Lo spray al peperoncino di Cappuccetto Rosso al congresso della Fiom Nazionale.

Lo spray al peperoncino di cappuccetto Rosso al congresso della Fiom Nazionale. 

Se fossi stato in Calabria mi sarei alzato nella sala e gridato il mio disappunto. Ero in trasferta e mi sono tenuto tutto dentro. Un giovane compagno nel suo intervento ha sostenuto che se tra i lavoratori ci sono alcuni che si dichiarano apertamente fascisti il sindacato deve difendere anch’essi. Certo, di sicuro tutti i lavoratori devono essere difesi dai padroni. Tutti i criminali hanno diritto alla difesa e pur i fascisti. Quello che non hanno diritto d’avere sia i criminali che i fascisti è la tessera della Cgil in tasca, figuriamoci quella della Fiom. Per spingermi ancora più avanti, io penso che se un lavoratore che dentro un’assemblea sindacale contrappone se stesso al fascismo e ne rivendica l’idea, deve essere allontanato dalla stessa assemblea. Una cosa e discutere per capire e confrontarsi, un’altra cosa è legittimare un crimine come lo è il Fascismo. Non è una idea politica ma un crimine contro l’umanità come lo sono tutte le altre forme di limitazione delle libertà. Come lo è, la Ndrangheta nella nostra regione. Essere liberi vuol dire essere anti fascisti. Il Fascismo non è né di destra né di sinistra, ma può essere di entrambe i modi. Il sindacato invece è di destra e di sinistra laico o clericale, quello che non può essere un sindacato è definirsi fascista o in difesa di coloro che si definiscono tali. Tutti i partiti politici che rientrano nel perimetro della nostra Costituzione sono legittimati. La lega è legittimata i 5 stelle lo sono fin quando rimangono dentro al perimetro Costituzionale. Una volta usciti e per alcuni versi e a mio avviso stanno già con un piede fuori dal perimetro Costituzionale, non bisogna né capirli né dargli tempo, bisogna solo lottare e contrastarli con tutti gli strumenti e con tutta la forza che si possiede. La lega di Salvini ha già preso quella strada e come un tempo rigurgita consenso divorando gli altri partiti. Forse non c’è voluto l’olio di ricino e le manganellate, ma l’effetto che si sta registrando è similare. La rivoluzione digitale del consenso è sperimentata sulla pelle dei migranti. La nuova propaganda passa dal Web e dai social.

– Il nuovo olio di ricino e le nuove manganellate – 

Non solo nella propaganda che inghiotte tutto, ma nelle parole stesse che Salvini pronuncia. In quel suo me ne frego, c’è tutto una costruzione ideologica e narrativa anticostituzionale e fascista. 

L’altro intervento di cui in questi mesi di congressi avevo curiosità di sentire, era quello della compagna Eliana Como. Lo dico subito, la mia curiosità non ha trovato quello che si aspettava. Naturalmente stimo la compagna, apprezzo il suo lavoro la sua passione il coraggio e l’impegno. Se avesse ripetuto l’intervento che ha fatto al Pignone con Landini, lo avrei apprezzato di più. Anche io mi aspettavo altro. Mi aspettavo un intervento più strategico che d’opposizione politica, visto gli ultimi avvenimenti nel congresso della Cgil. Pensavo che utilizzasse il congresso per rilanciare nuove strategie di contrasto politico dentro una idea di sindacato plurale e non d’opposizione. Pensavo che rilanciasse lo sciopero generale sulla sicurezza sul lavoro. Pensavo che adoperasse la spaccatura della maggioranza per ricondurre una possibile interlocuzione di lotta unitaria. Essere essa stessa collante di un percorso che ha necessità di concludersi con una compartecipazione di tutti. Chi ha deciso di rompere chi invece doveva decidere di riunire. Pensavo di trovare un Cappuccetto Rosso, invece mi sono trovato un lupo vestito da cappuccetto rosso incazzato con in mano la bomboletta spray dell’opposizione politica al peperoncino, e la percentuale di Potere al Popolo di Viola Garofano.  Una cosa è certa, il sindacato che sarà, dovrà essere diverso da come è stato. Altrimenti il congresso, che sia stato unitario o fratricida non è servito a niente. 

L’altro intervento importante che ho sentito è stato quello del figlio di uno dei fratelli Cervi. Tutto l’intervento è stato appassionato e vero. Tutte le parole che ha pronunciato mi sono state come stimolo per non essere “indifferente”. Mi è stato da stimolo per continuare ad essere Partigiano. Una sola cosa non ho apprezzato, l’idea di poter cambiare lo statuto della CGIL sulla segretezza del voto negli organismi elettivi, di qualsiasi grado esse siano. La coscienza e l’onesta individuale, viene salvaguardata dal voto segreto e la volontà di chi vota è libera senza nessun condizionamento di sorta. Una volta si diceva: nel buio dell’urna Stalin non ti vede Gesù Cristo si. Potremmo contestualizzarla ai nostri giorni e dire: che né Gesù Cristo né Stalin ti vede nel buio dell’urna, ma solo la tua coscienza di uomo libero né è testimone.  Una alterazione della segretezza del voto, trasformerebbe la nostra democrazia interna in una sorta di democrazia plebiscitaria e condizionata. Se si è riusciti a condizionare il voto segreto nella elezione di un Segretario Generale di un territorio, allo stesso modo e con molta più pressione e persuasione, potrebbe essere condizionato il voto palese. Non è il problema la segretezza del voto, ma come viene utilizzata. In un contesto limitato e territoriale, le pressioni possono essere di vario genere, e il voto potrebbe essere viziato da molti fattori. In tutto questo la segretezza del voto rimane necessaria per avvicinarsi più possibile alla effettiva e totale libertà di voto di ognuno di noi che chiamato ad esprimerlo in qualsiasi contesto: politico, sindacale, associativo o al limite parrocchiale.  

Per quanto riguarda l’intervento di Massimo Covello, penso che nella delegazione Calabrese il compagno che poteva rappresentare al meglio la Fiom Calabria, non poteva non essere che lui. A parlato del sud, di Riace e d’accoglienza e di Calabria.

– Naturalmente si è dimenticato di citare Cenadi, per ragioni di tempo –

Per la Fiom Calabria io spero che dal prossimo anno e con tutti i compagni della Fiom, possiamo fare un buon lavoro per la tutela dei diritti dei lavoratori che rappresentiamo. Non essere isolati nei territori di appartenenza, ma trasformare le nostre esperienze in una rete comune di conoscenza e di lotta, utile a tutti reciprocamente. La solidarietà l’accoglienza non deve essere soltanto enunciata nei nostri interventi, ma resta lotta e richiesta costante a tutti gli interlocutori istituzionali. Il sostegno a Riace e al suo modello, deve essere una bandiera della Fiom come lo è stato e come lo sarà. A tale proposito per come abbiamo fatto nei territori, anche al congresso Nazionale della Fiom, Massimo ha presentato un ordine del giorno, approvato poi dal congresso.

Di Riccione non vi dico, perché fuori dal congresso o dall’albergo, faceva troppo freddo. …Pensavo di trovare l’amore………. trovai sulu Vermituri giganti…