La memoria cancellata degli ex, nella Cgil al di qua del Pollino.

Il sindacalista inquieto

Io ho seguito gli stessi consigli che don Milani dava ai suoi scolari che si avvicinavano  al sindacato. I primi anni facevo quello che mi dicevano, mi sono morso la lingua parecchie volte, tanto da farla sanguinare.  Ho attaccato l’asino dove volevano i responsabili. Poi ho cominciato a dire la mia. I miei riferimenti politici e culturali, mi davano la forza per non arretrare mai, per lottare contro tutti anche contro gli stessi dirigenti quando pensavo che le battaglie da condurre erano giuste. Gli stessi lavoratori che io seguivo, erano per me i veri propulsori della mia forza.

Quando seguivo gli spazzini, io mi sentivo uno di loro, la condivisione totale delle loro lotte era il mio unico pensiero fisso. I loro problemi erano i miei problemi. Quando non prendevano il salario, nell’azione sindacale che producevamo, la condivisione le difficoltà non lasciavano mai i miei pensieri. Le assemblee che abbiamo fatto nelle diverse camere del lavoro o nei comuni, o nei garage messi a disposizione dai lavoratori, per non parlare dei pranzi o le serate passate insieme, erano il cemento che legava i nostri rapporti ormai diventati fraterni. 

La mia arma era il mio megafono, armato di parole e quando serviva rabbia, lo tiravo fuori dalla macchina e sotto le finestre dei sindaci che si rendevano responsabili delle difficoltà che affrontavano i lavoratori, gli rammentavo le loro responsabilità politiche e amministrative. Poi arrivavano le querele, ma non hanno avuto mai il potere di fermarmi, perché erano querele fuffa, con l’obiettivo solo d’intimidirmi.

Tanti i comuni dove abbiamo lottato insieme ai lavoratori: Petronà, Settingiano, Girifalco, Isca sullo ionio, Squillace, Soverato, Botricello, Argusto, GAGLIATO. In quest’ultimo paese, grazie al vice sindaco, anche se la lotta è stata aspra(o) a volte, abbiamo insieme pensato a quello che doveva essere un protocollo da estendere a tutti i comuni, per garantire il salario ai lavoratori del comparto igiene a ambientale quando si trovavano schiacciati in logiche solo burocratiche che intercorrevano tra le aziende e comune. Oggi il vice sindaco di un tempo a Gagliato non c’è più, perché sono certo, che non sarebbe stato d’accordo con quello che l’unico lavoratore adibito alla raccolta della spazzatura ha subito in questi ultimi anni. Lo abbiamo lasciato con un contratto a 4 ore di lavoro, con l’obiettivo di alzarlo, invece oggi si trova a 3 ore di lavoro perché è rientrato in quella logica elettorale che nei nostri paesi, non tutela i diritti, ma genera favori e precarietà. La voce tra i lavoratori del lavoro che la Funzione Publica faceva sì era estesa e non c’era comune della provincia dove il bisogno del sindacato non arrivava. 

Per non parlare della vertenza dei lavoratori del campus universitario a Catanzaro.  Anche il questo particolare caso, mi sono messo sempre a fianco dei lavoratori, anche contro i dirigenti sindacali. Quest’ultima vertenza la ricordo, perché il lavoro sindacale ha portato i suoi frutti, visto che grazie alla fiom e alla mia insistenza presso la prefettura negli incontri che ci sono stati, oggi i lavoratori invece di essere sottoposti alle bizzarrie dell’azienda che aveva con il policlinico e l’università un contratto pattizio senza regole, oggi sono sottoposti ad un appalto regolare con tutto quello che ne consegue. Anche se da quello che mi risulta, la società che a vinto, non applica per tutti i lavoratori metalmeccanici lo stesso contratto collettivo di lavoro, ma genera tra di loro un dampig contrattuale. Il percorso sindacale che avevamo intrapreso con la Fiom era quello di costituire un contratto di sito, per garantire a tutti, sia metalmeccanici che operatori delle pulizie una tutela ancora più maggiore che i diversi contratti collettivi nazionali non garantivano. Anche in questo caso, la tutela dei lavoratori e dei loro diritti, è stata macinata dalle logiche interne alla Fiom, garantendo oggi una sorta di sindacato burocratico che non mette insieme i lavoratori nelle loro prerogative collettive, ma si limita soltanto a gestire individualmente i problemi che emergono.  Anche di questo aspetto un’altra ex segretaria della Fiom nazionale Francesca Re David, a avuto modo di conoscere le difficoltà dei lavoratori che avevano con i dirigenti apicali della fiom territoriale. 

Se i lavoratori avessero avuto la possibilità di scegliere il loro rappresentante sindacale, non avrei mai subito quello che ho subito. Sia nella fiom che nella cgil che nella funzione pubblica, è stato più importante garantire le rendite di posizione dei dirigenti sindacali a discapito dei lavoratori. La verità la conoscono con esattezza e dovizia di particolari, sia l’ex segretario regionale della fiom Mario Sinopoli, sia l’ex segretario regionale cgil Michele Gravano, sia l’ex segretario confederale cgil area vasta centro Raffaele Mammoliti. Per non parlare del lavoro sugli appalti, anche di questo lavoro ne è a conoscenza l’ex segretario regionale cgil Sergio Genco. Del lavoro sugli appalti che abbiamo svolto, ne potrebbe parlare anche l’ex segretario della funzione publica Bruno Talarico, e indirettamente Daniele Carchidi, quando era stato per un breve periodo, prima di salire di grado, membro della segreteria confederale della cgil Calabria. 

Per non parlare delle innovazioni organizzative e gestionali che insieme a Francesco Vescio, abbiamo introdotto nell’Alpa, Catanzaro prima e regionale dopo. Un altro lavoro di cui vado fiero che abbiamo istituito quando ero all’alpa è stato lo sportello per aiutare i migranti nella trasmissione delle domande per usufruire delle quote d’ingresso. Sullo sportello per aiutare i migranti e le loro aziende agricole per la trasmissione delle pratiche per accedere ai flussi, mi sono scontrato anche con un altro ex, Gianni Dattilo, il quale non era per niente contento del servizio, anzi se dovessi ricordare le sue parole esatte, oggi che è più sensibile sui migranti, forse dovrebbe ringraziarmi. Ma non credo che lo farà. Del lavoro nell’Alpa, oltre che all’ex commissario prima e poi presidente e poi ancora liquidatore, Bruno Talarico, lo conosce bene un’altra ex, Caterina Vaiti e indirettamente l’ex segretario nazionale della Flai, Ivana Galli, in riferimento alla sicurezza dei lavoratori nelle aziende agricole.  Per non parlare della mia prima collaborazione con l’inca, e il rapporto che ho instaurato con ex direttore Luigi Cimino. 

Ma tutto questo lavoro svolto dentro  l’organizzazione non vale niente. Quando nella cgil i dirigenti diventano ex di qualcosa, tutto si dimentica tutto non vale più niente, e il lavoro svolto si cancella in un battito di ciglia.  I rapporti umani non valgono niente, il lavoro svolto non vale niente. I risultati raggiunti dopo ogni incontro in prefettura non son valsi a niente. Quello che vale di più di tutti, è garantire cordate di potere, per generare quando arrivano le occasioni di collocazione, quelli che abbassano la schiena e dicono sempre: si padrone. Nelle assemblee generali o nei direttivi, ho sempre provato a dire la mia, al contrario di altri che oggi sono diventati dirigenti sindacali senza mai aprire bocca, e quelle poche volte che lo hanno fatto, serviva sempre a elogiare il segretario confederale di turno. 

Ieri era il giorno della memoria, ma nella mia condizione da scartato, non riesco a capire se la memoria è un valore collettivo per tutti, oppure mette lo sterzo a vantaggio di quello o di quell’altro ricordo. Se è selettiva, e distingue le atrocità le ingiustizie del passato in ragione dei propri interessi, oppure si scarta quando non è più utile ricordare. Io al contrario di tanti, penso che dalle piccole ingiustizie crescono le grandi. Chi ruba speranza e vita nel piccolo è più capace di rubare le stesse speranze nel grande. Chi lo fa per i diritti minuscoli che compongono la dignità dell’uomo, lo fa pure per i diritti più grandi e necessari per dare alla stessa dignità un valore che non può essere trattato, concertato, manomesso per garantirla a gli uni e diminuirla agli altri. Se ieri c‘erano i cosiddetti italiani brava gente, oggi mio malgrado al di qua del pollino, ci sono i bravi ex dirigenti sindacali.

“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari.” Antonio Gramsci