Rifiuti, tra appalti opachi e diritti negati: il caso del comune di Gagliato. 

Il settore della raccolta dei rifiuti in molti comuni italiani, specie al Sud, è da anni un terreno di criticità, dove precariato, gestioni poco trasparenti e possibili infiltrazioni criminali si intrecciano. Un sistema che spesso penalizza i lavoratori e alimenta dubbi sull’efficacia dei controlli.

Lavoro precario e dinamiche clientelari. Uno dei problemi più evidenti riguarda la gestione del personale. Non è raro che, soprattutto in prossimità delle elezioni, si moltiplichino le assunzioni, spesso a tempo parziale e senza prospettive di stabilizzazione. Molti dipendenti restano bloccati per anni – a volte fino alla pensione – con lo stesso orario ridotto con cui sono stati assunti, mentre nuovi lavoratori vengono ingaggiati invece di regolarizzare quelli già in servizio.

Le cause? Un sindacato a volte poco incisivo, altre volte condizionato da logiche esterne, che non riesce a garantire una contrattazione davvero efficace. Il risultato è una forza lavoro fragile, spesso privata anche dei diritti più basilari.  Si assiste spesso a contratti collettivi applicati scorrettamente, alla perdita dell’anzianità di servizio a ogni cambio d’appalto, al mancato pagamento del lavoro supplementare. A ciò si aggiunge la precarietà nella sicurezza dei mezzi utilizzati per la raccolta della spazzatura e la carenza di dispositivi di protezione individuale (DPI).

Appalti opachi e rischi d’infiltrazione. Se la normativa sugli appalti e i contratti nazionali dovrebbero tutelare i lavoratori, la realtà è spesso diversa. In assenza di controlli stringenti, le clausole sociali vengono aggirate, i diritti calpestati e la sicurezza sul lavoro trascurata. 

Ma c’è di più. In alcune zone, il settore sembra particolarmente esposto a infiltrazioni illecite. L’episodio di Gagliato, in provincia di Catanzaro, dove un mezzo della cooperativa Stella del Sud è stato danneggiato in un presunto atto intimidatorio, riapre il dibattito. La cooperativa, con sede a San Nicola da Crissa (VV), opera in diversi comuni della zona e ha richiesto l’iscrizione nella White List antimafia, obbligatoria per le aziende del settore rifiuti. Ma il suo status risulta ancora in aggiornamento.

Come è possibile che abbia partecipato a gare pubbliche senza un’iscrizione regolare? E l’intimidazione subita è un segnale di competizione sleale o il sintomo di un ambiente in cui logiche esterne condizionano il mercato?

Tra business e fini sociali: un dualismo sospetto. Sul sito web, la Stella del Sud si presenta come una cooperativa sociale che punta all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. Ma come conciliare questa mission con l’aggiudicazione di appalti tecnici nella raccolta rifiuti? E soprattutto: se le gare prevedono già organici al completo, dove trovano spazio questi nuovi assunti?

Domande legittime, che restano senza risposta. Intanto, il sistema continua a girare, tra lavoratori sfruttati, appalti opachi e il sospetto che, in alcuni territori, la criminalità organizzi ancora il gioco. Servirebbero controlli più severi, trasparenza nelle assunzioni e un reale rispetto dei contratti. Ma per ora, tra ritardi e omissioni, i diritti dei lavoratori rischiano di finire, ancora una volta, in discarica.