Duapu l’elezioni.


Fhiniru l’elezioni e nu paru e misi s’attaccaru i manifesti ali puarti, nda restaru per ricuardu, ma su muarti. Su sempa fastidiusi all’uacchi mpisi non dinnu nenta su sulu e carta ncodati su giacigli per cui non parta. Non epparu crianza pemmu s’ammutanu ma scrissaru programmi cuamu cughiuaniatti comizi cumu vrascioliadi e risu e frifhiatti, paruali chi sommati non si cuntanu. A solita sbobba famigliare de dieci anni na ritrovamu pe quindici, amprata cuamu panni. Sta vota su sulu candidati e pura lana pighiati pe li taschi e pe la fhama, ava puru i soliti spazzini cuamu a na madama. I sordi passanu cuamu u caru pana all’elezioni si candidanu cu l’indirizzi duapu su sempa devoti a li mundizzi. A st’annu nda trovaru una chi para fhimmana frisca cuamu na vergine Maria pa politecheria si trovau assunta ntra na lista pe faccifhoria. Rimana devota a na maetra strana a cui a fhama non potta sapira mai chi era, si su laureati a seguanu cuamu na preghiera. Ndavia una chi paria na principessa sdicia a mianzu a tutti i candidati. L’anziani sutta u ballatura cundannati volia mu i porta supa pe promessa. I voti non d’abbastaru mu s’assetta u miadicu si u vonnu, resta sutta. A fhorma strana e na stupidaggina, rimana pe li doppi e primu gradu patra, fhighiu e fidanzatu grudu na giostra demenziale e na simana. U paisa di serviu pemmu si cuntanu mo di serivà pemmu si acconzanu. Ringraziando Iddio pura sta vota, fhu sulu aria a commedia de li doppi e candidara torna tra cincu anni e si nda po parrara. Pe mo resta chidu chi vi dissi ajari fin quandu restanu manifesti mpisi ali mura i cughianiatti rimanunu sempa, na fregatura.

Cenadi.

Sovente ritorno a dipanare l’aria della nottata
ormai pesante come una spada ritrovata
s’infila prima di sopra e poi discende di sotto
in un destino segnato da una camminata.
Gli estremi appuntano il passo, più della storia,
di quella guerra persa e di quella vinta
di chi c’è caduto e chi risorto in gloria
di chi ha disertato perché aveva la moglie incinta.
Oscura notte di un cammino purificatore
leggere le parole appese, è un disonore
il marchio massonico da imbroglio è volgare
la targa è parossistica, toponomastica da strappare.
Tutto è concentrato in una disonestà reale,
involontario comportamento per campare
trovare l’appiglio d’essere un uomo poco carnale
e vivere a stagioni il senso del camminare.
Nasce da un prima e un dopo da un sopra e un sotto
l’ideologia che ha un suo perché e un suo complotto
realtà manicomiale vissuta e vestita da un cappotto;
la politica nasconde il corpo dentro un suo cassetto.
Il paese dei doppi idoli sacramentati identici
impone l’etica agli indigeni battezzati
restare dentro un corpo per essere parificati
e passare nell’altro per sentirsi idolatrati.
Ti puoi sentire tutto e il suo contrario
essere credente e razzista e non saperlo
diventare asettico al potere dell’immaginario
trovare nel doppio una etica da merlo.
Non è disprezzo ma una rabbia consacrata
dentro un circolare urbano ormai quasi estinto
la vita ci possiede entrambi sotto una grata
ci unisce il grido di un parente estinto
un assurdo amore in un lamentoso canto.

Ti regalerò la Rosa.

Troverò il giardiniere florovivaista della rosa estinta
ne farò generare una che sia quella giusta
che non abbia tempo e non perisca
sognata per prima in un sogno che definisca
l’algebra del cuore in un scientifica rivista.
Nell’attimo che è stato, appena invisibile percepito
nel destino disordinato ha voluto ordinare il passato
regalandomi la grazia di un viso e del suo incanto
sfiorato dal peccato che non ha più rimpianto.
Puro momento di felicità unigenita dentro il petto
scavato per trovare la terra e piantare quella rosa
che il giardiniere deve essere capace a rigenerare;
immortale momento che è passato per non passare.
Ti regalo quella rosa che t’avvicinai al viso e non la vedesti
in un improbabile destino affacciatosi solo per farti amare.
Vorrei essere per sempre, ma non essere stato
come le parole che s’addicono nelle storture dei tempi
quanto u prima resta un dopo ritrovato
vaneggia nelle pieghe del cielo pronto ai lampi.