Pneumotorace

Se le mie parole sono scomode tanto da evitarle, mi sa che si avvicinano di parecchio alla verità della realtà che narrano. Ma dentro un turbinio di altre parole, meglio sceglierne e filtrarne di quelle che si addicono più a l’abito che al corpo che rivestono.

Ci vuole coraggio per difendere le parole, ma anche per leggerle. Ci vorrebbe un esercito d’altre parole per abbatterle e disintegrarle, quando per quantità t’arrivano addosso. Una parola non detta ha la stessa sostanza di quella che non si vuole leggere e allo stesso modo per inerzia t’arrivano anche quelle che nessuno ha mai pronunciato o letto. Di qualsiasi materia, qualsiasi forma essi assumono, se ti colpiscono fanno male e non puoi dire che non hai sentito dolore.

A volte ci sono parole scomode che non vuoi leggere, perché tuo malgrado ti aprono un mondo che non vuoi vivere. Un mondo scomodo, fatto di prese di posizioni e idee irrinunciabili. Parole che alimentano comportamenti, a volte irritanti o poco eleganti, ma sinceri. Parole che ti dicono che quello che è di Dio, può essere il tuo, ma pure dell’altro. Persino se bruciassero nel fuoco a legna, le parole una volta diventate cenere, nell’aria si mutano in materia oscura componendo una cosmogonia perfetta, insieme alle parole non lette.

A volte sono come il covid19. Ti entrano dentro senza mai accorgertene, e al momento giusto cominciano a rimbrottarti da dentro. Prima indecifrabili, poi chiari come la malattia. Diversamente dal covid, le parole non ti portano in terapia intensiva, non ti mangiano l’aria dai polmoni. Al contrario, li gonfiano. Non puoi attendere la vigile attesa non esistono protocolli sicuri. Non c’è paracetamolo, o antinfiammatori. Nemmeno il vaccino, ne può fermare gli effetti, ne il complottismo più fantasioso può dare senso al quello che senso non ha. Il rischio non è il l’implosione, ma l’esplosione. Nessuna terapia intensiva potrebbe impedire la detonazione. L’aria dai polmoni ha solo due possibilità. Passarti dal cuore, far vibrare le corde vocali della mente, e dalle dita farle uscire profumate.

Al contrario se prendono l’altra strada, nell’intestino si dimeneranno per poi uscire con addosso un altro tipo d’aria. Una sorta di inversione olfattiva di cui il significato arriva prima al naso, per poi elaborare il suo discernimento. Identicamente avviene per le parole che non si leggono, perché è meglio accontentarsi del discernimento degli altri, che di quello che il portato stesso delle parole vogliono dire, o non dire. Una manovra medica, può salvarti dallo scoppio se eventualmente l’aria non trova sbocco. Un buco per perforare la pleura e una penna bic. L’unico inconveniente contro indicazione, effetto collaterale, è sapersi come un aerostato o più semplicemente un pallone sgonfiato.