Stetofonendoscopio burocratico

Il Presidente presiede in orario,
irrompe nell’assise composta e feudataria
con una morale burocratica e velleitaria
in un consiglio comunale che fa proprio.
È quasi vomito letterario di un cannibale
un rimprovero posteriore dell’esistente
dentro una campagna elettorale permanente
ci gioca con le parole e essendo banale
procrastina la solita sbobba elettorale.
Erano figli parenti incarichi e sistemazioni.
Prima di lui a sentir lui la morale non aveva i coglioni
il cielo stellato era una magnifica provocazione
dentro di lui il diritto fa solo confusione.
Gli danno i pizzini e le soffiate per denigrare
pensa ad un complotto e indossando il pannolino
si inventa briganti spazzini seduti al tavolino
dentro al bar parlavamo con il sospetto;
per i Pampers c’è lo sconto noi gli e lo abbiamo detto.
Non aveva bisogno dell’opposizione
l’alternativa alla sua lista era se stesso.
Poteva avere in più la minoranza in eccesso
come lista civetta in un processo
colonizzava il comune per alienazione.
Dell’indennità ha premura di segnalare
l’aliquota con la quale gli si impone il fiscale
ha limite del reddito convenzionale
lui se li prende senza bestemmiare
sbandiera la solidarietà senza rinunciare
accende un cero per i soldi che si può accreditare.
É Presidente è sindaco, cardiologo dottore
la democrazia ha un cuore che non può sentire
occultata dal potere di rimanere in errore
dentro il petto gli suona, ma sa mentire.
“Chiamo i Carabinieri e ti mando via;”
quante volte l’ho sentita questa litania.
Potere usato come protezione
di una debolezza interpretata come reazione;
i sindaci quando hanno paura, invocano la prigione.

Ossessionato dalle viole

Ti superi quando vedi il limite arrivare
sulla strada impervia delle stroncate parole
ti dicono impettiti in una presunzione d‘altare
la solita sbobba dell’errore con la prole;
la gatta è incinta e tiene il desiderio di sproloquiare.

Si è figli delle proprie letture anche se non si vuole
senza catarifrangenti per l’intelligenza da far luccicare
senza omettere spropositi con il solo piacere d’ostentare
di rimanere convinti dentro un vitto a sovrappostare
il perdurare dello schema in una ossessione da viole.

Non c’è una ragione specifica dell’imperfezione
distinta dalla ipocrita versione del fatto
quando dai fatti se ne forgia un esemplare adatto
descrivendolo come una volgare ricerca di perfezione .

Scrivo come mangio fino alla fine degli anni
cannibale d’aria in un desiderio compresso
pronunciato di nascosto nel suo riflesso
nell’insolenza delle sue vesti e dei suoi cuciti panni.

Istallazione salata per spazi vuoti

Non tu chiedo pecchi è già tuttu nduvinatu
vita chi si viva pe nu nenta chi po scappara.
Anima e materia su cuamu na cosa sula
nu miraculu chi è scrittu sutta na ghuttara
risclessu e nabblagliu supa na luminara.
Non è sovrannaturala nè dovoziona
è lucia, ma ghiu’ de quantu appara.
E’ cadda ma non scadda, ne para spara
nu disegnu ntra nu quatru chi si incornicia e sulu;
puru Iddio mi l’invidia, si u vighiu mu vola arrobara.
Ntra luacchi apiarti t’aduma senza mu ti fruscia
fotografia chi non esta muta ma sa cantara.
Cuamu lu mara quandu respira duna vucia
luntanu ntra lu viantu lu piattu ti lu sapa perciara.
Esta vita è anima è cialu esta terra è velenu
n’impastu vivu ntra nu cuanzu senza fhina
u cora e cartongessu diventau n’istallaziona.