Una volta uno, chiese ad un’altro:
-Cos’è l’esperienza?-
Gli avevano detto che c’era un maestro
che dell’esperienza ne faceva artifizio
ammucchiava tempo e affilava il giudizio.
Nella mente aveva sempre un capestro
lo stringeva senza mai sprecare inchiostro.
L’altro con un sorriso gli si avvicinò
con una mano sulla spalla gli sussurrò:
-l’esperienza è una melassa
che trova spazio nelle carni e nelle ossa
lubrifica quello che sei, e quello che sei stato
non quello che vorresti essere del tuo passato.
Quand’anche c’è l’avresti pure tu,
saresti quello che sei essere adesso
con gli anni in più; ma stesso cuore cervello e sesso.
Non serve esperienza per tradirsi.
Se c’è, si adopera per trovarsi
se non c’è, si fa finta d’averla per sbavarsi.-
Non si assommano gli anni per dare il risultato.
Uno più uno fa due, ma a volte non da niente
nemmeno l’esponente al numero contato
può migliorare la qualità del recipiente
gli anni da soli non legittimano mai il portato.
L’uno gli rispose togliendogli dalla spalla la mano:
-l’esperienza non serve a niente
se non si può praticare è solo impertinente
veicola il destino dell’uomo subumano
narra il sapere, senza sudore sulla mano.-
Ci sono vite che pur se brevi e indifferenti
sono pilastri d’esempio sono travi portanti
sono l’esperienza viva, delle vite interessanti
quelle che dall’esempio si forgiano l’espedienti.
Un bambino passandogli vicino
si mise a giocherellare tutto intorno.
Fischiando un motivetto, e in lontananza
se ne andò aggiungendo le parole:
-in paradiso ci vado io che sono prole,
è narrata la sapienza, di chi è senza l’esperienza.-