dic 2014
Carta igienica Presidenziale.
31-mer-2014
Il messaggio di guerra in televisione si sentirà
dal Presidente della Repubblica si pronuncerà
l'assedio di uno stato repubblicano asservito;
alla Troica e non allo Stato.
Lo sentiremo pronunciare: lavoro, giustizia sociale e povertà,
mentre non rinuncia allo stipendio per vanità
dimenticando di chi è stato prima di lui, il vero Stato,
sotto forma di un garofano rosso fiorito.
Un Presidente cassato e ri-cassato
dalla sua stessa corte disconosciuto.
Nelle sue mani persino la carta igienica diventa legge
da dentro il bagno la pubblica e se la rilegge.
Se volete sapere cos'è la Costituzione
una cosa basta fare, spegnere la televisione.
Mirare il telecomando appena la faccia appare.
Non esiste più una Repubblica parlamentare
ne un Presidente della Repubblica titolare.
Non ha il cappello da dittatore ne la corona da imperatore
non ha un popolo ne uno Stato, parla solo il Presidente mai stato.
Un discorso di fine anno, di un settennio provvisorio.
Uno zampone di parole e di lenticchie pronunciamenti
solo a risentirli, ti fanno stridere i denti.
Ormai si dimettono i Papi, non sarà poi straordinario
se ci comunicasse che da domani sarà dimissionario.
Dieta
26-ven-2014
Dentro gli ansimi di un balbuziente
nei ritardi e nei mancamenti delle parole;
crescono sole, in un perpendicolare errante
distanti da levante, meno vicino se da ponente.
Magre come le mie sembianze apparenti
saltano affamate da una costola all’altra, sazi.
In alternativa ai muscoli creano movimenti
comprimono il cuore chiudendone gli spazi.
Perché se io dico grasso al grasso;
s’offende la morale, la parola il lardo.
Se dico magro al magro non s’offende l’osso
ma si pronuncia il paradosso di un azzardo.
In uno stato anoressico persistente;
immagino come può essere vero
ingrassare senza farlo vedere chiaramente.
Sciogliersi, come fa la cera quando si accende il cero
in un difetto di pronuncia come un fuoco accessorio
non lascia cenere ne si stipa in obitorio
un falso grasso di tutto è il suo contrario.
Io non so dire, il perché tutto è stato originato
ho trovato tutto disordinato ma già montato.
Una cura faccio da tempo, per rimanere tutto attaccato;
mastico parole e sputo rabbia di un artefatto Stato.
Il mio cuore è l’unico muscolo che non è dimagrito
ingrassa dentro un corpo apparentemente appassito.
nei ritardi e nei mancamenti delle parole;
crescono sole, in un perpendicolare errante
distanti da levante, meno vicino se da ponente.
Magre come le mie sembianze apparenti
saltano affamate da una costola all’altra, sazi.
In alternativa ai muscoli creano movimenti
comprimono il cuore chiudendone gli spazi.
Perché se io dico grasso al grasso;
s’offende la morale, la parola il lardo.
Se dico magro al magro non s’offende l’osso
ma si pronuncia il paradosso di un azzardo.
In uno stato anoressico persistente;
immagino come può essere vero
ingrassare senza farlo vedere chiaramente.
Sciogliersi, come fa la cera quando si accende il cero
in un difetto di pronuncia come un fuoco accessorio
non lascia cenere ne si stipa in obitorio
un falso grasso di tutto è il suo contrario.
Io non so dire, il perché tutto è stato originato
ho trovato tutto disordinato ma già montato.
Una cura faccio da tempo, per rimanere tutto attaccato;
mastico parole e sputo rabbia di un artefatto Stato.
Il mio cuore è l’unico muscolo che non è dimagrito
ingrassa dentro un corpo apparentemente appassito.
Natale di turno.
24-mer-2014
Ormai uno dei tanti che si assomma e non si conta
il mio Natale è diventato di anni quaranta
più sono tanti e più non mi manca.
Primo maschio di una stirpe estinta.
Generato per forza nella conta di una madre
e numerato dal destino da un Dio diventato trino
mi fa litigare a Natale per gli stipendi di uno spazzino.
Un natale sindacale un po particolare
mi rimane l’amaro in bocca di non aver potuto lottare;
il mio natale è una sconfitta da ricordare.
Dicono che le sconfitte ti formano e ti migliorano;
a me sanno di bruciore e non riesco a sopportare
perdere con un sindaco un padrone e un assessore.
Da infante babbo Natale mi è stato latitante
l’ho visto da adulto, ma non faceva regali;
dormiva su una panchina a mercati generali.
Natale d’albero o di presepe, chi ha fame ha pure sete
e chi ha freddo ha poi pure caldo
senza le tue mani il mio è velleitario.
Chi lo vive un giorno, chi invece ci sopravvive.
Chi solo ci dorme da ubriaco sopra
come un sonno che poi sa di sorpresa
conservato nel alcol denaturato
il giorno di Natale è già passato.
Chi lo prega e chi ci lavora da obbligato.
Il 25 dicembre è uno scontrino numerato
su una tastiera digitato; il consumatore è servito.
Ti danno pure il buono sconto per Santo Stefano
e poi per capodanno e per l’epifania;
comincia il turno di Maria.
il mio Natale è diventato di anni quaranta
più sono tanti e più non mi manca.
Primo maschio di una stirpe estinta.
Generato per forza nella conta di una madre
e numerato dal destino da un Dio diventato trino
mi fa litigare a Natale per gli stipendi di uno spazzino.
Un natale sindacale un po particolare
mi rimane l’amaro in bocca di non aver potuto lottare;
il mio natale è una sconfitta da ricordare.
Dicono che le sconfitte ti formano e ti migliorano;
a me sanno di bruciore e non riesco a sopportare
perdere con un sindaco un padrone e un assessore.
Da infante babbo Natale mi è stato latitante
l’ho visto da adulto, ma non faceva regali;
dormiva su una panchina a mercati generali.
Natale d’albero o di presepe, chi ha fame ha pure sete
e chi ha freddo ha poi pure caldo
senza le tue mani il mio è velleitario.
Chi lo vive un giorno, chi invece ci sopravvive.
Chi solo ci dorme da ubriaco sopra
come un sonno che poi sa di sorpresa
conservato nel alcol denaturato
il giorno di Natale è già passato.
Chi lo prega e chi ci lavora da obbligato.
Il 25 dicembre è uno scontrino numerato
su una tastiera digitato; il consumatore è servito.
Ti danno pure il buono sconto per Santo Stefano
e poi per capodanno e per l’epifania;
comincia il turno di Maria.
Istallazione immaginaria.
20-sab-2014
Ci deve essere un godimento nascosto
un mesto orgoglio fuori posto
che io non trovo, ne l'ho mai riposto.
Nelle mani mie non c'è mai stato
ne un mitragliatore, ne un furto
ne un accanimento, mai un reato.
Persuaso dal sentore improvvisato
di spingerti a mare senza farti male
e farti sentire l'aria quando manca da sott'acqua.
La stessa mistura di molecole di niente
che sopra l'acqua respiro io da deficiente.
La sensazione di uno stentato serpente velenoso
che senza canini ormai persuaso;
guarda quanto sta bene il cielo che ti è di sfondo;
mentre seduta su un mosaico orizzontale
componi un quadro che non esiste ma è pur sempre speciale.
un mesto orgoglio fuori posto
che io non trovo, ne l'ho mai riposto.
Nelle mani mie non c'è mai stato
ne un mitragliatore, ne un furto
ne un accanimento, mai un reato.
Persuaso dal sentore improvvisato
di spingerti a mare senza farti male
e farti sentire l'aria quando manca da sott'acqua.
La stessa mistura di molecole di niente
che sopra l'acqua respiro io da deficiente.
La sensazione di uno stentato serpente velenoso
che senza canini ormai persuaso;
guarda quanto sta bene il cielo che ti è di sfondo;
mentre seduta su un mosaico orizzontale
componi un quadro che non esiste ma è pur sempre speciale.