gen 2016
Presepi morenti.
30-sab- 2016
Non mettete nei vostri presepi i RE-Maggi. Io da bambino mi sono sempre chiesto, perché tre uomini ricchi e opulenti, invece di portare pannolini, ciucetti e biberò, hanno portato a Gesù bambino oro incenso e mirra. A quarant’anni mi sono dato una risposta. Tre cose che nella sacra famiglia non sono stati mai usati e mai si useranno. Forse prenderanno senso nella Chiesa di Pietro. Prenderanno senso nella nomenclatura clericale e laica della futura comunità cattolica. Ma con l’oro, su questa terra, gli uomini si sono fatti sempre idoli e penso che Dio non se lo sia dimenticato. Se li avesse visti per davvero mettersi in cammino, lui stesso avrebbe fatto in modo da non farli arrivare d’innanzi a suo figlio. L’oro per Giuseppe era già una bestemmia vederlo con gli occhi. Maria di sicuro sarebbe stata contenta, le donne sono sempre più vanitose. L’incenso poi serviva per ritualizzazioni di carattere anche pagano, sarebbe stato anch’esso un non senso. La mirra per carità. Soltanto i ricchi, possono pensare a tali regali. Coloro i quali si apprestano a regalare solo pensando di riempirsi lo stomaco di gratitudine. Si costruiscono una carità anticristiana, per poter tenere gli occhi chiusi. Come si può regalare ad un neonato la mirra. All’epoca veniva usata come unguento per coprire i corpi dei morti. A me ancora non risulta che l’inventore del presepe, Francesco d’Assisi, avesse inserito nelle comparse del suo presepe vivente, i RE-Maggi. Lui voleva solo rivivere quell’istante. Fermare il tempo e scoprire quello che non ha potuto sentire sulla sua pelle. Il viaggio a Gerusalemme gli è andato male e al suo ritorno, non poteva non inventarsi quello che poi è stato: il presepe. Oggi ad esempio, nelle tante rivisitazioni dei presepi viventi, fatti nei diversi comuni, non si rappresenta quell’istante di tempo passato. Non si rappresenta la verità storica, ma si da corpo e anima teatrale, a uomini e donne, bambini animali e cose, rappresentando molte volte, più che la sacra famiglia la teatralità partenopea. Naturalmente a me non dispiace: “a mia mi piacia u presiapiu”, ma a volte nemmeno Eduardo si riesce a copiare. Perché invece di ripetere pedissequamente la storia inventata e teatraleggiante, non si può percorrere la verità. Se non fosse cosi, non serve vestirsi da pastori. Riprendere gli usi del tempo, se poi sono scanditi dal tempo che non si è mai affacciato alla storia rappresentata. Non serve travestirsi, si può rappresentare il presepe con gli abbiti dei giorni consueti. Basta mettere un cartello ad ogni Comune e avvisare i visitatori che dal tale orario fino a mezza notte, nell’intero territorio, non si potranno usare orologi, perche daranno un tempo scorretto e non reale. Per sicurezza naturalmente, a tutte le entrate del paese, un pastore moderno, chiederà di depositare i propri orologi e poi entrare e visitare quello che non ha tempo ed è storia vera di un vero presepe vivente.
https://www.youtube.com/watch?v=te7XM8RCfxQ
https://www.youtube.com/watch?v=te7XM8RCfxQ
30-sab- 2016
La | www.cgilduemari.it è come mio padre. Quando ero piccolo mi diceva di leggere e di scrivere di leggere e di scrivere e di leggere e di scrivere. Adesso che sono grande, come mio padre, mi dice: ma chi cazzu di liaghia e chi cazzu ti scrivi. Citazione.