Grillinate
Lettera al vicesindaco del comune Gagliato Domenico Aspro per non essere qualunquista.
Lettera per amica giornalista Maria Rita Galati
Non posso più chiamarti compagna per ragioni che tu conosci. Ma visto che ormai pure le parole non hanno più significato io distinguo i compagni in due diverse fasce. Per come tu dici di non fare, per i nostri a
mministratori locali, io dei compagni non faccio di tutti un fascio, ma li separo in due diversi “griagni”. Quelli che mangiano lo stesso mio pane, come ad esempio il sindaco di Riace e quelli che ormai da politici veganizzati ne fanno a meno; dicono che è buono ma non lo mangiano mai. Da un po’ di tempo a questa parte, considero compagni persino quelli che fanno digiuno e pane non ne mangiano, ma questa è un’altra storia. E forse per quest’altra storia io e te siamo compagni allo stesso modo. Mangiamo tutti e due lo stesso digiuno ma non mangiamo della stessa politica.
Dio mio, quanto vorrei scrivere, ma a differenza tua per alcuni aspetti mi è proibito. Come per i politici non sono tutti uguali e di tutti non ne puoi fare un solo fascio, anche le parole di chi scrive contro i politici, non possono essere considerati alla stessa tregua. Per le parole, io penso che ogni volta che vengono scritte o pronunciate, le persone si portano dietro tutto quello che da uomo uno è stato nel suo trascorrere dentro le stesse proprie parole. Il peso non è intrinseco nelle parole, ma assecondo di chi li pronuncia prendono peso e valore ogni volta che vengono scritte o pronunciate.
Il giudizio non può essere sommario per nessuno, e non si può pensare che ogni qualvolta viene criticato un politico o un amministratore, per forza e per contro altare, bisogna proporre le alternative altrimenti tutto passa come sarcastico. Loro sono gli amministratori, noi altri, siamo solo amministrati.
Nel privato delle persone, se uno è misericordioso, credo che può fare a meno di mostrarlo. C’è scritto da qualche parte, che non deve sapere la destra quello che fa la sinistra e viceversa. Ma per un uomo politico, il Vangelo che leggo io, dice che la destra deve dire sempre alla sinistra cosa fa dei soldi pubblici. Pure quando se li mangiano.
Allora mi chiedo perché da amministratori misericordiosi non creano una rete provinciale di assistenza e prima accoglienza per tutti i migranti. Perché devono passare tutti come bravi amministratori, se la Misericordia nel mio paese viene bandita.
Io posso essere sicuro del mio Paese, tu di Catanzaro conosci quanti edifici pubblici sono inutilizzati e all’abbandono. Forse sarà sarcastico dire, che si potrebbe creare nella Provincia, insieme alle organizzazioni che già lo fanno, una rete d’accoglienza provinciale utilizzando gli edifici abbandonati dallo Stato. Ci sono quelli della mafia, ma a Catanzaro e nei diversi comuni della Provincia ci sono anche quelli non utilizzati dallo Stato.
Io vorrei che la Provincia di Catanzaro fosse l’istmo dell’accoglienza e della solidarietà. Il punto più stretto dove si arriva e da dove si può continuare in sicurezza il viaggio. Una sorte di stazione Ferroviaria senza binari e senza treni. Un nodo di snodo per il donare e l’accogliere. Si, voglio che la Provincia di Catanzaro si differenzi delle altre, per l’accoglienza. Alla fine vorrei che qualcuno la possa inserire nella lista dei Premi Nobel. Sei hai modo dillo al Presidente Enzo Bruno.
La vera colpa dell’accoglienza, ricade inesorabilmente sull’assenza di una vera rete di solidarietà nei nostri territori. Una sorta di Stato sociale Calabrese, con il quale tutti se costretti sia per fame che guerra, possono usarlo quando debbono fuggire dalle proprie condizioni di disaggio. Vorrei che l’anno giubilare rimanesse non solo un anno di puri eventi pubblici, di riti e messe celebrative. Se rimane per come è iniziato, non credo che la Misericordia ne lasci traccia.
Forse è più sarcastico dire Misericordia, se la stessa è ad uso e consumo delle solo fotografie, pubblicate qua e la. Il fatto è che gli amministratori hanno partecipato ad un evento. I fatti dimostrano che alcuni amministratori non possono essere impastati come tutti nello stesso significato che ha, la parola Misericordia.
Tu fai il tuo lavoro, e lo fai benissimo. Chi critica te, non lo fa per te, ma solo perché le parole scritte da te, di fatto danno consistenza a chi consistenza non ne ha. Alcuni amministratori locali, sono solo soggetti ad uso e consumo della burocrazia amministrativa e del disinteresse per le proprie comunità. Vestono la fascia tricolore solo per farsi le fotografie e tu sfortunatamente sei costretta a fargliele. Fotografi quelli che sfruttano il lavoro, e quelli che l’assistenza domiciliare agli anziani la fanno passare dagli ospizi. Ci sono facce, che meritano tutto il mio rispetto, ma ci sono altre che non possono meritarselo. Ne quando faccio l’uomo ne quando faccio il sindacalista.
Solo per questa ragione l’improprio accostamento di alcune facce alla parola Misericordia è blasfemia.
Io la Misericordia quella che ingloba la solidarietà e la giustizia, la sento da Papa Francesco e per alcuni aspetti da Gramsci. Ho le prove che per almeno una faccia fotografata, ne la Misericordia ne la solidarietà ne la giustizia li abbia mai letti da qualche parte. Se è vero che la Misericordia è la carta d’identità di Dio, allora vuol dire che alcuni comuni non la possono rilasciare.
Ti voglio bene ciau.
PS. Centrache, ci ha fottuto la prima fila. Ormai Cenadi è l’ultimo comune della provincia pure nelle fotografie. Ma propriu l’urtimu, tantu ca pemmu si vida ammu s’iza.