MafiaSchettinizzata
Tutti i riti d’affiliazione alla ‘ndrangheta passano per un rituale impregnato di religiosità. San michele Arcangelo, il sangue, il bacio. I riti hanno posti consolidati, che per decenni sono stati mantenuti allo scuro da tutti. Si affiliano alla onorata società come i battezzati lo fanno in Chiesa. Persino i riti della mafia o ‘ndragheta, hanno la stessa ritualità e cadenza, come lo sono i riti d’iniziazione o d’appartenenza per la Chiesa.
Il territorio da controllare passa anche de gesti e dalle consuetudini, anche lontani dalla religione. La condizione economica sociale culturale e omertosa da a loro sicurezza. Il territorio è per loro Dio. Debbono sentirsi onnipotenti sulle cose e sulle persone proprio come Dio. La differenza tra l’inchino di Schiettino e quello della Madonna i Oppido non c’è. Per il primo i morti si possono contare, per il secondo si conteranno magari in un prossimo futuro. Nel mondo della mafia il futuro deve per forza essere prossimo è solo fortuna avere 84 anni ed essere mafioso, nella generalità dei casi vieni ammazzato prima.
Quando un boss deve individuare un covo, prima bonifica il territorio e poi ne costruisce uno. Magari iper tecnologico o spartano come quello di Provenzano. I boss che siano di mafia o di ‘ndragheta necessitano di stare, magari dove non penseresti mai che si possa nascondere; a casa sua. Dalla ricotta, alla suppressata, dalla lupara alla droga dalla finanza agli appalti e passando infine dalla politica gli uomini d’onore nascono dal territorio e del territorio ne fanno sempre uso, per i propri fini e le proprie necessità mafiose.
In Calabria oltre alle processioni, i funerali dei mafiosi sono un’altro segno distintivo della potenza delle cosche e delle famiglie del luogo. Quando per i continui ammazzamenti scappa la morte di un bambino di un boss, il lutto non è solo circoscritto alla famiglia mafiosa, ma l’intero territorio o paese o città sente la necessità di onorare quella morte. Come successo a Crotone, negli anni 70. Ma anche oggi trovi paesi sparsi nella Calabria, che onorano i morti dei mafiosi. Ancora oggi trovi preti che nel silenzio dei media dicono messa a suffragio. Ancora oggi trovi ‘ndraghetisti locali, personalità politiche, Preti. Ma anche uomini e donne che trovano anch'essi una appartenenza, non per forza parentale o d’affiliazione, ma solo perché è successa in quel luogo, in quella città, in quel paese, in quella piazza ad un bambino di un mafioso.
Sentiranno sempre la necessità dei luoghi dove hanno visto la loro maturazione mafiosa diventare potere. Se i nuovi hanno quaranta anni e sono legati, per come lo sono io al mio territorio alle mie tradizioni e ai miei santi, che siano vecchi o siano nuovi avranno la necessità di sentirsi sulla pelle le proprie origini.
Oggi va di moda il tatuaggio, per gli ndraghetisti è moda già da un tempo. Proprio nel paese di Oppido, la letteratura racconta che già inizi degli anni settanta, di tatuaggi a sfondo religioso, cuori trafitti e madonne erano i segni distintivi dei clan. La religiosità penetra dentro la ndrangheta, dentro la mafia di Badalamenti ai tempi di Peppino Impastato, ma ancora oggi i giovani onorano i vecchi boss, con gli stessi gesti di un tempo. Non penso che i portantini avessero tutti 80anni.
Un’altra caratteristica dei quel territorio, sono le donne ‘ndraghetiste. Anche se non si registrano molti casi di boss al femminile, a Oppido ha avuto i suoi natali una di quelle poche donne capo Mafia. Oggi penso che l’emancipazione femminile sia arrivata anche in ambienti mafiosi, e ti trovi donne a capo a organizzazioni criminali. Per la ‘ndragheta per come la consociamo non può, a parer mio, distaccarsi completamente dalla religione. Continueranno a baciare la croce ogni volta che ammazzeranno una persona e continueranno a usare le processioni o i funerali o le feste come strumento di persuasione collettiva. La ndrangheta in Calabria, siamo un po tutti noi. La Chiesa con Papa Francesco, penso che sia rappresentata meglio del parroco di Oppido.