioperi proclamati negli anni, era riuscita a superare l’assenza di una regolare procedura per l’assegnazione dell’appalto. In passato, infatti, alla stessa azienda (Magna Graecia) veniva riconosciuta illegittimamente, senza alcun appalto, una sorta di concessione pattizia che, negli anni, veniva rinnovata senza mai arrivare alla pubblicazione di un bando di gara.

Grazie alle lotte, agli scioperi e anche all’impegno della dottoressa Colosimo della Prefettura di Catanzaro, oggi prefetto di Vibo Valentia, siamo riusciti a ottenere che la manutenzione del Policlinico e dell’Università venisse attribuita tramite bando di gara, ai sensi della normativa vigente. In questo contesto, i lavoratori hanno dovuto subire sulla loro pelle le più deplorevoli condizioni, sia a causa dei salari non erogati per mesi, sia per la mancata applicazione di tutti gli altri istituti contrattuali e diritti stabiliti dal contratto collettivo nazionale di lavoro.

Il declino, da un punto di vista sindacale, ha iniziato a manifestarsi quando il sindacato, e nello specifico i dirigenti della FIOM-CGIL, hanno progressivamente abdicato al loro ruolo per avvantaggiarsi e consolidare più le loro prerogative personali che garantire ai lavoratori la giusta tutela. In un primo momento, come sempre accade, hanno mostrato i denti ai padroni, per poi scoprire che, al posto dei denti, avevano solo una dentiera rimovibile.

Con la nuova riorganizzazione della FIOM-CGIL in versione regionalizzata – che, a ben vedere, è servita più ad allontanare la FIOM dai lavoratori e dal territorio – gli atteggiamenti che gli stessi lavoratori hanno registrato nei loro confronti sono degni del Gatto e la Volpe della famosa favola di Pinocchio. Sindacalisti furbi e scarsamente preparati che, anziché tutelare i lavoratori, hanno preferito imbonirli, lasciandoli in balia delle prerogative aziendali e delle giustificazioni burocratiche, sempre pronti a deresponsabilizzarsi, giustificando la lesione dei diritti acquisiti e impedendo loro di poterne rivendicare altri.

Il dumping contrattuale che stanno subendo i lavoratori è un esempio plastico della scarsa azione sindacale. E se registriamo pure che il rappresentante della FIOM-CGIL, per non restare senza lavoratori da seguire, ha dovuto chiedere alla FILCAMS-CGIL la delega per rappresentare quei lavoratori che, non avendo ottenuto il riconoscimento del giusto contratto metalmeccanico, sono stati inquadrati con un altro contratto – nello specifico il multiservizi – ciò dimostra quanto la FIOM-CGIL, al di qua del Pollino, non si regga più sulla lotta, ma solo sulla rappresentanza burocratica e di comodo. Se in altri ambiti i lavoratori iscritti alla FIOM devono trovarsi a competere con sindacati di comodo, nel sito in questione la FIOM stessa è diventata un sindacato che, dal colore rosso della sua bandiera, è diventato giallo, addirittura rosa pallido.

Lavoratori che si trovano a lavorare fianco a fianco, ma con contratti diversi. RSU eletti forzando le regole e attribuendosi prerogative più da caporali o da crumiri che da rappresentanti sindacali, assoggettati all’azienda per evitare qualsiasi forma di conflitto o rivendicazione. Orari di lavoro che, invece di essere messi in discussione per arrivare a una generalizzata riduzione e a una contestuale assunzione di manodopera – uno dei punti saldi delle rivendicazioni che in questo momento si stanno portando avanti per il rinnovo del contratto collettivo nazionale – vedono alcuni lavoratori costretti a turni che superano le otto ore, con meccanismi penalizzanti. Responsabilità nelle mansioni e livelli contrattuali gestiti senza alcuna tutela della sicurezza, ponendo i lavoratori in condizioni di pericolo, considerando che alcuni di essi non hanno la formazione specifica per svolgere i compiti assegnati.

Mons. Francesco Savino, vicepresidente per l’Italia meridionale della CEI, ha dichiarato in un suo intervento: “I cristiani nella contemporaneità devono essere hacker della storia, avere una fede che riscrive le regole. Non possiamo accettare passivamente i sistemi corrotti, ma leggerne la vulnerabilità (hackerarli) e introdurre nuove possibilità di giustizia e di speranza. Se la società funziona su logiche escludenti e di sfruttamento, il cristiano ne hackerizza il codice riscrivendo nuove traiettorie di fraternità e giustizia sociale.”

Forse i cosiddetti nuovi funzionari rivoluzionari della FIOM Calabria, e in particolare quelli che hanno la responsabilità sindacale nella provincia di Catanzaro, dovrebbero concentrarsi più sui perimetri di sfruttamento che emergono con forza nella loro quotidianità, piuttosto che farsi fotografare con il pugno alzato. Perché, se alla fine lasciano i lavoratori senza tutela, quel pugno alzato diventa solo un vessillo per manifestare la loro ipocrita ideologia, rivolta esclusivamente all’autoconservazione.

Meglio, come dice Monsignor Savino, essere sindacalisti hacker, meglio rompere tutti i sistemi di potere che alterano la giustizia sociale e i diritti dei lavoratori. Meglio essere rivoluzionari nel quotidiano che marionette di una rivoluzione che mai si potrà attuare senza che prima i lavoratori acquisiscano quella conoscenza e coscienza necessaria per liberarsi definitivamente dai ricatti e dalla paura per rivendicare ciò che è giusto e, aggiungo io, sacrosanto.

A me rimane soltanto la speranza che, al di là delle sigle sindacali che i lavoratori scelgono, riescano a ottenere il riconoscimento dei loro diritti. E che la FIOM, al di qua del Pollino, torni a essere ciò che è sempre stata: una categoria di uomini e donne che non si sottomette alle logiche ormai incancrenite di un sistema privo di anima e di lotta.


Sii sempre una persona libera
e dunque non mendicare mai Privacy Policyla libertà ma affermala,
non dipendere da ciò che gli altri dicono di te
ma ascolta la voce della tua coscienza,
non cercare di essere applaudito ma di essere affidabile
per la tua coerenza tra il tuo dire e il tuo vivere.

Rassegna stampa Fiom Catanzaro