Ho ascoltato l’omelia e di certo sarà un caso, che nei primi minuti il prete parlando di Papa Francesco o della conoscenza delle scritture, ha ripreso le parole che io ho scritto in questi ultimi giorni.
Certo a me non mi basterà tutta la mia vita per approfondire le scritture. Quando medito il Vangelo non c’è un giorno che non muta la mia comprensione. Chiedo sempre a Gesù di insegnarmi a pregare e a meditare le sue parole nella giusta maniera. Leggo testi di teologi, ascolto biblisti, la storia dei santi, l’immensa opera letteraria di Sant’Agostino, amo e mi sono innamorato di san Filippo Neri e del suo paradiso. Ignazio Di Loiola, Ortensio da Spinelli, Giovanni Vannucci. Ogni tanto riascolto don Tonino Bello. Da più di un paio di mesi, sto sul testo di Ratzinger, introduzione al cristianesimo. Ci sono testi che mi aprono il cuore e la mente, altri che me li chiudono. Come il respiro, come la risacca del mare che va e viene. Non tutto matura, ma questo movimento mi serve per non restare senza speranza. Grazie a don Alberto Maggi con il suo libro su Bernadette, mi sono affezionato anche a lei. Naturalmente anche gli altri suoi libri mi aiutano. Uno tra tutti: Come leggere il Vangelo. Devo ringraziare Don Vincenzo perché quando avevo tutti i capelli mi ha portato a Lourdes, e quello che non era maturo ieri, oggi lo è. Naturalmente non manca Papa Francesco a cui voglio un bene immenso e quando arrivo a metà del mio Rosario mi fermo e prego per lui, come lui stesso chiede.
Io avrei voluto sentire un prete, che invece di allungare la lingua ad una anziana che non riusciva ad andare in chiesa, gli avesse detto: se non puoi venire in chiesa sarò io a portarti la chiesa da te. Così forse la lingua ti si accorcerà. Proprio come chiede Papa Francesco, che sia in uscita, una tenda da campo.
Io ero un mangia preti, non credevo, non avevo fede, non sono stato io a scegliere Dio, ma è stato lui a scegliere me. Ma non mi ha cancellato i miei dubbi, anzi forse sono loro a farmelo amare con le mie interminabili domande. Se oggi mi dicessero dove incontrarlo, io gli direi di abbassarsi e toccare chi ha bisogno, chi chiede la carità. Gli direi di informarsi sulle vite e sulle morti dei migranti, gli consiglierei lo stesso libro che ha consigliato Papa Francesco: Fratellino. Gli direi di non sfondarsi di libri, ma di farsi un libro di carità, aprendo il cuore, e tutto il resto verrà di conseguenza. Potrei impressionarvi citando versetti o parole delle scritture, ma non servirebbe, perché ci sarà sempre un prete che li conosce meglio di me. Potrei servirmi della letteratura, almeno per quella che ho letto, come fa il cardinale Ravasi. Un testo di paolo Cognetti, le otto montagne, forse potrebbe servire a tanti miei compaesani per capire meglio cos’è l’amicizia, perché in tanti la scambiano solo come generatore di interessi politici parentali.
Una cosa invece dico ai miei compaesani, la fede senza le opere e la preghiera è solo pneumatica, serve a gonfiarsi e fare bei discorsi dall’altare richiamando storie ormai cancellati dalla coscienza dei contemporanei. Senza la carità non c’è nessun Dio, né in terra né in cielo. Voglio solo far notare al prete, che Gesù ha scelto i suoi apostoli prima di tutti, e lo ha fatto chiamandoli uno alla volta per nome. Se vuole che la chiesa si riempi non soltanto il giorno di festa, basta svuotarla di tutto quello che a Dio non serve: la superbia e la vanità.
Buona festa a tutti…
Ps. Anche io do una faccia alle mie parole.