Abbiamo scoperto come fa i comunicati stampa il segretario generale della Cgil Area vasta centro Enzo Scalese. Prima si sente Polimeni urlare sui social e poi, raccoglie le idee e da alla stampa il suo raffinato pensiero sindacale. Scalese è stato sempre di manica larga con i sindaci che si trovavano costretti a subire uno scioglimento del comune per infiltrazione mafiosa. La retorica che utilizza, per giustificare la sua amarezza per lo scioglimento del comune di Tropea, è sempre la stessa. E citando gli stessi dati, dice che quasi tutti i comuni sciolti per mafia e commissariati, alla fine hanno dichiarato il dissesto.
Dal 1991 anno dell’entrata in vigore della legge a oggi, i comuni sciolti per mafia sono 382 in tutta italia. Di questi 130 in Calabria di cui 9 annullati. Quindi parliamo di 121 comuni sciolti per mafia. Dal 1991 al oggi sono passati 33 anni, il che vuol dire, circa 4 comuni sciolti all’anno. Il totale dei comuni nella nostra regione è di 404. Se questi sono i numeri dei comuni sciolti per mafia in Calabria e li raffrontiamo con le inchieste giudiziarie che in questi ultimi anni hanno svelato un tessuto criminale ormai capillare in tutta la regione, potremmo dire che forse 4 all’anno sono pochi. A mio parere più che una cattiva legge che regola gli scioglimenti dei comuni, c’è una cattiva politica che vuole sempre avere un rapporto con la criminalità organizzata. Certo la legge può essere perfettibile, ma i mali della nostra regione, non sono i comuni sciolti per infiltrazione mafiosa. Nella nostra regione il problema è la Ndrangheta.
Scalese richiama i dissesti dei comuni, causati dagli scioglimenti. Funzionari publici che trovando un comune sano, dopo 18 mesi di commissariamento l’hanno restituito ammalato. Viene fuori dal suo ragionamento che il commissariamento del comune è il vero dramma che colpisce il territorio. Più della Ndrangheta. Se prima del commissariamento il comune stava bene, allora vuol dire che anche dopo 18 mesi di commissariamento dovrebbe stare bene. Forse un po’ ammaccato ma non potrebbe mai ammalarsi in maniera irreversibile, come denuncia il segretario generale della cgil AVC. Se poi si ammala, forse dovremmo pensare che la salute che c’era prima era drogata. E una volta che si è deciso di passare al metadone della legalità, la salute ha cominciato a prendere colpi. Il Comune come il corpo umano di un drogato: tanta è più la droga assunta, tanto difficile sarà venirne fuori.
Se poi quando a questa droga aggiungiamo una religiosità allucinogena, come è successo al comune di Guardavalle con la statua del santo mafioso istallata all’entrata del municipio: venirne completamente fuori non è una passeggiata. Ma anche per il comune di Guardavalle, il segretario generale decise per un comunicato stampa. Anche in quel frangente si è rammaricato con lo scioglimento, adducendo le stesse ragioni di oggi per Tropea. Se per il comune di Guardavalle la statua del santo istallata davanti al comune, non era un segno chiaro d’appartenenza mafiosa; per Tropea non gli importa che lo scioglimento del comune parta da lontano. Se l’inchieste giornalistiche su Tropea, hanno evidenziato un tessuto clientelare ormai consolidato da anni e accertato dalle inchieste giudiziari di Gratteri – Inponimento e rinascita scott- . Sono le due inchieste, dove possiamo trovare rapporti diretti tra politica locale e ndrangheta. Persino fatti riconducibili direttamente al sindaco di Tropea. Se questi fatti non mettono il segretario confederale della CGIL AVC in uno stato di prudenza, allora vuol dire che definire Tropea, Rimini del sud, è più importante che definirla libera dalla ndrangheta.
Insieme al PD locale, sono stati i più lesti a uscire sulla stampa per esprimere al sindaco solidarietà e l’amarezza per lo scioglimento. Anche queste spontanee attestazioni di stima, sembrano strane. Forza italia, il PD locale e il segretario generale della Cgil AVC, la pensano allo stesso modo sullo scioglimento del consiglio comunale di Tropea. Aspettiamo le dichiarazioni di Salvini e Taiani, ma possiamo presumere che siano le stesse. Troppo strano.
La giurisprudenza che è uscita fuori dopo 33 anni di applicazione della legge, ormai ha consolidato diverse fattispecie di comportamenti al limite della legalità. Un quadro d’insieme entro cui i legami e gli interessi si perpetuano, win tu win, come dice Crosetto per Vannacci alla lega. A questo punto, dobbiamo farci un ulteriore domanda per capire meglio il ragionamento di Scalese. Forse, i dirigenti che sono stati nominati dalla prefettura, non sono stati in grado di amministrare il comune per più di 18 mesi? Ma se prendessimo anche questa per buona, dovremmo dire che era meglio avere un sindaco contaminato dalla ndrangheta, che un commissario dello stato. Di fatto un lavoratore dipendente.
Io so, che a sua insaputa il pensiero di Scalese poggia su Gramsci. Per questo, alla fine, come in ogni buona meditazione, ho trovato anche nel pensiero di Scalese, un portato onorevole: “Che non compiono il loro dovere”.
“Una delle più gravi malattie della società italiana contemporanea è la mancanza assoluta di consapevolezza dei funzionari addetti alle pubbliche amministrazioni…. Che non compiono il loro dovere….”. (consapevolezza censoria, grido del popolo sei aprile 1918)