L’auto candidatura semplificata del compagno Vincenzo Colla.

Una cosa a me fa un po’ tristezza, non sapere come si esprimeranno nell’Assemblea Generale prossima del 25 Gennaio i nostri rappresentanti Regionali espressi dalle Categorie e dalla Confederazione. Si aggiunge tristezza alla tristezza quando si sentono alcuni compagni richiamare negli interventi alle assemblee; l’assenza di vincolo di mandato per i delegati che dovranno esprimersi sulla elezione del Segretario Generale.

Richiamando il libro di Baricco “The Game”, nel quale lo scrittore diventa geologo e ripropone la rivoluzione digitale che stiamo vivendo. La rappresenta come un epoca geologica, placche tettoniche che spinte dal basso, fanno spuntare montagne che muovendosi si scontrano tra di loro. La cima delle montagne diventa l’espressione della massima espansione dei vari strumenti digitali che via via nel tempo, da Steve Jobs a Internet al Web, Napster, Mp3, ai telefonini trasformati in device, alle piattaforme come Google, Facebook di Zuckerberg, per finire a quella di Rousseau dei 5stelle.

Siamo passati alla postura attiva, del gioco del calcio balilla a quella semi-attiva del flipper per poi passare a quella passiva dei video giochi. Tutto è partito da là, da un videogiochi, si chiamava Spase Ivaders del 1978. Quelli della mia età lo ricordano, anche se era superato ai miei tempi. Chi ha avuto qualche Commodore 64 o Ammstrad lo conosce. – L’astronave andava solo a destra e a sinistra su una riga orizontale e doveva sparare disintegrando gli oggetti che scendevano dall’alto – . Dalla verità, costruita dopo un percorso esperienziale nel sistema analogico, si è passato oggi alla verità semplificata che emerge dallo schermo del device a disposizioni di tutti, in un sistema digitale.

Potremmo definire la candidatura del compagno Vincenzo Colla una candidatura semplificata, come lo è la verità semplificata dei telefonini. Nata più da un algoritmo che dalla condivisione di un percorso politico sindacale. Più dai numeri e dalle forme nascoste di protezionismo, che da una aggregazione di consenso. Legittimo sì, l’assenza di vincono di mandato dei delegati all’Assemblea Generale, ma guai se il voto non rispetta quello che più largamente e diffuso tra la gente, ma soprattutto tra i lavoratori. Non tenerne conto sarebbe scorretto. Sarebbe fuori da una democrazia di rappresentanza come lo è la nostra. Se il compagno Colla, nutre delle paure nel fatto che Landini possa interpretare il documento congressuale il “Lavoro è”, diversamente da quello che si è pensato congiuntamente e approvato all’inizio, non dovrebbe auto-candidarsi ma sostenere la proposta della Segretaria Generale Susanna Camusso, contrapponendogli un controllo e una serrata critica negli organismi preposti. Utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, come una costruzione di eventuali arie programmatiche; ma determinarsi in un’auto-candidatura servirà soltanto a poter trattare fino alla fine, da ottimo sindacalista.

Una candidatura semplificata che si contrappone non all’idea di Sindacato, ma alla sola popolarità del suo avversario, scambiando quella di Landini come un rigurgito populista che colpisce anche la CGIL. Come dire che Papa Francesco è populista, solo per il fatto che è apprezzato da una moltitudine di persone. Non scambio la popolarità del Papa, né quella di Landini con il populismo. Anche se i paragone con il Papa è azzardato, non credo sia azzardato sostenere che i Cardinali senza copri capo nella nostra organizzazione, sono quelli che oggi sostengono le candidature semplificate. Mi chiedo, cosa dovrebbe fare Maurizio Landini, rinunciare di parlare di farsi vedere di essere apprezzato, di non mettersi la maglia della salute. La straordinaria popolarità che ha, per meglio delegittimarlo si trasforma in tifo, scambiando chi parteggia con chi tifa. Io sono Partigiano e non tanto vado allo stadio, mi viene di tifare Catanzaro per solo affetto territoriale. Invece di usare la popolarità di Landini per rilanciare il sindacato, si usa contro di lui.

Amarezza su amarezza pure per il fatto che né Angelo Sposato il Segretario Regionale CGIL, né Raffaele Mammoliti il segretario dell’Aria Vasta CZ-KR-VV CGIL, si sono esposti più di tanto. Il segretario Generale della Calabria nei suoi interventi che ho potuto sentire, né dalla sua relazione programmatica al Congresso Regionale, si è capito se la scelta della Segretaria Generale Susanna Camusso, sul nome del suo successore è condivisa dal Segretario Regionale Calabria e consecutivamente in Assemblea Generale verrà sostenuta, oppure no. Il compagno Angelo Sposato nell’Assemblea Generale prossima, voterà per la proposta della segretaria generale oppure deciderà di votare per l’auto candidature del Compagno Colla? La stessa cosa più o meno vale per Raffaele Mammoliti segretario dell’aria vasta e per mia curiosità personale del segretario dello SPI Gianni Dattilo se sarà delato all’Assemblea Generale.

C’è una sorta di presa di posizione per non dire per non parteggiare. La Calabria con i suoi delegati, parteciperà all’assemblea Generale e non sapremo come voteranno, ma di sicuro torneranno tutti vincitori. Se nella scorsa Assemblea Generale, non sapevamo di chi era il corpo e di chi era l’ombra dei delegati Calabresi. – Il corpo e l’ombra del segretario…….. – Oggi, allo stesso modo non possiamo se la ricomposizione delle parti, voterà per Colla o per Landini. Con la fine del congresso dello SPI. Amarezza tristezza diventano lacrime. Se non fossi stato adulto, e tutto questo mi si sarebbe stato contestualizzato a 10 anni, avrei di sicuro pianto e fatto i capricci per una settimana. Chiamiamoli così perché in verità erano d’altro tipo.

Non riesco a metabolizzare il senso politico di tutta la questione che si è venuta a creare sull’elezione del segretario nazionale. Eppure si è partiti da un documento condiviso, votato in larghissima maggioranza nelle assemblee di base di Categoria e Confederale. Per come di prassi l’indicazione della Camusso è avvenuta dopo una larga consultazione di tutti i segretari delle Camere del Lavoro e delle Categorie. Persino negli ultimi direttivi, il metodo e il nome del segretario è stato condiviso e approvato da tutti. Non solo, lo stesso documento “Il lavoro è” per come è stato elaborato e definito con la partecipazione dal basso, sembrava ormai un metodo, visto i precedenti, diverso e condiviso. Alla fine quello che sembrava diverso è risultato essere identico, le forme sono diverse ma le spaccature sanno di vecchio. Sembra una discussione che prende esempio più dalle metodologie del PD e dalla sinistra post moderna, che dal Sindacato di Di Vittorio. Il dissenso a Landini si è trasformato in un giocattolo ormai rotto e consunto dal temo. Sembra più legato alla vecchia logica della partitocrazia, dimenticando che l’autonomia dai partiti non deve essere solo enunciata, ma praticata. Fortunatamente sono cresciuto, e ormai non piango più né faccio i capricci, ma considero l’auto-candidatura alla stregua di un giocattolo burocratico. Niente di piu e niente di meno, di una partita a ruba mazzo.