L’untore.

Una giostra di parole
la retorica del linguaggio.
Quando si censura il contenuto
con la metodologia di un frasario.
Non contano i fatti
e del fatto se ne fa narrazione.
Contiene lo sputo
e nell’umido un pregiudizio
per garantire la difesa dell’untore.
Io sono come sono
e nelle parole non c’è veleno.
Al contrario e di nascosto mi s’inietta
il frasario di un delfinario.
Come se fossi ammaestrato
nel linguaggio che ho usato.
Non c’è nemico nel mio petto
solo se non si infamia il rispetto.
Perché allora non c’è statuto
ne regole ne invito
che può dare all’avversario
uno scampolo di purgatorio.
Non ho interessi personali
ne salario da difendere,
ne cariche fittizie da garantire.
Se avessi voluto tutto questo
sari un altro da me stesso.
Mi sarei fatto raccomandare
per non maldire il cielo,
per non essere uguale.
Sarei stato agli occhi di Dio un animale
se non fossi io con il mio farmi male.
Sono solo uno scolaro
che non finisce mai d’imparare.
Nessuno mi puo pungere
nessuno mi puo far parlare.
Giudicate quello che sono
non quello che vi pare.
Ognuno alla sua storia di lotta
quella conta e quella vale.
Io non sono io, cosi è, se vi pare.