Storia di ordinario struttamento.
L’altro ieri sono andato a Chiaravalle a comprare delle cose per mia madre. Sono arrivato e ho cominciato a cercare tra gli scaffali del supermercato. Non riuscivo a trovarle e ho chiesto a un commesso. Mi ha portato allo scaffale e io con l’occasione, gli ho detto: “Mi auguro che non siate nella stessa condizione dei lavoratori dei supermercati Paoletti.” Lui, mentre tornava a fare quello che stava facendo prima, mi ha salutato e mi ha detto: “Siamo trattati peggio.”
Avevo già preso quello che mi serviva, ma ci ho riflettuto parecchio prima di decidere di comprarlo. In verità, volevo andarmene perché il solo pensiero di essere complice, anche se indirettamente, di uno sfruttamento non mi faceva stare bene. Ma tornare a casa e dire a mia madre che non l’avevo trovato mi faceva stare ancora peggio. Ho preso il pacco e sono andato alla cassa per pagarlo. Approfittando del fatto di essere in quel momento solo con il cassiere del supermercato, gli ho rivolto anche a lui la stessa domanda che avevo fatto al suo collega. Anche lui mi ha confermato la situazione di sfruttamento che vivevano tutti i lavoratori. A questo punto, gli ho detto che sarebbe stato meglio rivolgersi a un sindacalista, per iniziare a conoscere i propri diritti e poi valutare insieme come muoversi. Sarebbe meglio muoversi in maniera collettiva, insieme agli altri. Il cassiere, porgendomi il resto, mi ha risposto: “Non ci fidiamo dei sindacalisti, c’è il rischio che si schierino con il padrone, che si vendano, e poi finiamo per stare peggio. E magari qualcuno rischia di essere licenziato.”
Forse non è questo il caso, ma l’esperienza mi ha insegnato che le azioni sindacali di alcuni sindacalisti nel mio territorio dipendono da tanti fattori. Per inquadrarli nel loro più ampio e generale contesto li chiamiamo: fattori di interessi para-elettorali.
Se fossi stato in un’altra situazione, gli avrei lasciato il mio numero di telefono e lo avrei sicuramente chiamato per fare una chiacchierata. Avrei potuto dargli il numero di telefono di un sindacalista, ma le parole del lavoratore mi hanno spiazzato, rattristato e amareggiato. Per un secondo mi sono passate davanti agli occhi le facce dei sindacalisti a me più prossimi e, sapendo che non avrebbero fatto niente, ho desistito. Ho preso la busta della spesa, ho salutato e me ne sono andato.
Durante il tragitto di ritorno in macchina, però, i pensieri ribollivano nella mia testa. Ero certo che nessuno dei lavoratori fosse iscritto al sindacato, e nel frattempo, lungo la via, sono passato vicino a una Camera del lavoro. Dal perimetro di sfruttamento del supermercato al perimetro di tutela della Camera del lavoro. Perimetri che non si incontrano mai, ognuno per sé, non si mischiano e a volte si respingono, e questo è uno dei casi in cui sindacato e lavoratori sono anni luce distanti, anche se quotidianamente si trovano a circa duecento o trecento metri di distanza.
Tante cose mi sono ronzate in testa. Tanta rabbia e anche un po’ di tristezza. Sapere e non poter fare niente mi intristisce. Se dei lavoratori hanno una pessima considerazione dei sindacalisti, vuol dire che fino ad ora hanno incontrato pessimi sindacalisti. Sentendo ancora dentro, più da cristiano che da sindacalista, la scintilla dell’indignazione contro le ingiustizie, l’unica risposta che potevo dare al lavoratore era questa.
Una cosa più di tante altre condivido pienamente sulle mie spalle con il lavoratore: la consapevolezza che di fronte all’ingiustizia, al di qua del Pollino, sei solo. E prima di arrivare alla rivolta sociale, come dice Landini, bisogna evitare che tanti lavoratori si sentano soli. Come mi sono sentito io e come si sentono i tanti lavoratori dei tanti supermercati nel perimetro del mio quotidiano.
Ieri sera ho visto una puntata della serie di The Chosen. A un certo punto gli attori hanno cominciato a pronunciato questo dialogo:
Fin quando i sindacalisti nel mio territorio assomigliano ai farisei del video, gli ultimi rimarranno ultimi. Forse un giorno arriverà qualcuno che inserita questa tendenza. Per adesso: Simu mbrazza a Maria.