NatalediTurno

Natale di turno. 

Ormai uno dei tanti che si assomma e non si conta
il mio Natale è diventato di anni quaranta
più sono tanti e più non mi manca.
Primo maschio di una stirpe estinta.
Generato per forza nella conta di una madre
e numerato dal destino da un Dio diventato trino
mi fa litigare a Natale per gli stipendi di uno spazzino.
Un natale sindacale un po particolare 
mi rimane l’amaro in bocca di non aver potuto lottare;
il mio natale è una sconfitta da ricordare.
Dicono che le sconfitte ti formano e ti migliorano; 
a me sanno di bruciore e non riesco a sopportare
perdere con un sindaco un padrone e un assessore.
Da infante babbo Natale mi è stato latitante
l’ho visto da adulto, ma non faceva regali; 
dormiva su una panchina a mercati generali.
Natale d’albero o di presepe, chi ha fame ha pure sete
e chi ha freddo ha poi pure caldo
senza le tue mani il mio è velleitario.
Chi lo vive un giorno, chi invece ci sopravvive.
Chi solo ci dorme da ubriaco sopra 
come un sonno che poi sa di sorpresa
conservato nel alcol denaturato
il giorno di Natale è già passato.
Chi lo prega e chi ci lavora da obbligato.
Il 25 dicembre è uno scontrino numerato
su una tastiera digitato; il consumatore  è servito.
Ti danno pure il buono sconto per Santo Stefano 
e poi per capodanno e per l’epifania; 
comincia il turno di Maria.