Lettera al Segretario Michele Gravano.

Segretario, mi permetto umilmente. Io per ragioni d'età non posso avere la vostra esperienza, ma per quella mia poca esperienza, Berlusconi per finire a Renzi, "m'abbastaru". Non mi appassionano più come un tempo le sorti della sinistra. Oggi per me la sinistra sono gli spazzini. Poi alla fine non so cosa votano, né gli indico chi votare. A me mi soddisfa averli uniti nella lotta sindacale. Si forse la storia è ciclica è quello che è stato un tempo ritornerà. La verità è che nel mezzo ci siamo noi adesso oggi. La sinistra non risorgerà, oppure ne nasceranno tante, in ragione della legge elettorale. O dalla necessità di una sedia o una carica da segretario. Mi sono sempre chiesto, perché deve rinascere la sinistra? In che senso poi dovrebbe essere sinistra. Essere sinistra vuole dire avere un seggio in parlamento? Oppure essere iscritto a un partito che si dichiara di sinistra, ma ha un segretario è un presidente del consiglio, contemporaneamente, che è allo stesso tempo è di sinistra e di destra. Si può mai pensare di far rinascere la sinistra dalle macerie della sinistra? Credo di no. Perché quelli che dicono di essere di sinistra poi alla fine, hanno una tessera ti partito delle diverse forze che si dichiarano di sinistra. Orma essere di sinistra vuol dire avere un partito, non far parte di una comunità di persone che hanno collettivamente le stesse esigenze del vivere quotidiano. Oppure forse, perché si guarda troppo al quotidiano. Se mettessimo insieme tutti i partiti di sinistra, avranno una visione comune sul quotidiano, ma poi troveranno differenze sul ragionare per il domani, poi ancora, sul dopodomani, figuriamoci su futuro. Io penso che una cosa da sindacato noi la potremmo fare. A volte la politica ci rigurgita nei suoi meccanismi e logiche partitiche. La figura istituzionale delle persone si sovrappone sempre l'appartenenza politica. Chi è segretario provinciale e chi è presidente di qualche ente. Chi rappresenta la regione, e chi il partito. Noi rappresentiamo i lavoratori, e non dovremmo avere nessun governo amico. Pare una frase vetero rivoluzionaria, ma credo che dovrebbe essere un principio del sindacato. Dialogare con gli enti non vuol dire dialogare obbligatoriamente con il partito di riferimento. E se il nostro contributo come sindacato viene reso marmellata elettorale, noi non ci dobbiamo stare. Il nostro ruolo, penso, ma mi posso sbagliare, non è ad esempio quello di segnalare le buche sulla strada. Certo anche le buche fanno parte di una giusta rivendicazione. Se rientrano in uno strumento di rivendicazioni sindacale. Possiamo dire che un particolare territorio ha necessità di un piano straordinario di lavori per la manutenzione e contestualmente assorbire lavoratori fin quando è possibile dalla mobilità. Adesempio per la fibra, gli appalti devono prevedere che la forza lavoro deve contenere in percentuale, proporzionata alle necessità territoriale, il rientro di professionalità magari di livello elevato. Oggi in mobilità, o con la mobilità che domani di sicuro non ci sarà più. Quello che si sta facendo come sindacato deve essere conclusivo di un protocollo. Magari da poter estendere in altre realtà. Io penso che la Fiom Calabria insieme alla CGIL Calabria ce la possono fare. Noi possiamo dialogare con le istituzioni. Dobbiamo dialogare con le istituzioni, e con tutti quelli che hanno a cuore i nostri stessi interessi. Ma mai dovremmo diventare condimento d'opportunità per nessuno. Solo i lavoratori "ni ponnu untara cuamu vonnu". Non vuole essere una critica naturalmente. Non è contro qualcuno. Non voglio andare ai probiviri o finire come i compagni della fiom. I mezzi di comunicazione si sono moltiplicati. A volte c'è una gara al comunicato stampa del sindacato per necessità para politica. Il caporalato in agricoltura non si può sconfiggere con la sola legge. E ne la sola legge deve essere accolta come la manna nel deserto. La sola pubblicazione degli elenchi agricoli non è il traguardo finale del sindacato, una legge è buona se applicandola si possa immediatamente fruire dei benefici. Credo che non ne avremmo in larga scala. Oltre alle maglie burocratiche per legge, Il sindacato vince quando non c'è più il caporale che sceglie i lavoratori. Ne la mattina presto con il camion, ne mascherati in altre forme legali, ma con gli abiti da caporale. Quando sono entrato nel sindacato un Segretario Generale mi ha detto. "Vedi che con il partito devi chiudere". Ho chiuso veramente. Se la sinistra risorgerà, non saprei. Lo posso chiedere nelle mie preghiere a Dio, ma di sicuro mi dirà: "o ne robba mia, vi ho mandato Papa Francesco, chi voliti e chiu'"...Buona notte ps. Spero di vederci nel prossimo direttivo a Catanzaro.