ago 2016

Villa Comunale

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Intitolata la nuova villa comunale di Cenadi (Cz) a Mimmo Casalinuovo, già sindaco del paese dal 1975 al 1987, oltre che professore
di lettere e validissimo imprenditore strappato prematuramente all’affetto dei suoi cari e della vasta comunità che aveva avuto modo di conoscerlo, amarlo e apprezzarlo. Una cerimonia toccante quanto autentica e sobria ha accompagnato, sabato scorso, l’inaugurazione della targa commemorativa. Targa scoperta dal sindaco, Alessandro Teti, insieme alla figlia del prof. Casalinuovo, Marica, presente alla commovente iniziativa insieme alla mamma Rosella Loiero e al fratello Gianvito, stretti idealmente dall’intera Cenadi che mai ha dimenticato il “suo” sindaco. Presente insieme a loro Gianni Casalinuovo, fratello di Mimmo. La targa è stata benedetta dal parroco, don Ferdinando, che ricordando Casalinuovo ha enfatizzato “il valore dell’impegno gratuito per gli altri, mettendo il bene altrui davanti al proprio”.


“Io e mio fratello abbiamo conosciuto nostro padre per soli dodici anni, esattamente il tempo nel quale è stato sindaco di Cenadi, un tempo che può sembrare poco ma che è bastato ad avere ricordi bellissimi di lui e un esempio indelebile dei suoi valori, tra i quali la dedizione alla sua gente”, ha detto Marica Casalinuovo nella cerimonia di ricordo seguita alla scopertura della targa, ringraziando l’amministrazione, i presenti e tutti i promotori dell’iniziativa, e ricordando anche le sorelle del papà, Giovanna, deceduta un anno e mezzo fa, “che sarebbe stata orgogliosa di questo giorno”, e Caterina, impossibilitata a essere presente.


“Il professore Casalinuovo è stato un grande uomo politico che ha dato tanto a Cenadi, faro del comprensorio sotto la sua guida, sia in termini di opere pubbliche che di disponibilità personale all’ascolto dei suoi concittadini”, ha detto in premessa il sindaco Teti, passando poi la parola a Domenico Paravati, segretario comunale al fianco di Casalinuovo, che ne ha tracciato un intenso e preciso ricordo. “Il prof. Casalinuovo ha onorato il paese con impegno sociale e politico, acutezza e lungimiranza da docente illuminato, statura di uomo delle istituzioni ma al tempo stesso uomo del popolo, imprenditore di vaglia capace di affrontare con visione prospettica e innovativa, con passione e sensibilità rara i temi dell’epoca”, ha osservato Paravati. “Ecco perché ha saputo piantare a fondo i pilastri di cui abbiamo oggi un’eredità importante, per cui questa non è una semplice commemorazione ma un tributo all’operato di un piccolo grande uomo che deve essere insegnamento indelebile per chi non l’ha conosciuto”.


A guidare gli interventi il vicesindaco di Cenadi, Antonio Domenico Totino, che ha ripercorso le tappe politiche del prof., grande socialista, sindaco per la prima volta nel ’75 e poi per tre mandati di seguito, l’ultimo interrotto nell’87 dalla sua malattia e prematura morte. Un’esperienza umana e politica, quella di Casalinuovo, tratteggiata anche da Fabio Guerriero, consigliere regionale quarantenne al pari del sindaco e del vicesindaco di Cenadi, ma anche lui attratto dalla figura e dal percorso di Casalinuovo pur non avendolo conosciuto; percorso ricostruito attraverso le memorie di suoi compagni di impegno come Rosario Olivo, Pierino Amato, il suo stesso padre Pino Guerriero, sostenitore insieme a Fabio della riqualificazione della villa comunale, con finanziamenti europei, oggi intitolata a Casalinuovo. “Un bellissimo esercizio di testimonianza sulle nostre radici migliori, radici senza le quali cadiamo al primo colpo di vento”, ha detto Guerriero. A rievocare tempi di grandi impegni e ideali, anche nello scontro politico, l’ex sindaco di Olivadi, Vittorio Lupis, che ha ricordato un Casalinuovo sostenuto dalla sua maggioranza, dalla popolazione e dalla sezione del Psi, ma incalzato da una minoranza sempre leale e corretta.

E dopo l’intervento di Rosella Loiero in Casalinuovo, che non ha potuto che ringraziare quanti ricordano Mimmo cedendo subito alla commozione, ha toccato le giuste corde della riflessione dei presenti, infine, il discorso di Clara Sanginiti, già professoressa di lettere e dirigente scolastica oltre che figura conosciuta per l’impegno sociale e politico di lungo corso in Calabria e a Roma. Sanginiti ha disegnato, rivolgendosi direttamente a Marica e Gianvito e alla vedova Rosella, la vicenda unica di un uomo, politico e professore, marito, papà e imprenditore, adorato dalla comunità di Cenadi e adottato da quella di Soverato, che è dolore incancellabile per la perdita ma al tempo stesso memoria consolatrice e spinta verso il futuro, che nessuno potrà mai togliere a tutti noi.

Teresa Pittelli

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Si, più o meno come il parmigiano Stefano.

Se ricordi al nostro ultimo sub-consiglio quello che ci hanno impedito di fare regolarmente, avevamo proposto insieme alla collaborazione della protezione civile di simulare una evento e organizzare una esercitazione. Individuare punti e strutture sicure, disegnare percorsi di fuga. Censire gli anziani che vivono da soli e quelli che hanno difficolta motorie. Attraverso una mappatura generale della condizione socio sanitarie del paese, organizzare una rete primaria di auto aiuto tra amici e parenti da attivare simultanealmente all’evento.
Naturalmente coinvolgere gli altri comuni vicini. Anche da noi come nei paesi dei terremoti di oggi, abbiamo emigrati e turisti che vengono l’estate. Il comune si potrebbe dotare di un dispositivo che censisca lo stato dei residenti, legato solo alla necessità di sapere se tutti quelli che hanno passato le vacanze a Cenadi sono al sicuro. Le nuove tecnologie non servono solo a fare le fotografie con i mini elicotterini solo alle processioni, non servono solo a istituire una proiezzione perenne di quello che domani potrebbero essere macerie. L’amministrazione comunale già da oggi con il suo personale può fare un primo scrinig delle abitazioni, elaborare dati che già possiede. Si potrebbe mettere veramente in sicurezza Cenadi. Si puo fare. Naturalmente nel paese, vi diranno che non si può fare niente, che non ci sono i soldi. Eppure a ben ricordare di soldi ce ne dovevano essere a cariolate. Insomma vi distilleranno le solite scuse la solita sbobba. Io ho intesta un paese incompatibile con la testa di chi oggi l’amministra. In alcuni casi anche con la testa di chi lo vive. Io sono il terremoto che non fa morti, alcuni sono terremotati di un terremoto che non fa vivi. Convinto che si faranno le solite cose rituali e di cortesia. Non credo alla solidarietà quando viene usata come il solo deterrente per i terremoti. Io credo nella solidarietà che si auto consuma, nel senso che se la fai per una cosa, per la stessa cosa non dovresti farla piu. Almeno se la fai, trova il modo per non doverla chiedere per la stessa cosa per cui la fai. Sembra San Giovanni della Croce, ma sono io senza Santo e senza Croce, u BPS moiru, come è morto qualsiasi senso si comunità oggi. Ciau.