VeroNatale
Cenadi: un Paese dove si festeggia un vero Natale
28-lun-2013
Le campane non suonano più di domenica a Cenadi. Nemmeno la messa si annuncia più. Erano tre i rintocchi per l’annunzio. A messa iniziata, le parole del vangelo; quando passavi dal portone li sentivi più rumorosi e più penetranti di mille campane messa a festa. Il vangelo, parole. Ma oggi c’è un silenzio che per me fa più rumore, delle campane e delle litigate per i preti di turno. Fa più rumore dei precetti conciliari, urlati e mai letti da vice vescovi e preti illetterati. I preti se ne vanno e cambiano, ma noi non cambiamo mai e ci restiamo. Ci dividiamo pro o contro un prete, ma della chiesa che resta chiusa, non gli e ne fotte a nessuno. &nNemmeno alla gerarchia clericale, che vuole la tonaca solo per inaugurare chiese di montagna inutili. Che partecipa alla sciagurata decisione di modificare un altare, e se ne fotte se la chiesa resta chiusa. Se prendessimo esempio dai mussulmani, la strada era più che sufficiente per pregare. Ma a Cenadi i cattolici praticanti, quelli che possono distruggere un tempio e ricostruirlo immediatamente dopo, si sono arresi. L’hanno solo distrutto, e adesso non riescono a tirarlo su. Magari sono pronti per una gita pellegrinaggio a san Giovanni rotondo, a vedere il frate venuto alla luce dopo un lifting rigenerante. Ma della chiesa del loro paese, se ne fottono clericalmente. Sta per arrivare Natale. In questo periodo, dove si deve essere obbligatoriamente felici e burocraticamente solidali, Cenadi passerà un vero Natale. Fatto di gente, che alla richiesta di un posto, per far riposare una mamma gravida, si risponde: “postu ondava, arrangiati”.