Pensa. Prima di cantare pensa.
Pensa. Prima di cantare pensa.
22-mer-2016
Se qualche istanza provinciale della ndrangheta, chiamasse Fabrizio Moro per inaugurare o festeggiare anniversari di qualche grande centro commerciale affiliato o di proprietà di qualche famiglia ndranghetista; lui da buon cantantaro antimafia ci andrebbe. Non so perché ma mi sa tanto come un certo Pecora, quello con la maglietta suicida. A Cenadi a stannu chi portanu? A solita sbobba commerciale..... In una relazione Antimafia, vado a memoria, se non ricordo male è quella di Forgione, c'è scritto che per quasi la totalità dei centri commerciali la ndrangheta ne gestisce gli affari. Dategliela al cantantantaro quando viene, almeno se scende in Calabria non rischia di cantare per loro..Fateglielo gridare, che la mafia, insieme alla 'ndrangheta e alla massoneria, è una montagna di merda. Compresi i soldi che fa circolare. L'unica innovazione che apprezzo è la messa a mezza notte del 23. Ci sarà una ragione se si festeggia la nascita e non il martirio di San Giovanni. Io ne ricordo soltanto un'altro. Quello che nel suo giorno di nascita, babbo natale porta i regali. Agli altri naturalmente. Tutto nasce con Giovanni e Gesù. Non dico la Chiesa cristiana, ma il nuovo inizio parte da loro. Il Vangelo, la buona novella sono loro. Non ci potrebbe essere un'altra alternativa possibile se sia per uno che per l'altro i destini si appartengono. Non c'è l'uno senza l'altro e viceversa. Di tutto il resto, a Cenadi è un ripetersi delle solite cose. Niente di nuovo. Si riuniscono, ma alla fine non scelgono loro. Tutto è messo sul tavolo per poi passare il cantante che vuole il rappresentante, amico fidato o professionista. Oppure in altre o occasioni, calato dalla volontà di qualche amico politico di turno. Dietro tutto questo scalmanato movimento decide sempre il rappresentante di turno. Poi se è bravo, li convince che hanno scelto loro il cantante per la serata. Non hanno mai avuto una idea, mai un criterio che si avvicinasse al senso della festa. Mai un senso, puramente religioso sulla figura di San Giovanni, né laico e solidaristico per gli altri. Tutto deve essere raccolto e tutto speso. Tutte le energie, vengono usate per scegliere il cantante, vendere i biglietti e magari rifiutarsi di portare la statua in processione. Tanto c'è il girello. Noi nelle processioni, non facciamo gli inchini alla mafia, è la mafia che fa gli inchini a noi. Io una cosa ve la dico, Papa Francesco non ci durerà per sempre. Lui è uno strumento che Iddio ci ha dato, vale più di qualsiasi miracolo almeno nell'anno della Misericordia usiamolo. Inutile far sentire il Vangelo dai megafoni della Chiesa. Il Vangelo è carne è sangue, non è aria fritta megafonata. Non si può fare la messa per i lavoratori, e non richiamare gli usi volgari con cui lavoratori miei compaesani, vengono trattati. Naturalmente io li debbo sempre difendere, i lavoratori s'intende. Ma non conosco nessun'altra forma che dirgli quali sono i loro diritti, con tutti i modi possibili. Dire quando il lavoro è sfruttamento legalizzato. Quando è clientela. Potrei citare centinaia se non migliaia di frasi, dove il lavoro è dignità nei testi clericali. Persino dalla bocca di Gesù, me li potrei far prestare. Niente, nella messa per i lavoratori dal megafono, non ho sentito, niente. Mi ripetevo nella testa: mo lo dirà. Intanto me lo sentivo e mi ripetevo: mo, lo dirà. Niente no dissa.
Ormai il mio paese è al di fuori del mondo conosciuto. Sembra che quello che succede fuori dal Comune, non esiste. Tutto è solo una sorta di autoreferenza locale tra i soliti che ormai si ritrovano da per tutto. Una colonizzazione culturale della nuova generazione in tutti gli ambiti possibili, compressa nella solo cultura del quotidiano. In verità, rimpiango i vecchi, quelli che avevano un senso di comunità. Oggi la nuova generazione di attivisti, non lascerà niente, solo le fatture dei soldi spesi. Papa Francesco dice di accogliere e noi ci bruciamo i soldi. Tutti, di quelli di provenienza locale di quelli arrivati oltre il pollino, di quelli arrivati oltr'alpe, e naturalmente anche di quelli arrivati oltr'oceano. Non deve restare niente, né bisogna conservarne per un futuro progetto di solidarietà. Tutto il raccolto alla fine si macina. Ma nel sacco di grano, ne resta niente.
Ogni tanto Dio viene a trovarmi, ma è da un po' che non si fa sentire. Meglio sono io che non riesco a sentirlo. Se mi dovesse capitare di rincontrarlo gli chiedo se può fare lui qualcosa per il mio paese, perché i preti che ci manda, recitano la solita sbobba sacramentata. Se mi rimane per più tempo, gli dico di farci avere per le prossime elezioni, sia il Prete che il sindaco, CU I COGNOMI LUANGHI.