giu 2012
Accordo del 28 Giugno
28-gio- 2012
Comunicato Stampa –
Accordo del 28 Giugno.
Area programmatica - CGIL che Vogliamo - Catanzaro
l'Accordo peggiora la condizione dei lavoratori.
Potrebbe essere significativo il risultato del voto al direttivo della CGIL, tenuto in Corso Italia a Roma nei giorni scorsi. Il punto al’ordine del giorno era l’accordo firmato con le altre sigle sindacali CISL UIL E Confindustria. I compagni della FIOM e i compagni che aderiscono a l’Area programmatica La CGIL che Vogliamo, sono contrari a questa ipotesi d’accordo. Il direttivo ha votato: 117 si, 21 no e uno astenuto, alla proposta della segretaria sull’ipotesi d’accordo su contratti e rappresentanza sindacale. Si potrebbe dire Bulgara, ma in questo caso si dice Camusso. Il direttivo ha deliberato inoltre di sentire i lavoratori iscritti alla CGIL e attraverso un referendum decidere a Settembre se concludere sottoscrivendo definitivamente l’accordo del 28 giugno o respingerlo. Un accordo che valorizza il ruolo del lavoratore attraverso la certificazione delle iscrizioni ai sindacati; lo stesso metodo con cui oggi si certificano i voti del lavoratori nel settore del pubblico impiego. Per il settore privato attraverso un apparato telematico, la certificazione verrà fatta dai dati forniti dalla banche dati dell’INPS al CNL. Sperando che questi dati non siano gestiti, per come sono gestiti i flussi, per la liquidazione degli ammortizzatori sociali. Nella nostra provincia i lavoratori dei call center, pagano sulle proprie spalle il disservizi causati dalla cattiva migrazione dei dati tra i vari enti. A sfogliare qualche libro di storia sindacale, la stessa lotta condotta da Di Vittorio sulla effettiva certificazione delle iscrizioni ai sindacati di tutti i lavoratori. Una volta la partecipazione passava dalla democrazia. Oggi la partecipazione diretta dei lavoratori alle scelte sugli accordi e contratti, passa attraverso la pura burocrazia di accordi incomprensibili, che se dovessero essere lette ai lavoratori per come sono scritti, la maggioranza questa volta dei lavoratori si asterrebbe. Su questo punto ci ha superato persino Calderoli, con la legge della semplificazione legislativa. Mi chiedo se la storia dovrebbe insegnare o diventare un accessorio da museo. In questo accordo lo è diventato. Un accessorio solo per prendere con la mano sinistra una vittoria in qualche articolo dell’accordo e cederla con la mano destra in qualche altro articolo successivo. Si valorizza il contratto nazionale come legge fondamentale e poi si intuba in sperimentazioni pericolose che fanno perdere diritti acquisiti. Gli accordi si fanno per migliorare lo stato dei lavoratori sul posto di lavoro, in questo caso si è fatto per peggiorarlo, usando la deroga come strumento di politica sindacale. Tra deroga sulle politiche abitative e deroghe sui contratti, si arriva a sostenere la tesi, che la nostra repubblica non riconosce il lavoro e la casa come diritto, ma solo diritti in deroga. 121 compagni hanno votato per procedere alle consultazioni dei lavoratori iscritti alla CGIL. Fissando un calendario che parte dal 12 luglio e si conclude il 20 settembre. Mi chiedo, visto che si dovrebbero organizzare le assemblee e ai lavoratori viene solo rappresentata la possibilità di dire solo si all’ipotesi d’accordo e considerato che se tutti i segretari di categoria, fanno parte nella maggioranza dei 117; con quale principio democratico si presentano le alternative ai lavoratori nelle assemblee? Inoltre, consideriamo che questo accordo definisce l’impossibilità di dare a tutti i lavoratori il diritto di votare il proprio contratto di lavoro stabilendo che ai referendum, partecipano solo i lavoratori iscritti ai sindacati che hanno sottoscritto l’ipotesi d’accordo. Di fatti il referendum che dovrebbe concludere gli accordi, passa con il 50 % più uno, degli iscritti delle sole organizzazioni sindacali ma vale erga omnes. Nei confronti di tutti, non è una sola citazione latina, ma tutti i lavoratori che siano iscritti o non iscritti a qualsiasi organizzazione sindacale si trovano a difendere davanti al giudice i propri diritti negati con il solo strumento del contratto. Se passa questo modello di rappresentanza, si rischia che i contratti li sottoscrivono una minoranza dei lavoratori, ma valgono per tutti. Anche per quei lavoratori che non essendo iscritti, si troveranno a subire accordi per i quali il solo meccanismo democratico, che in questo accordo viene concepito, li esclude. Dalla partecipazione alla costruzione di piattaforme, contratti e leggi, si passa anche a consultazioni che escludono la partecipazione dei lavoratori, definendo solo la burocrazia della stessa consultazione. L’altro elemento negativo e il diritto allo sciopero, baluardo del sindacato inteso come strumento per la rivendicazione dei diritti, viene anch’esso compresso in una tregua sindacale, definita per tutti i lavoratori ma firmata da pochi. Il metodo burocratico diventa l’ausilio del sindacato della segretaria Camusso e della sua maggioranza. Qualsiasi accordo diventa solo burocratico se non viene fatto passare attraverso percorsi democratici e partecipati. Impegnando tutti i lavoratori di tutti i settori, pubblici e privati. Iscritti e non iscritti, LIBERARE LA PARTECIPAZIONE, per liberare la libertà di scelta. Quelli che hanno lottato per mantenere diritti e che oggi se li vedono massacrare hanno diritto a dire no. Persino quelli che non avendo lavoro non sono sottoposti a questo accordo dovrebbero partecipare. Le regole imposte dalla Camusso, dicono che la partecipazione deve essere compressa. Sperando che nella nostra provincia di Catanzaro, la CGIL e i segretari di categoria, attivi tutti i percorsi necessari alla consultazione dei lavoratori, allargandone la partecipazione a tutti coloro che hanno voglia di dire la propria opinione su un accordo che se passa in questi termini, rischia soltanto di frammentare ancora di più la lotta, che in questi ultimi anni ha caratterizzato la CGIL. Senza partecipazione non c’è democrazia.
Accordo del 28 Giugno.
Area programmatica - CGIL che Vogliamo - Catanzaro
l'Accordo peggiora la condizione dei lavoratori.
Potrebbe essere significativo il risultato del voto al direttivo della CGIL, tenuto in Corso Italia a Roma nei giorni scorsi. Il punto al’ordine del giorno era l’accordo firmato con le altre sigle sindacali CISL UIL E Confindustria. I compagni della FIOM e i compagni che aderiscono a l’Area programmatica La CGIL che Vogliamo, sono contrari a questa ipotesi d’accordo. Il direttivo ha votato: 117 si, 21 no e uno astenuto, alla proposta della segretaria sull’ipotesi d’accordo su contratti e rappresentanza sindacale. Si potrebbe dire Bulgara, ma in questo caso si dice Camusso. Il direttivo ha deliberato inoltre di sentire i lavoratori iscritti alla CGIL e attraverso un referendum decidere a Settembre se concludere sottoscrivendo definitivamente l’accordo del 28 giugno o respingerlo. Un accordo che valorizza il ruolo del lavoratore attraverso la certificazione delle iscrizioni ai sindacati; lo stesso metodo con cui oggi si certificano i voti del lavoratori nel settore del pubblico impiego. Per il settore privato attraverso un apparato telematico, la certificazione verrà fatta dai dati forniti dalla banche dati dell’INPS al CNL. Sperando che questi dati non siano gestiti, per come sono gestiti i flussi, per la liquidazione degli ammortizzatori sociali. Nella nostra provincia i lavoratori dei call center, pagano sulle proprie spalle il disservizi causati dalla cattiva migrazione dei dati tra i vari enti. A sfogliare qualche libro di storia sindacale, la stessa lotta condotta da Di Vittorio sulla effettiva certificazione delle iscrizioni ai sindacati di tutti i lavoratori. Una volta la partecipazione passava dalla democrazia. Oggi la partecipazione diretta dei lavoratori alle scelte sugli accordi e contratti, passa attraverso la pura burocrazia di accordi incomprensibili, che se dovessero essere lette ai lavoratori per come sono scritti, la maggioranza questa volta dei lavoratori si asterrebbe. Su questo punto ci ha superato persino Calderoli, con la legge della semplificazione legislativa. Mi chiedo se la storia dovrebbe insegnare o diventare un accessorio da museo. In questo accordo lo è diventato. Un accessorio solo per prendere con la mano sinistra una vittoria in qualche articolo dell’accordo e cederla con la mano destra in qualche altro articolo successivo. Si valorizza il contratto nazionale come legge fondamentale e poi si intuba in sperimentazioni pericolose che fanno perdere diritti acquisiti. Gli accordi si fanno per migliorare lo stato dei lavoratori sul posto di lavoro, in questo caso si è fatto per peggiorarlo, usando la deroga come strumento di politica sindacale. Tra deroga sulle politiche abitative e deroghe sui contratti, si arriva a sostenere la tesi, che la nostra repubblica non riconosce il lavoro e la casa come diritto, ma solo diritti in deroga. 121 compagni hanno votato per procedere alle consultazioni dei lavoratori iscritti alla CGIL. Fissando un calendario che parte dal 12 luglio e si conclude il 20 settembre. Mi chiedo, visto che si dovrebbero organizzare le assemblee e ai lavoratori viene solo rappresentata la possibilità di dire solo si all’ipotesi d’accordo e considerato che se tutti i segretari di categoria, fanno parte nella maggioranza dei 117; con quale principio democratico si presentano le alternative ai lavoratori nelle assemblee? Inoltre, consideriamo che questo accordo definisce l’impossibilità di dare a tutti i lavoratori il diritto di votare il proprio contratto di lavoro stabilendo che ai referendum, partecipano solo i lavoratori iscritti ai sindacati che hanno sottoscritto l’ipotesi d’accordo. Di fatti il referendum che dovrebbe concludere gli accordi, passa con il 50 % più uno, degli iscritti delle sole organizzazioni sindacali ma vale erga omnes. Nei confronti di tutti, non è una sola citazione latina, ma tutti i lavoratori che siano iscritti o non iscritti a qualsiasi organizzazione sindacale si trovano a difendere davanti al giudice i propri diritti negati con il solo strumento del contratto. Se passa questo modello di rappresentanza, si rischia che i contratti li sottoscrivono una minoranza dei lavoratori, ma valgono per tutti. Anche per quei lavoratori che non essendo iscritti, si troveranno a subire accordi per i quali il solo meccanismo democratico, che in questo accordo viene concepito, li esclude. Dalla partecipazione alla costruzione di piattaforme, contratti e leggi, si passa anche a consultazioni che escludono la partecipazione dei lavoratori, definendo solo la burocrazia della stessa consultazione. L’altro elemento negativo e il diritto allo sciopero, baluardo del sindacato inteso come strumento per la rivendicazione dei diritti, viene anch’esso compresso in una tregua sindacale, definita per tutti i lavoratori ma firmata da pochi. Il metodo burocratico diventa l’ausilio del sindacato della segretaria Camusso e della sua maggioranza. Qualsiasi accordo diventa solo burocratico se non viene fatto passare attraverso percorsi democratici e partecipati. Impegnando tutti i lavoratori di tutti i settori, pubblici e privati. Iscritti e non iscritti, LIBERARE LA PARTECIPAZIONE, per liberare la libertà di scelta. Quelli che hanno lottato per mantenere diritti e che oggi se li vedono massacrare hanno diritto a dire no. Persino quelli che non avendo lavoro non sono sottoposti a questo accordo dovrebbero partecipare. Le regole imposte dalla Camusso, dicono che la partecipazione deve essere compressa. Sperando che nella nostra provincia di Catanzaro, la CGIL e i segretari di categoria, attivi tutti i percorsi necessari alla consultazione dei lavoratori, allargandone la partecipazione a tutti coloro che hanno voglia di dire la propria opinione su un accordo che se passa in questi termini, rischia soltanto di frammentare ancora di più la lotta, che in questi ultimi anni ha caratterizzato la CGIL. Senza partecipazione non c’è democrazia.
Democrazia a Lavoro
19-mar- 2012
Fiom Catanzaro Comunicato Stampa Fiom Catanzaro Democrazia al Lavoro NEI GIORNI SCORSI si e riunito presso la sede DELLA CGIL Regionale il comitato Direttivo Provinciale della FIOM CGIL CATANZARO, per discutere della manifestazione nazionale del 11 febbraio a Roma e per procedere ed integrare il massimo organismo dirigente con l'aggiunta di altri lavoratori facenti parte di nuove realtà produttive che si sono avvicinati alla nostra organizzazione. Il nuovo comitato direttivo risulta così composto: Claudio Chiarella segretario generale, Bova Rosario, Gagliardi Giuseppe, Gigliotti Paolo, Panetta Carlo, Panziono Annamaria, Tropea Antonio, Vescio Cristofaro, Pisano Giuseppe, Galante Domenico, Amendola Francesco, Pilò G., Montesano Giovanni, Fruci Elisabetta, Scalzo Luigi. Al Comitato Direttivo ha preso parte anche il Segretario della Camera del Lavoro di Catanzaro, Giuseppe Valentino, mentre ha concluso i lavori il Comp. Mario Sinopoli Segretario della Fiom Cgil Calabria. Il primo impegno che il segretario ha assunto nel direttivo è la costituzione di una segreteria nel più breve tempo possibile, composta da almeno 3 componenti. Tali strumenti politici organizzativi servono a rafforzare la Categoria in un momento in cui i diritti acquisiti dai lavoratori rischiano di essere spazzati via per sempre dalle scellerate politiche del governo. La FIOM di Catanzaro vuole partire dalla Democrazia. Vuole costruire intorno ai metalmeccanici , insieme alla CGIL provinciale, un grande movimento di lotta per resistere agli attacchi padronali, per lo sviluppo ed il lavoro. Nel fare fronte all'attacco continuo a cui sono sottoposti quotidianamente i lavoratori con questa crisi, la fiom di Catanzaro è comunque e sempre, disponibile al confronto politico sulle scelte compiute o che si andranno a fare. Ma il confronto politico si fa nelle sedi preposte come è uso e costume e tradizione della Fiom e della Cgil tutta. Il nostro impegno in questo momento è però rivolto verso la manifestazione nazionale di ROMA . L'11 febbraio manifestiamo contro il governo monti. Contro la politica criminale dei banchieri, attraverso la quale si affama il popolo, e si demoliscono diritti. Il tentativo di abolire l'articolo 18. Il cavallo di troia delle imprese, che vogliono licenziare liberamente e senza giustificato motivo. Come se oggi, l'impresa non licenza già di suo. Gli ammortizzatori sociali per molti lavoratori, nel 2012 finiranno. Centinaia di migliaia di lavoratori, rimarranno senza nessun ausilio economico. Il problema oggi è il PANE ed il LAVORO. I frutti della liberalizzazione se ce ne saranno, andranno nel circolo dell'interesse collettivo, quando ormai le persone non avranno salari da percepire ne soldi da spendere per accrescere quei consumi, che oggi sanno di carestia. L'11 febbraio, la lotta è a Roma. Per difendere il contratto nazionale, per estendere ammortizzatori sociali, e introdurre un reddito di cittadinanza. La FIOM CGIL di Catanzaro e la Camera del lavoro, stanno già organizzandosi per essere presenti con una folta delegazione a questo importante evento. Ufficio Stampa FIOM Catanzaro Il segretario Claudio Chiarella.
L'appello: Mantenere in vita l'Ambiente & Servizi
19-mar- 2012
L’appello che Rifondazione comunista, “Baco Resistente” e “la Cgil che vogliamo” al consiglio comunale che dovrebbe essere proclamato la prossima settimana è di mantenere in vita l’Ambiente e servizi, salvaguardando il servizio pubblico e il livello occupazionale. Partendo dal presupposti che esistono ati e deliberazioni assunte dalla massima assise rappresentativa, quella in carica fino all’8 gennaio 2012, e dal commissario prefettizio Giuseppina Di Rosa, che hanno deliberato la ricapitalizzazione della società partecipata al cento per cento dal Comune, che significa il suo mantenimento in vita, sulla base di un credibile piano industriale, che ha consentito nella discussione dell’istanza di fallimento l'accettazione del concordato per ridurre situazione debitoria. Il già capogruppo de “La sinistra per Scalzo”, Eugenio Occhini – nel corso di una conferenza stampa alla presenza anche del dirigente regionale di Rifondazione comunista, Pino Commodari, e di Giovanni Montesano de “La Cgil che vogliamo” – ricorda che il 3 gennaio scorso il consiglio comunale, che in buona parte è composto dagli stessi consiglieri comunali in attesa di proclamazione, ha deliberato la ricapitalizzazione della società partecipata al cento per cento dal Comune, che significa il suo mantenimento in vita, sulla base di un credibile piano industriale, che ha consentito nella discussione dell’istanza di fallimento l'accettazione del concordato per ridurre situazione debitoria. Cosa è cambiato da allora? “Avevamo già avuto sentore che ci fosse una scuola di pensiero in questa città sostenitrice dell’intenzione di chiudere questa società sulla base dell’affermazione che esiste una gravissima situazione gestionale – ha esordito Occhini -. Noi ci siamo battuti per cercare di salvaguardare l'Ambiente e servizi, anche perchè ci sono gli ultimi atti del consiglio e della Giunta che vanno in questa direzione, gli unici atti prodotti degli organismi titolati a prendere tali decisioni”. Occhini, infatti, ricorda che è stato ribadito di mantenere in capo al Comune lo smaltimento della differenziata in capo all’Ambiente e Servizi e di mantenere in vita società, con il mantenimento del servizio pubblico e il livello di occupazione esistente, vale a dire 36 unità. Obiettivi, questi ribaditi in tutti gli atti del Comune licenziati negli ultimi tre anni, compreso quello del 1 marzo 2012 quando il verbale dell’incontro registrava la ricapitalizzazione della partecipazione, richiamando le delibere del 31 marzo 2011 e del consiglio comunale del 3 gennaio 2012. Alla luce di queste considerazioni, quindi, secondo Eugenio Occhini, “la decisione del sindaco di chiudere l’Ambiente e servizi, arrivando al nuovo bando, è illegittima. Una decisione che spianerebbe la strada – visto siamo sicuri che a questo bando non parteciperà nessuno – all’integrazione del servizio per la parte che l’Aimeri, che si sta occupando anche della differenziata in via eccezionale in questo momento, ancora non ricopre. La presunta decisione del proclamato sindaco, non considero la sua elezione legittima – dice ancora Occhini – non assicura efficienza del servizio visto che l’equazione che propone da imprenditore, che vede la privatizzazione e l'esternalizzazione come opportunità per superare le difficoltà gestionali e pareggiare i conti”. Occhini contesta: tutti i dati che abbiamo in possesso dimostrano che la privatizzazione del servizio pubblico, non solo non è la panacea di tutti i mali, ma anzi porta all'aumento dei costi dei servizi, alla diminuzione della qualità e della quantità del servizio, e della fruibilità intesa come accesso dei cittadini, mentre c'è un sistematico aumento delle spese di pubblicità”. Come dire visto che non si può dimostrare l’incremento dell’efficienza, la diffusa convinzione che tutto funzioni meglio l’apprendiamo direttamente dai media. Occhini smentisce anche una delle argomentazioni portate a supporto dal sindaco Abramo per giustificare la chiusura dell’Ambiente e servizi: l’altissimo costo del personale. “Secondo Abramo si tratta di un costo individuale che si aggira a 75 mila euro a persona, e hanno qualifiche troppo elevati – afferma ancora – si tratta di 35 unità: 3 capisquadra, un addetto alle pulizie, 11 operatori, 15 autisti con doppia mansione, e solo 5 amministrativi; tutti in un modo o nell'altro sono tecnicamente addetti, per un costo di 100 mila euro complessivi, compreso di tutti oneri, mensili. Questi inquadramenti sono in linea con il contratto collettivo di lavoro dei servizi ambientali, nulla di stravagante e nuovo”. In più “la chiusura della società partecipata con la sua liquidazione, porterebbe a svalutare tutti i beni del patrimonio societario, disperso il know how ed esposto il Comune all'impegno debitorio al 100 per cento”. Insomma, rinnovare il contratto è la soluzione meno onerosa per il Comune. "Il fatto che come partito non siamo più rappresentati in consiglio comunale – ha esordito Pino Commodari - non ci impedisce di costruire l'opposizione in città, soprattutto alla luce della vicenda elettorale che ha mostrato l'enorme debolezza della democrazia in questo Comune e ha messo in evidenza quello che è il sistema esistente e prevalente per costruire il consenso in questa città, che sicuramente non si esime di mettere in discussione le più elementari regole democratiche e di legalità. Tutto questo fa pesare molto sulla legittimità dell'elezione del sindaco e del consiglio, indipendentemente dall'esito dei ricorsi e delle inchieste della magistratura. Non è possibile che a distanza di quasi un mese non abbiamo un consiglio comunale, non è solo una questione dello strumento della costruzione del sistema, ma attiene al funzionamento stesso della macchina elettivo”. Commodari si chiede come mai, dopo l’elezione di Abramo, si è riusciti a sgomberare le strade dai rifiuti in poco tempo, cosa che Traversa e il commissario non sono riusciti a fare. “Una contropartita doveva esserci – ha detto il dirigente regionale di Rifondazione - e alla luce di quello che è successo ci spieghiamo anche il perché. Come fa il sindaco a prendere queste scelte senza una discussione all'interno della stessa maggioranza, al di là di qualche cambiale che bisogna mandare all'incasso? La nostra contrarietà al processo di privatizzazione e non è una pregiudiziale di carattere ideologico, sono i numeri a dimostrarne il fallimento anche perché i costi non fanno che ricadere tutti sui cittadini a scapito anche della qualità”. E anche se Rifondazione comunista è fuori dal Consiglio comunale, resta pronta a svolgere la propria azione politica con un significativo apporto progettuale: “Rimaniamo sempre l'opposizione, non solo alla maggioranza di questa città. Siccome nei cinque anni precedente siamo stati maggioranza, e nel mondo della sinistra ci ha messo i bastoni tra le ruote, saremo opposizione dell'opposizione”. "Quando si parla di lavoro e lavoratori, è evidente come la democrazia a Catanzaro sia andata a farsi friggere – ha affermato Giovanni Montesano, de “la Cgil che vogliamo" - i metodi usati dalle amministrazioni sono sbagliato perchè non si pensa ad esempio alla raccolta della differenziata come un’occasione per creare occupazione e determinare un guadagno. La situazione calabrese è l’anomalia della democrazia visto che abbiamo più commissari che servizi, e la politica è gestita dagli interessi, soprattutto di famiglie che non pensano all'interesse collettivo della città, ma solo agli interessi di casta”..............................................................................................................................Maria Rita Galati
Area programmatica "La CGIL che Vogliamo"
19-mar- 2012
“la CGIL che vogliamo” Catanzaro
Giovanni Montesano
Sabato scorso a Lamezia Terme i compagni della CGIL Calabrese, che aderiranno alla nuova aria programmatica della CGIL; La CGIL che vogliamo, si sono incontrati insieme al compagno Giorgio Cremaschi, per sostenere il percorso sindacale scaturito dall’ultimo congresso. Con la CGIL, attraverso gli strumenti che lo statuto mette a disposizione, organizzare momenti di lotta che siano, d’impulso di proposta, e opposizione, quando quest’ultima diventa necessaria per l’intera organizzazione. La resistenza a Pomigliano dei lavoratori dello stabilimento FIAT, rende necessario resistere contro l’arroganza di un ceto padronale, che mercifica i diritti, riconducendoli alla sola produzione. Gli atteggiamenti della FIAT del Governo e della Confindustria, hanno delineato un attacco diretto, non soltanto ai lavoratori di Pomigliano, ma a tutto il mondo del lavoro. Un possibile e incostituzionale precedente estensivo, sotto la pressione di una crisi economica, e il ricatto di de localizzare la produzione, diventa strumento di contrattazione. L’atteggiamento della CSIL e dalla UIL, componenti insieme alla CGIL di una unità sindacale, diventata ormai solo burocratica. La forza dell’unità, era un valore aggiunto per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori. Ma ormai, ci si sta insieme soltanto il primo Maggio. I rapporti sindacali di un tempo, sono stati macinati dalla necessità di sopravvivere, dentro un sistema che trasforma molte volte le organizzazioni sindacali, in azionisti di minoranza delle società. Non è più necessario difendere i diritti acquisiti. Il nuovo metodo concertato al ribasso; per salvaguardare la produzione, rappresenta l’unico rimedio alla crisi economica. Se oggi i lavoratori italiani devono competere con i lavoratori Polacchi. Domani lo faranno con i Cinesi, e magari si arriverà alla Corea del Nord. Questo è quello che auspicano i padroni. La CGIL è contro questa deriva e l’area programmatica sarà il nostro strumento per ridisegnare e rafforzare l’intera organizzazione. Partendo concretamente dal territorio, tracciare una politica sindacale che arrivi direttamente ai vertici della nostra organizzazione. Un sindacalismo partecipato che arrivi a produrre strumenti per sollecitare oltre le istanze del lavoro, una cittadinanza attiva, che risponda anch’essa, all’ormai perversione politica-sociale della nostra Regione. I nostro territorio, con tutti i drammi del lavoro; ultimo, l’incidente che ha causato il crollo del ponte a Soverato. Incidente pieno di responsabilità, che la magistratura speriamo faccia emergere. Oltre a quelli sul lavoro, gli altri drammi, sono anche sociali e si chiamano: ‘ndrangheta. Negli ultimi mesi, tra Guardavalle e Soverato, Gagliato, gli equilibri mafiosi cominciano a ridisegnare nuovi rapporti.- per improvvisa mancanza del titolare -. E in molti casi questi rapporti si intrecciano con le elezioni, con la politica a tutti i livelli. Lavori pubblici, supermercati, impianti eolici, sono i settori dove l’interesse mafioso emerge con più insistenza. Su tutto questo, il dramma del lavoro passa inesorabilmente nelle strettoie della benevolenza del politico di turno. O dei cosiddetti Prenditori-Imprenditori di Call Center che s’inventano una società, arraffano soldi e lasciano i lavoratori senza stipendio. E magari oltre alla perdita del posto del lavoro, si aggiunge una gestione burocratica da parte dell’Istituti di previdenza-INPS per l’erogazione degli ammortizzatori in deroga, che assottiglia ancora di più la possibilità di ottenere il riconoscimento del diritto. La CGIL che volgiamo come aria programmatica si costituirà ufficialmente a livello nazionale martedì prossimo. I compagni del territorio della provincia di Catanzaro, ufficializzeranno a livello territoriale questa scelta, nel primo direttivo provinciale utile della Camera del lavoro CATANZARO Lamezia. Con la CGIL, per la Calabria.
Sabato scorso a Lamezia Terme i compagni della CGIL Calabrese, che aderiranno alla nuova aria programmatica della CGIL; La CGIL che vogliamo, si sono incontrati insieme al compagno Giorgio Cremaschi, per sostenere il percorso sindacale scaturito dall’ultimo congresso. Con la CGIL, attraverso gli strumenti che lo statuto mette a disposizione, organizzare momenti di lotta che siano, d’impulso di proposta, e opposizione, quando quest’ultima diventa necessaria per l’intera organizzazione. La resistenza a Pomigliano dei lavoratori dello stabilimento FIAT, rende necessario resistere contro l’arroganza di un ceto padronale, che mercifica i diritti, riconducendoli alla sola produzione. Gli atteggiamenti della FIAT del Governo e della Confindustria, hanno delineato un attacco diretto, non soltanto ai lavoratori di Pomigliano, ma a tutto il mondo del lavoro. Un possibile e incostituzionale precedente estensivo, sotto la pressione di una crisi economica, e il ricatto di de localizzare la produzione, diventa strumento di contrattazione. L’atteggiamento della CSIL e dalla UIL, componenti insieme alla CGIL di una unità sindacale, diventata ormai solo burocratica. La forza dell’unità, era un valore aggiunto per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori. Ma ormai, ci si sta insieme soltanto il primo Maggio. I rapporti sindacali di un tempo, sono stati macinati dalla necessità di sopravvivere, dentro un sistema che trasforma molte volte le organizzazioni sindacali, in azionisti di minoranza delle società. Non è più necessario difendere i diritti acquisiti. Il nuovo metodo concertato al ribasso; per salvaguardare la produzione, rappresenta l’unico rimedio alla crisi economica. Se oggi i lavoratori italiani devono competere con i lavoratori Polacchi. Domani lo faranno con i Cinesi, e magari si arriverà alla Corea del Nord. Questo è quello che auspicano i padroni. La CGIL è contro questa deriva e l’area programmatica sarà il nostro strumento per ridisegnare e rafforzare l’intera organizzazione. Partendo concretamente dal territorio, tracciare una politica sindacale che arrivi direttamente ai vertici della nostra organizzazione. Un sindacalismo partecipato che arrivi a produrre strumenti per sollecitare oltre le istanze del lavoro, una cittadinanza attiva, che risponda anch’essa, all’ormai perversione politica-sociale della nostra Regione. I nostro territorio, con tutti i drammi del lavoro; ultimo, l’incidente che ha causato il crollo del ponte a Soverato. Incidente pieno di responsabilità, che la magistratura speriamo faccia emergere. Oltre a quelli sul lavoro, gli altri drammi, sono anche sociali e si chiamano: ‘ndrangheta. Negli ultimi mesi, tra Guardavalle e Soverato, Gagliato, gli equilibri mafiosi cominciano a ridisegnare nuovi rapporti.- per improvvisa mancanza del titolare -. E in molti casi questi rapporti si intrecciano con le elezioni, con la politica a tutti i livelli. Lavori pubblici, supermercati, impianti eolici, sono i settori dove l’interesse mafioso emerge con più insistenza. Su tutto questo, il dramma del lavoro passa inesorabilmente nelle strettoie della benevolenza del politico di turno. O dei cosiddetti Prenditori-Imprenditori di Call Center che s’inventano una società, arraffano soldi e lasciano i lavoratori senza stipendio. E magari oltre alla perdita del posto del lavoro, si aggiunge una gestione burocratica da parte dell’Istituti di previdenza-INPS per l’erogazione degli ammortizzatori in deroga, che assottiglia ancora di più la possibilità di ottenere il riconoscimento del diritto. La CGIL che volgiamo come aria programmatica si costituirà ufficialmente a livello nazionale martedì prossimo. I compagni del territorio della provincia di Catanzaro, ufficializzeranno a livello territoriale questa scelta, nel primo direttivo provinciale utile della Camera del lavoro CATANZARO Lamezia. Con la CGIL, per la Calabria.