Solepiatti

Manca un giorno e un po d’ore.
Me ne ero dato 365 per poterti scordare;
ancora giri dalle mie parti ad improvvisare. 
Dopo i botti dovrebbe finire 
e nella paura dei miei cani scomparire
quello che è stato un pensiero ricorrente
un paradosso persistente un amore deficiente.
La Zingara ha letto tutto sulla mano;
l’ho riletta io, mi è parso strano. 
Lei diceva che mi ricresceranno i capelli.
“Mi pighja po culu", son sempre quelli.
Mi diceva che l’amore è libertà. 
“Mi cughjunighia” è solo castità.
Sulla riga che scende fino al polso 
c’è scritto tutto quello che hai perso.
Sulla riga che sta nel mezzo 
c’è scritto quello che è distante
quello che brucia come un diamante
quello che morsica come un serpente.
Curve, più pronunciate e tronche 
le righe della mano sono monche;
ti dicono tutto e non ti dicono niente; 
di lei forse è la riga che più si sente.
Tutto è scritto basta saperlo leggere
non è difficile basta un po' bere.
Se a capodanno un rito vuoi celebrare;
lavati le mani con il sapone per i piatti 
e strofinali bene devono essere perfetti.
Le abluzioni rituali per la memoria 
cancellano quello che non serve e non fa storia.