FesteImbalsamate
Feste imbalsamate
28-lun-2013
Di manifesti bianchi e neri, di piazze inventate, di fave e di vino, lieti e festosi gli umori si placano dentro la competizione che ormai festaiola diventa festa per far festa dei AcGGVC. Basta che sia un giorno Santo o rituale che lo stomaco si sgonfia alla mattina, e si gonfia alla sera. Si mangia e si divora si beve e si consuma, la noia nella testa, fattasi festa si ripete. Non lascia niente, ma genererà di sicuro altre feste. Sfida costante di feste per la gente. I posti cambieranno, e negli incroci si troverà altra gente, altro vino e altre facce. Il paese del niente fattosi festa in una competizione permanente. Che sia san martino di vino buono o di castagna o di maggio formaggio, non c’è speranza per la vittoria, le mani delle Mamme cucinano d’incanto. Di altro non rimane l’indomani, solo di corpo si festeggia la festa a da passare. Tiritera ormai scaduta, che vorrebbe trasformare l’impegno e il dovuto, in soddisfazione elettorale. Culla, primogenita di liste l’associazione diventa embrione per il salto. Abortito il primo scoppio, ci si può ritentare all’infinito, tanto lo stomaco elastico trattiene tutto. Di sicuro intervistati smentiranno l’assunto, ma normale rimane il fatto, che le facce non si smentiscono e non si scambiano, e restano le stesse a fare e disfare. Se fossero trasparenti e qualcosa diventare a testa alta, dovrebbero camminare. Se fosse di senso il loro affare di sociale festeggiare e il senso ritrovare. Ma da qualunquisti è meglio saper fare. E festeggiare è meglio del comunicare. Ormai incarnato diventa lo strumento per nascondere la tesi d’essere Ruggero Pegna il vero senso. Dall’altra parte rimane l’imbarazzo di trovare un amministrazione che di feste ne fa due. L’unico rimedio per non essere di meno, alle feste senza senso dei giovani già vecchi volontari del niente. Fattesi festa per noi e per la gente. Ma basta non andare lontano e ritrovare il sangue dato i sacca, mercificare. Nella sede fatta storta, rintronano il bilancio consuntivo, dell’annata rosso AVIS. Si spende per i gaget, massimali da paura. Mentre la solidarietà la trovi un po’ più in la. Piccolina e medagliata, solidarietà massacrata da parabrezza targati, dati in cambio ai donatori lusingati. Pizze dono per le vene, e benzina per creare rosso sangue e riempire le sacche da trattare. I soldi arrivano di sicuro e basta spenderli e giustificare con la solita burocrazia da manuale. Sangue per feste e cincillerie varie, ritrovi il senso pure qua, ma non ti scoraggiare. Di più in là non ti racconto, e non resta che mangiare e digerire il solito impegno e la gratitudine di sollazzare il divertimento dell’alimentare le budella riempire. Non stupitevi se non mordo, resto attento e poi non mollo della proloco so dirvi poco. Forse un giorno rinascerà, e una festa non farà. O per lo meno ci sollazzerà con più senso rotolerà il formaggio si mangerà. Se si muove io ve ne parlo ma per ora mi sto zitto, Rompi cazzo e poi lo so, che il senso troverò nel vino che berrò. |!”£$%&/()