La metafora della vita
accomuna il passato al presente
in un ghiacciolo che sa di menta
e una pipa al gelato che lo rammenta.
I pistoni della mia moto
esplodono in un ricordo tronco.
Attaccata alla tua faccia
un’altra mi arriva prima e mi piace
un flashback che ingloba tutto in uno.
Il merito è del Sindaco
io non ho fatto nulla.
Ho lasciato che la libertà viaggiasse
verso il puntino dentro il mio asse.
Ormai pure la scienza
dall’infinitesimamente piccolo
crede che si è generato il creato.
Se esiste e sussiste l’evento,
è tutto nel mio cuore memorizzato.
Una gita scolastica fu l’indotto.
Acceleratore di particelle
lungo da Cenadi a Firenze;
dal cielo alle stelle
l’esplosione fu dentro la mia pelle.
Mio Padre non voleva mandarmi
gli è stato imposto da un rappresentante.
Fu lui che mi pagò il viaggio
non quello della ditta di Tino Domenico
ma di Piperata che non gridava per la strada.
In un ordine di cartoni, si è firmata la pace
la gita l’ha scambiata con la varichina Ace.
L’andata una pena, il ritorno una gioia.
La cupola del Brunelleschi
ha scintillato nei miei occhi
non per la statica della costruzione
ma per il caos che m’ha generato.
Ho scoperto per la prima volta
che il petto poteva battermi
anche se non avevo corso né nuotato.
Mi perdonerai se ogni volta che passo,
la targa mi rievocherà di lei
che fu primizia dell’amore,
che tutto ha mosso e tutto ha generato.